Etna: nuovo studio sul tipo di eruzioni e sulla quantità di lava eruttata negli ultimi 30 anni

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Il comportamento eruttivo dell’Etna e’ abbastanza variabile e ”la variabilita’ nel numero e nella tipologia dei fattori innescanti le eruzioni fa capire la difficolta’ del prevederle”. Lo affermano le vulcanologhe dell’Ingv Sonia Calvari e Letizia Spampinato sintetizzando una ricerca condotta assieme ad altri studiosi dell’Universita’ di Clermont-Ferrand in Francia e di quella delle Hawaii. ”Le eruzioni effusive di lunga durata – spiega Sonia Calvaricioe’ quelle superiori ai 3 giorni considerate in questo studio, possono essere innescate da fattori molto diversi tra loro. Negli ultimi anni all’Etna abbiamo assistito ad eruzioni dovute all’intrusione di magma ricco in gas dal profondo in una camera magmatica superficiale (2001 e 2002-2003), alle tracimazioni dai crateri sommitali legate ad un innalzamento del livello del magma nei condotti di alimentazione (1999 e 2006) o che potrebbero essere state favorite dai meccanismi di scivolamento del fianco orientale del vulcano (2004-2005). Ma abbiamo anche osservato fasi effusive importanti come l’eruzione 1991-1993, che e’ stata il risultato di un periodo di accumulo di magma nella zona sorgente durato diversi anni”.

Lo studio si e’ focalizzato in maniera particolare sui quantitativi di lava prodotti dal gigante siciliano durante le eruzioni negli ultimi 30 anni. I dati emersi hanno un interesse per la prevenzione dei possibili danni arrecati dal vulcano ai paesi circumetnei. ”Se riconosciamo che le manifestazioni eruttive in oggetto ricadono in un periodo eruttivo caratterizzato da eruzioni brevi e violente – spiega la studiosa Letizia Spampinatopossiamo focalizzare la nostra attenzione sul problema causato dalla pioggia di ceneri vulcaniche piuttosto che sul rischio di invasione lavica a bassa quota, con le annesse problematiche relative ai centri abitati pedemontani. Se invece rileviamo caratteristiche che riconducono a eruzioni effusive di lunga durata, sara’ necessario predisporre il monitoraggio dei campi lavici e le relative simulazioni per valutare lo sviluppo futuro del campo lavico e l’eventualita’ che possano formarsi tunnel di scorrimento lavico e bocche effimere a bassa quota, responsabili di imprevedibili allungamenti dei flussi lavici”.

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