A cura di Renato Sansone
Dopo aver visto il paesaggio desertico passiamo a visionare un altro tipo di paesaggio presente sulla nostra Terra: il paesaggio continentale. Conosceremo la sua formazione, la sua era geologica e il clima caratterizzante le varie zone continentali.

Le grandi estensioni continentali, quelle che i nostri padri chiamavano “scudi”, costituiscono la parte superficiale delle maggiori estensioni di crosta del nostro pianeta. Esse corrispondono alle zone geologicamente più antiche, la cui formazione è iniziata nella parte più remota della vita sulla Terra. In tutti gli scudi conosciuti è stata osservata la presenza di una parte formatasi nell’era archeana, più antica di 2500 milioni di anni.
La crosta antica è distribuita in nuclei facilmente riconoscibili oppure è mascherata dai successivi e poco conosciuti eventi tettonici precedenti l’era paleozoica, nella quale si svilupparono le forme di vita. In sostanza l’ossatura dei più importanti lembi di continente risulta costituita di nuclei più antichi che subiscono ormai da 2500 milioni di anni le azioni dinamiche esogene delle varie atmosfere evolute e sviluppate nell’intervallo di tempo. In particolare tali scudi si trovano: 1) nel continente euroasiatico dove formano la piattaforma siberiana (2950 milioni di anni) e la piattaforma russa (età variabile tra 3,8 miliardi per la penisola di Kola e 2,6 miliardi per le carelidi);
2) nel continente Nord-Americano, nella Groenlandia meridionale, con una crosta che ha un’età di 3,8 miliardi di anni e nella valle del fiume Minnesota;
3) nel continente Sud-Americano, in particolare in Venezuela, in prossimità dello scudo della Guyana (tra 2,7 e 3,4 miliardi di anni) ed in Brasile;
4) nel continente Africano, dove affiorano la maggiori estensioni dallo Swaziland e nel resto dell’Africa del Sud, dove sono state riconosciute rocce metaforiche ed ignee di età compresa tra 3,5 e 3,0 miliardi di anni. Altre grandi estensioni sono segnalate nell’Africa centrale (Uganda e Congo) con rocce comprese tra 2,9 e 3,5 miliardi di anni e nell’Africa Occidentale in Mauritania e Marocco (3,0 miliardi di anni in Liberia e Sierra Leone) più altri posti meno significativi;
5) nel microcontinente indiano, dove il cuore della struttura è composto da rocce metamorfiche di 2950 anni orsono;
6) in Australia, specie nella parte Occidentale, dove abbondano affioramenti di età compresa tra 3,15 e 2,8 miliardi di anni;
7) in Antardine, infine, ove recentissime datazioni assolute hanno confermato età intorno ai 3000 milioni di anni.
Questi dati sono sufficienti per farci immaginare le vicende tormentate di una crosta formatasi in tempi precedenti a quelli nei quali si svilupparono l’atmosfera attuale e le forme di vita nei mari e nei continenti. Infatti su queste superfici agiscono dal tempo della loro nascita seppure con diversa intensità e successione processi chimici e fisici e, solo ultimamente biologici, che contribuiscono lentamente alla loro modificazione.
Il complesso dei fattori esposti contribuisce a ridurre e livellare il paesaggio continentale nelle forme più note: vengono spianati tutti i rilievi e per aree vastissime si estendono pianure prive di rilievi.Possono così aversi tundre dove la temperatura media mensile è intorno agli 0°C e gli inverni molto lunghi permettono la permanenza per estesi periodi del manto nevoso. Durante le brevi estati la media mensile non supera i 10°C, tuttavia il sottosuolo a pochi centimetri di profondità rimane gelato. Viene così impedita, anche dai fortissimi venti la crescita di ogni tipo di vegetazione e parte del terreno diventa paludoso.
Nelle aree semiaride a latitudini medie, si estendono, invece, praterie o steppe o pampas costituite da pianure livellate, prive di alberi.
In aree assai aride, contraria alla crescita di qualsiasi tipo di vegetazione, si formano infine i deserti, nei quali le ampie distese sono del tutto sterili e battute da venti fortissimi.
Fonte: Natura, la vita e l’ambiente – Bompiani editore