Disastro ecologico in Nuova Zelanda: in 500 per riupulire le spiagge

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Lungo le spiagge della Bay of Plenty in Nuova Zelanda, dove una settimana fa si e’ incagliata la portacontainer La Rena che ha gia’ disperso in mare 350 tonnellate di petrolio, sono impegnate oggi in operazioni di pulizia circa 500 persone, in buona parte militari, raccogliendo le dense bolle nere, alcune grandi come vassoi. Su alcune spiagge si sono anche riversati detriti fuoriusciti dai 90 container caduti in mare ieri e le autorita’ hanno avvertito che uno di essi conteneva la sostanza tossica detta ferrosilicone, che emette gas infiammabile al contatto con l’acqua e puo’ causare esplosioni. Decine di uccelli, fra cui i caratteristici pinguini blu, sono stati recuperati ricoperti di petrolio e trattati da volontari coordinati dal WWF. Intanto, dopo il comandante oggi e’ stato arrestato il secondo ufficiale, di 37 anni, anche di nazionalita’ filippina, che era incaricato della navigazione quando la nave ha colpito la barriera corallina, che e’ chiaramente segnata nelle carte nautiche. Anch’egli e’ stato incriminato secondo la legge marittima che copre attivita’ pericolosa che coinvolga navi o altri prodotti marittimi. Come il suo comandante e’ stato rinviato a giudizio e liberato su cauzione, e rischia fino a 12 mesi di carcere e una multa pari a 5700 euro. Oggi con le condizioni del tempo migliorate, sono tornate a bordo le squadre di salvataggio che avevano dovuto abbandonare la nave insieme all’equipaggio a causa del maltempo, e cercano ora di riattivare i piani per rimuovere le circa 1300 tonnellate di petrolio ancora nei serbatoi. Non si sono intanto aggravate i fallimenti strutturali e le brecce che si sono aperte nello scafo, facendo temere un disastroso affondamento.

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