Scilla e Cariddi sono le due sporgenze di Calabria e Sicilia che, citate anche da Omero nell’Odissea, erano ritenute la “casa” di due terribili mostri.
In particolare, Scilla, che latrava come un cane, aveva dodici piedi e sei lunghi colli sormontati da altrettante teste con sei bocche caratterizzate da tre file di denti.
Cariddi, invece, appostata invisibile sotto un alto albero di fico, tre volte al giorno inghiottiva le acque dello Stretto, per poi rivomitarle in mare.
Sin qui la mitologia che, nei secoli, ha reso famose queste aree dello Stretto i cui fondali, invece, nascondono bellezze naturali che le acque e le correnti custodiscono come in uno scrigno.
Scilla, infatti, presenta caratteristici fondali rocciosi con imponenti guglie, vere e proprie “cattedrali di roccia”, che svettano verso la superficie. Chi ama immergersi nelle acque di questo splendido mare, poi, non può fare a meno di imbattersi in gorgonie rosse e gialle, tunicati, briozoi, poriferi e altri celenterati. Un vero e proprio ”regno”, quindi, per questi invertebrati marini coloniali che colorano i fondali di Scilla al punto che sono in tanti a paragonarli a quelli tropicali.
Tra gli invertebrati presenti in questo specchio di mare, di particolare interesse è una gorgonia, la paramuricea clavata, che, solitamente di colore rosso, nel mare antistante Scilla assume una colorazione del tutto particolare che sfuma dal rosso al giallo intenso.
Ramificazioni rosse, gialle e giallo-rosse, inoltre, dai trenta metri di profondità, creano una foresta colorata popolata da celenterati, pesci, anellidi, tunicati, poriferi e crostacei.
Non meno interessanti, le gorgonie gialle o quelle bicolore anche se e’ possibile imbattersi nel parerhytropodium coralloides, il cui colore varia dal viola al fucsia fino al rosa e al bianco candido, mentre i suoi polipi somigliano a quelli del corallo rosso.