Due telescopi spaziali della NASA hanno contribuito a risolvere alcuni dei misteri più antichi delle esplosioni stellari. Nel 185 d.C., gli astronomi cinesi videro nel cielo una grande supernova che rimase visibile per circa otto mesi. Gli scienziati hanno determinato soltanto nel 1960 che questo oggetto cosmico fu la prima osservazione di una supernova documentata, e che segnò la morte violenta di una stella lontana. Ora, vista ai raggi infrarossi dagli strumenti, la stella rivela che l’esplosione avvenne in una regione di spazio relativamente priva di gas e polvere. Questo ha consentito ai gas espulsi di viaggiare molto più lontano e più velocemente del previsto. “Questo resto di supernova è due o tre volte più grande di quanto ci si aspetterebbe per un oggetto di questo tipo . Ora, siamo stati in grado di individuarne finalmente la causa“, dice Brian Williams, un astronomo della North Carolina State University di Raleigh, in un comunicato. Williams è l’autore principale del nuovo studio, che è apparso in maniera dettagliata sulla rivista Astrophysical Journal. L’antica supernova, chiamata RCW 86, si trova a circa 8.000 anni luce dalla Terra, e mentre la sua posizione era già nota, gran parte dei suoi dettagli sono stati sempre avvolti nel mistero. Un enigma è sempre stata la sua grandezza rispetto alla media. Se fosse esplosa oggi, avremmo visto un bagliore superiore alle dimensioni apparenti della Luna piena. Combinando i nuovi dati di Spitzer, le informazioni esistenti di WISE della NASA, quelle del Chandra X-Ray Observatory e infine dell’Agenzia Spaziale Europea, gli astronomi sono stati in grado di afferrare i pezzi mancanti del puzzle. Hanno scoperto che RCW 86 è una cosiddetta supernova di tipo Ia, innescata dalla morte relativamente pacifica di una stella simile al nostro Sole. Questa stella si è ridotta in una stella densa chiamata nana bianca che ha acquisito materiale da una stella compagna, ed è successivamente esplosa come una supernova brillante. Lo studio ha dimostrato per la prima volta che una nana bianca è in grado di creare una regione vuota dello spazio intorno a sé prima di esplodere in un evento di supernova di tipo Ia. La presenza di una cavità spiegherebbe il perché i resti di RCW 86 siano così grandi, hanno detto i ricercatori. Quando è avvenuta l’esplosione, la cavità avrebbe permesso al materiale espulso di fuoriuscire senza ostacoli di gas e polvere. Ciò avrebbe permesso ai resti della stella di essere espulsi via rapidamente. Utilizzando Spitzer e WISE, i ricercatori hanno misurato la temperatura della polvere che compone il resto di RCW 86. Hanno quindi calcolato quanto gas doveva essere presente all’interno del resto di supernova per riscaldare la polvere a tali temperature. In precedenza, gli scienziati sospettavano che RCW 86 fosse formata da un cosiddetto collasso nucleare, che si verifica quando il nucleo di una stella di massa raggiunge un punto critico e implode. Le supernove in cui si verifica il collasso nucleare sono il tipo più potente. In queste esplosioni cosmiche, stelle massicce aspirano il materiale lontano prima che esplodano. Tuttavia, Williams e i suoi colleghi sono stati in grado di escludere la possibilità che RCW 86 fosse quel tipo di supernova. Ai raggi X di Chandra e dai dati provenienti da XMM-Newton, si è notato come l’oggetto contenesse grandi quantità di ferro, che è tradizionalmente un chiaro indicatore di una supernova di tipo Ia. Combinando queste osservazioni con i dati a raggi infrarossi, gli astronomi sono stati in grado di dimostrare che si è trattato di un’esplosione di tipo Ia avvenuta in una sorta di cavità celeste. Il mistero millenario è stato quindi risolto. Chissà cosa penserebbero gli astronomi cinesi che 2000 anni fa hanno contemplato questo spettacolo.