
Meraviglioso arcobaleno sulle virghe di neve che sovrastano un accampamento nomade sul deserto del Gobi
Nell’immagine a fianco si può ammirare un magnifico arcobaleno incastonato fra le virghe di neve che solcano il cielo durante il tramonto. Non siamo nel nord Europa ma in Asia centrale, nel Gobi, il deserto più grande del continente asiatico. Copre quasi tutta la Mongolia settentrionale e le regioni della Cina settentrionale interna, dove il deserto sabbioso spesso si alterna a vasta distese steppiche che forniscono un ottimo pascolo per gli animali domestici delle popolazioni nomadi mongole.
Nelle zone più aride del Gobi la vegetazione è composta da un tappeto erboso discontinuo, con bassi arbusti xerofili che si alternano ad aree prive di ogni tipo di vegetazione. Solo nei pendii più riparati, a ridosso delle montagne della Mongolia settentrionale, come la catena dell’Altaj, sono presenti dei piccoli boschi di betulle e conifere, sovente coperti da un soffice manto di neve e ghiaccio nei mesi invernali. Visto il suo particolare posizionamento nel cuore dell’Asia centrale il Gobi è tagliato fuori da ogni tipo di impulso umido marittimo.
- Inoltre la regione mongola meridionale è soggetta alla grande “ombra pluviometrica” esercitata a sud dall’insormontabile catena dell’Himalaya e dall’altopiano tibetano (altezza media sui 5000 metri), un baluardo che riesce a bloccare anche i grandi influssi umidi apportati dal Monsone di SO durante la stagione estiva (estate boreale).
Ciò spiega perché in molte zone del Gobi la media pluviometrica annua è inferiore ai 200-150 mm, anche se gli acquazzoni improvvisi e i rovesci di pioggia, ben localizzati, non mancano mai, specie nel periodo primaverile e in estate.
- In inverno, le poche precipitazioni apportate dagli affondi delle saccature artiche dalla Siberia centro-orientale (che favoriscono l’isolamento di circolazioni cicloniche in quota (mentre nei bassi strati regna l’anticiclone termico, con valori barici spesso superiori ai 1045-1050 hpa) assumono prevalente carattere nevoso in pieno deserto, lasciando un sottile velo di neve ghiacciata al suolo che resiste fino alla fine del mese di Marzo e Aprile.
Il clima del Gobi è prettamente continentale e secco, caratterizzato da escursioni termiche annue davvero notevolissime, tanto da passare da temperature sui -35° -40° (favorite anche dall’Albedo visto i terreni innevati) nelle lunghe e gelide notti invernali, quando il freddo anticiclone termico russo-siberiano con i propri elementi invade le steppe del Kazakistan estendendosi fino alla Mongolia e alla Cina settentrionale, ai +35° +40° nelle torride estati boreali, quando le robuste e roventi ondate di calore che si formano sopra le distese steppiche dell’Asia centrale si estendono fino alla Xinjang (la più grande regione autonoma della Repubblica Popolare della Cina, sull’estrema punta occidentale del paese asiatico) raggiungendo la Mongolia meridionale.
In altre zone del Gobi il paesaggio è caratterizzato da vaste steppe, con ciuffi di erba e bassi arbusti spinosi, che vengono tagliate da basse catene montuose, dall’aspetto aspro e alle volte anche impervio. La massiccia e costante erosione del terreno fa del Gobi una sorta di paradiso per i paleontologi. L’erosione infatti fa riemergere, ancora intatti, i vecchi scheletri di Dinosauri e altri mammiferi che abitavano la terra circa 80 milioni di anni fa. Secondo gli studiosi il ritrovamento di questa grande quantità di fossili e carcasse di animali preistorici quasi intatti è da ricercare alle frequenti tempeste di sabbia che nel giro di poche ore seppellivano l’animale per farlo riemergere quasi intatto dopo diversi milioni di anni. Recenti studi hanno dimostrato che 70-80 milioni di anni fa il Gobi era un territorio meno asciutto che ospitava numerosi sauri e mammiferi terrestri. Il ritrovamento di scheletri di coccodrilli e tartaruga fa pensare che un tempo sull’arida regione erano presenti anche grandi specchi lacustri e paludi, riconducibili ad un ambiente più umido rispetto ad oggi.