Vi riportiamo delle testimonianze rilasciate dagli abitanti di Vernazza, ormai irriconoscibile. La gente ha perso tutto, casa, auto, lavoro, e in qualche caso parenti. Testimonianze amare, che lasciano di stucco anche il più forte degli uomini. Eppure c’è già voglia di ricominciare, di ripartire, di vincere questa guerra scatenata dalla natura. Ma nello stesso tempo non si vuole andare via. La gente è affezionata al suo piccolo comune di nascita, dove aveva la sua vita tranquilla, i suoi beni preziosi, i suoi cari. Gli articoli a cura degli inviati dell’Ansa, Luciano Clerico e Alessandro Carlevaro, fanno comprendere quale sia la situazione in questo piccolo comune della provincia di La Spezia. – Aggrappata alla sua montagna che potrebbe anche franare, Vernazza non vuole saperne di andarsene. Ma se mai dovesse farlo una verita’ è certa: tornera’, torneranno tutti. Perche’ è scolpita nella sua roccia quella consapevolezza, quasi un destino. Questione di appartenenza, di identita’. E’ questa la risposta del paese al capo della protezione civile italiana, prefetto Franco Gabrielli. Il prefetto nella chiesa sconsacrata dei Frati ha appena incontrato la popolazione ed e’ stato chiaro: ”Qui non siete il Vajont, ma non siete in una situazione facile”. Arrivato dalla Spezia con un carrello ferroviario, Gabrielli ha appena finito di visionare il paese. E’ sa cosa e’ successo a quella terra: ”Questo pezzo di territorio e’ stato violentato. Ho bisogno del vostro aiuto, della vostra pazienza. Dobbiamo valutare il rischio residuo, capire casa per casa cosa potrebbe succedere in caso di altra pioggia. La situazione non e’ facile, dobbiamo mettere in sicurezza i versanti. Non sara’ una cosa rapida, sarei disonesto e bugiardo se vi dicessi il contrario”. La gente ascolta, tace. E’ quasi intimidita dall’arrivo delle istituzioni. Nella sala sconsacrata della chiesa dei Frati il prefetto Gabrielle e’ affiancato da quello della Spezia, Giuseppe Forlani, e dal sindaco, Vincenzo Resasco. Spiegano, rassicurano, forniscono indicazioni. Accanto a loro anche il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando. Che tace, il volto spesso tra le mani. ”La cosa piu’ urgente da fare e’ garantire la sicurezza – dice Forlani -. Sappiate che chi lascera’ la casa non mettera’ in alcun modo a rischio i suoi beni, allestiremo apposito servizio di vigilanza”. Si sta lavorando al trasporto di un gruppo elettrogeno, si sta riaprendo un binario della ferrovia, si stanno portando due pontoni dal porto di Spezia. Tutti interventi necessari per ripulire Vernazza, per ridarle la vita. La gente, timidamente, chiede: ”E le fognature?” ”Ma io che l’energia elettrica ce l’ho” ”Posso restare?” ”Posso ospitare chi ne ha bisogno…”. ”Potete chiedere al mio capo ufficio a Spezia se posso non andare a lavorare?” Le autorita’ ascoltano, poi ripetono: ”Dobbiamo fare lo screening del paese casa per casa, dovete aver pazienza”. Nella chiesa scomunicata dei Frati, nessuno urla, nessuno protesta. Ascoltano e per lo piu’ tacciono. E abbassano ulteriormente il capo quando il presidente Burlando, visibilmente commosso, dice: ”Sentite: se bisogna andare via, bisogna andare via. Non saranno giorno, saranno settimane e settimane. Ma se bisogna farlo lo facciamo”. Cala il silenzio. Qua e la’ si sente anche qualche timido ”grazie”. Allora e’ il sindaco Resasco che si alza in piedi, con gli occhi lucidi ma orgogliosissimi. ”Lasciatemi dire una cosa a nome di tutti, a voce alta: grazie Levanto, Corniglia, Manarola, Riomaggiore. Sono venuti subito. Solo Monterosso non lo ha fatto, ma aveva le sue brave ragioni. Siamo disposti a qualsiasi sacrificio, ma da questa situazione vogliamo uscire. Abbiamo perso tutto, non abbiamo piu’ un solo negozio. Ma le nostre donne se necessario usano l’acqua del mare per gli esercizi igienici”. Questo e’ Vernazza. Applausi convinti, commossi, anche da coloro che sono stati piu’ colpiti. Quindi una voce dal fondo: ”N’demo figgieu. C’e’ del lavoro da fare”. La chiesa dei Frati si svuota in un attimo.
Vernazza non vuole eroi, ma sono tutti eroi quelli che oggi riempiono la piazza in riva al mare e spaccano fango e pietre per liberarla dalla devastazione. Sono tutti eroi ma non vogliono esserlo, come il barista del ”Baretto” che ha salvato sei clienti per un soffio ”quando l’ultimo ormai sputava fango” e ora non vuole dire neppure il suo nome: ”Non ho fatto nulla di speciale ho cercato la salvezza – spiega -. Non so come ho fatto, forse mi ha aiutato la pallanuoto perche’ li’ bisognava a stare a galla”. L’eroe senza nome – che tutti conoscono perche’ ha la casa sventrata dal crollo di due orti a terrazze a fianco della stazione ferroviaria – era nel bar a meta’ pomeriggio quando l’acqua e’ iniziata ad arrivare: ”Abbiamo cercato di tenere chiuse le porte per proteggere i clienti ma il fango spingeva, poi ci ha invaso. Sono corso sul retro siamo saliti su un soppalco ma c’era una finestra chiusa. Il fango ormai era alle ascelle, ho sfondata la finestra e siamo riusciti a uscire appena in tempo. L’ultimo cliente ormai stava sputando fango”. Un altro eroe e’ il figlio del gelataio Giuseppe Giannoni, uno dei tre dispersi di Vernazza: ”Eravamo nel locale con mia moglie, mio figlio di tre anni e mio papa’ – racconta -. L’acqua e’ arrivata improvvisa. Sono riuscito a spingere mia moglie con il figlio in braccio nel negozio a fianco per fuggire al primo piano, mi sono voltato e ho visto mio padre trascinato via”. Giannoni racconta in piedi sui detriti che dopo la devastazione nascondono alla vista l’ingresso del negozio. Un destino infame lo ha accolto di ritorno dall’Australia, da cui e’ tornato a Vernazza un mese fa. E’ un eroe anche l’ex sindaco Marco Fenelli oggi direttore dell’ufficio delle poste, sommerso dai detriti. ”Quando ha visto l’onda di piena ha spinto fuori gli utenti dal locale e li ha fatti entrare nei portoni vicini. ”Sono riuscito a salire appena in tempo in una casa, e ho dormito li”’. Sono eroi, infine, anche i vigili del fuoco che martedi’ hanno rischiato la vita nel fango per liberare una decina di persone rimaste intrappolate nella sede della Banca Carige in cima al paese. ”Si sono salvati per miracolo – spiega un vernasseze che ha un fondo adiacente alla banca – grazie a un soppalco che c’e’ in un locale perche’ la banca e’ stata invasa dal fango. I pompieri, non so come sono arrivati, hanno scavato fino alle cinque del mattino per farli uscire da quel buco”. Sotto all’ultimo pezzo dell’insegna rimasto, un varco di 25 centimetri in quello che fino a martedi’ mattina era l’ingresso della banca, la salvezza.
”Lo vede? Quella era la mia pizzeria”. Aldo Basso, 53 anni, titolare della pizzeria Fratelli Basso, ha un filo di voce, la barba lunga e gli occhi lucidi quando indica cio’ che resta, a Vernazza, del suo forno: un locale colmo di terra e fango fino al soffitto, impossibile anche da pulire. Da tre giorni il signor Basso a Vernazza vive come in un incubo: ”Non mi posso lavare, in casa non possiamo cucinare perche’ non c’e’ il gas, non possiamo accendere la luce. Ci sono rimasti solo i letti per dormire”. Come lui, sono in tanti ridotti cosi’. Il signor Basso si alza all’alba, rinuncia a radersi e fare colazione, e scende in piazzetta a dare una mano come puo’. Ci sono tonnellate di detriti da rimuovere, migliaia di metri cubi di terra ”sopra” la sua pizzeria. Ma dal signor Basso, che sta sopra la via principale ai signori Franca e Giovanni Colombo, che stanno al porto, dal vicesindaco Gerolamo Lonardini fino al sindaco, Vincenzo Resasco, da martedi’ scorso ogni giornata a Vernazza presenta per tutti un problema solo apparentemente secondario: ”Scusi se gliela dico cosi’, ma non so farlo altrimenti – dice il signor Giovanni, un pensionato -: dove la faccio? Ho il bagno ormai intasato, per me questo e’ diventato un problema”. Il problema esiste per lui, per sua moglie, per i vicini, per tutti. ”Senza luce ce la possiamo anche fare – dice la signora Lidia Lercari – abbiamo le candele, ci hanno portato delle lampade a gas. Ma senz’acqua come si fa?”. Non e’ solo una questione di igiene personale, ma di igiene pubblica, come ha tenuto a sottolineare anche il sindaco Vincenzo Resasco nell’incontro avuto con la protezione civile. ”A Vernazza ormai i viveri ci sono, scaldare ci si scalda in qualche modo, le bombole di gas cominciano ad arrivare. Ma per riavere le fognature e le condutture ci vorranno mesi”. I vernazzesi, anche quelli anziani, vivono l’intera giornata fuori di casa. Quasi tutti lavorano, quelli che non ce la fanno guardano senza intralciare. ”E chi ha la casa in ordine la mette a disposizione – ha sottolineato il primo cittadino – statene certi: Vernazza ce la farà”.