Si ricordano domani in Italia le vittime dei disastri, anche del dissesto idrogeologico. Si celebra infatti il 9 ottobre la ‘Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’incuria dell’uomo‘. Una data non causale, dato che domani ricorre il 48/mo anniversario della tragedia del Vajont che nel 1963 causo’ oltre 1.900 decessi. E in quasi 60 anni, dal 1950 al 2008, secondo l’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr, frane e alluvioni hanno causato 9.000 vittime tra morti e feriti. Il rischio idrogeologico e’ inoltre sempre attuale: sono 6 milioni gli italiani che, secondo un rapporto del Consiglio nazionale dei geologi e del Cresme, abitano nei 29.500 chilometri quadrati del nostro territorio considerati ‘ad elevato rischio idrogeologico’. Solo di frane, secondo il rapporto realizzato dall’ex Apat, ne sono state registrate 470 mila in 50 anni.
GIORNATA IN MEMORIA VITTIME DISASTRI – E’ proclamata per il 9 ottobre. E’ considerata solennita’ civile e, qualora cada in un giorno feriale, non costituisce giorno di vacanza o comporta riduzione di orario per le scuole di ogni ordine e grado.
VITTIME – Delle 9.000 vittime dal 1950 al 2008, 6.380 (morti, dispersi, feriti), secondo il Cnr, lo sono per frana e almeno 2.699 per inondazioni. Le regioni piu’ esposte a rischio frana per la popolazione sono state Trentino Alto Adige (675 vittime in 198 eventi franosi), Campania (431 per 231 eventi) e Sicilia (374 e 33). Sul fronte inondazioni, piu’ a rischio Piemonte (235 vittime e 73 eventi), Campania (211 vittime in 59 eventi) e Toscana (456 vittime in 51 eventi).
STRUTTURE PUBBLICHE A RISCHIO – In Italia, secondo un rapporto del Consiglio nazionale dei geologi e del Cresme, 1 milione e 260 mila edifici sono ‘a rischio frane e alluvioni’. Di questi oltre 6 mila sono scuole, mentre gli ospedali sono 531.
LA GEOGRAFIA DELLA POPOLAZIONE A RISCHIO – Tra la popolazione a rischio il 19%, ovvero oltre un milione di persone, vive in Campania, 825 mila in Emilia Romagna, e oltre mezzo milione in ognuna delle tre grandi regioni del nord: Piemonte, Lombardia e Veneto. DANNO ECONOMICO – Sul fronte dei costi, il rapporto dei geologi ha stimato un valore dei danni causati da eventi franosi e alluvionali dal dopoguerra ad oggi attorno ai 52 miliardi di euro. Riparare i danni costa in media 10 volte in piu’ che prevenirli.
GEOLOGI CHIEDONO NUOVA NORMATIVA – ”Chiediamo allo Stato italiano una legge organica di governo del territorio – ha spiegato il presidente del Consiglio nazionale dei geologi, Gian Vito Graziano – che ricostruisca la filiera delle competenze, metta in campo azioni di manutenzione ordinaria e straordinaria dei nostri bacini idrografici, ponga le base di una riforma urbanistica”. E’ poi importante, ha rilevato, ”dare un ruolo adeguato ai geologi, che sono le vere sentinelle del territorio”.