Nevica nell’Est della Turchia sconvolto dal terremoto di domenica, mentre le tende per i senzatetto continuano a scarseggiare e il bilancio dei morti sale a 573. Ma a Ercis, la città più colpita dal sisma di magnitudo 7,2, i miracoli sono ancora possibili: stanotte un ragazzo di 12 anni, Ferat Tokay, è stato estratto vivo dalle macerie a 108 ore dal sisma e secondo i medici non è in pericolo di vita, riferisce l’agenzia Anadolu. Qualche ora prima era toccato a Aydin Palak, 18 anni. In tutto 187 persone sono state liberate vive dalle macerie dal sisma di domenica. Ma le prime nevicate e il freddo glaciale registrato in nottata sono un cattivo presagio per i senzatetto e le squadre di soccorso. I soccorritori temevano da giorni l’arrivo delle precipitazioni, che rallenta le operazioni, ostacola l’uso di equipaggiamenti elettrici ed espone i sopravvissuti ancora intrappolati nelle macerie a rischi di congelamento e ipotermia. Ieri a Van i bulldozer hanno iniziato lo sgombero dei detriti, di fatto ponendo fine alle speranze di trovare qualcuno ancora vivo, ma le squadre sono ancora al lavoro a Ercis.
Migliaia di capi di bestiame, la principale risorsa della zona, sono morti nel sisma, a pochi giorni dal Kurban Bayrami, la festa del Sacrificio islamica che inzia il 6 novembre in Turchia. Il ministro dell’Agricoltura Mehdi Eker ha rassicurato gli allevatori, promettendo indennizzi. Anche stamani si sono formate lunghe file di persone davanti alla sottoprefettura di Ercis in attesa della distribuzione di tende. Finora ne sono state consegnate 25.000. I militari hanno cominciato a scortare i camion degli aiuti dopo il saccheggio di molti veicoli della Mezzaluna rossa da parte del terremotati, furiosi per i ritardi nei soccorsi. L’altro ieri Ankara ha finalmente deciso di accettare gli aiuti internazionali per soccorrere i sinistrati, tra cui quelli di Israele e Armenia, paesi con cui i rapporti sono pessimi. “Siamo riconoscenti per tutti questi aiuti” ha detto all’Afp il portavoce della ministero degli Esteri, Selçuk Ünal, che ha aggiunto che questo slancio di solidarietà non cambia “i principi fondamentali” a cui si ispira la politica estera turca.
“RICOSTRUIRE LA TURCHIA SOLO CON CASE ANTISISMICHE” – Sarebbe un’impresa da 450 miliardi di dollari, se non il doppio, dato che in Turchia almeno quattro edifici su dieci sono abusivi o non a norma: e’ questa la stima che circola sui giornali turchi in riferimento alla promessa fatta dal premier Recep Tayyip Erdogan di abbattere tutte le case abusive in Turchia perche’ non antisismiche, di indennizzare i proprietari o di costruire nuove abitazioni con controlli centralizzati. L’altro ieri il premier aveva promesso la mastodontica operazione di demolizione-ricostruzione, anche a costo di perdere le prossime elezioni (cui peraltro non potrebbe candidarsi per vincoli costituzionali, in teoria emendabili in chiave presidenzialista). ”Invece di sperimentare ripetutamente gli stessi incidenti, e’ meglio perdere il potere”, ha detto riferendosi alle passate tragedie sismiche turche. ”Costruiremo nuove case sotto il controllo dell’Amministrazione case popolari”, ha annunciato inoltre Erdogan, lanciandosi in un nuova faraonica promessa che supera quelle elettorali, gia’ imponenti, fatte a Istanbul, prospettando un canale parallelo allo Stretto del Bosforo e citta’ satelliti (antisismiche) per due milioni di abitanti della megalopoli. Su giornali e siti, esperti e immobiliaristi avvertono: in Turchia andrebbero ricostruiti tra il 40 e il 45% degli edifici. Il bubbone e’ Istanbul, metropoli da 13 milioni di abitanti, dove il 60% dei 3,5 milioni di edifici ha piu’ di 20 anni e non e’ antisismico: uno su due sarebbe abusivo, secondo l’Unione delle societa’ immobiliari (Gyoder). Le stime sui costi appaiono enormi: un professore, il piu’ cauto, parla di 66 miliardi di dollari in 40 anni, ma specialisti citati dal quotidiano Haberturk arrivano a 800 miliardi; nel mezzo si colloca il giornale filo-governativo Sabah, che calcola in 450 miliardi di dollari il costo del rifacimento di 8,5 dei 19 milioni di edifici turchi.
ARRIVANO GLI AIUTI DALL’ITALIA – Su istruzioni del ministro degli Esteri, Franco Frattini, e come da questi anticipato al suo omologo turco, Ahmet Davutoglu, la Cooperazione Italiana ha proceduto oggi alla predisposizione di un volo umanitario per l’invio di beni di prima necessita’ in favore della popolazione turca, vittima del terremoto che ha colpito l’area sud-orientale del Paese domenica 23 ottobre. Lo rende noto la Farnesina in un comunicato. Concordato con le autorita’ turche, prosegue la nota, un carico di 208 tende familiari per climi freddi sara’ imbarcato nella serata di oggi presso il Deposito umanitario delle Nazioni Unite di Brindisi, da dove il volo della Cooperazione partira’ per raggiungere nella notte l’aeroporto di Erzorum, dove le autorita’ turche hanno allestito un centro di raccolta degli aiuti umanitari offerti dalla comunita’ internazionale. I beni italiani, conclude la nota, saranno quindi presi in carico dalla Unita’ speciale per il terremoto, cellula allestita dal governo turco per la gestione degli aiuti, che ne curera’ la distribuzione e l’impiego a sostegno delle famiglie evacuate dalle aree colpite.