
Si era a conoscenza di valanghe su Marte, ma ora gli scienziati hanno scoperto che enormi inondazioni di detriti si verificano anche su Giapeto. Questi eventi sono specificamente noti come colate detritiche che hanno viaggiato insolitamente per lunghe distanze. Come queste si verifichino è attualmente un mistero, secondo Bill McKinnon della Washington University di St. Louis. Si tratta di valanghe o frane che hanno certamente le loro controparti terrestri e, come noto, eventi simili si trovano su Marte, dove sono particolarmente associati con le ripide pareti del canyon Valles Marineris. Tuttavia, i movimenti di massa di grandi dimensioni su Giapeto sono meno comuni. Secondo McKinnon la quantità di materiale spostato nelle frane che si verificano su Giapeto, supera di gran lunga tutto il materiale delle frane marziane, anche se le dimensioni globali sono molto più piccole. Su Giapeto questi fenomeni non si verificano certamente a causa dell’acqua o dell’atmosfera, ma per fenomeni come detto, ancora oscuri. Il team ha individuato oltre due dozzine di eventi valanghivi come si nota dalle immagini della Cassini, essenzialmente di due tipi: a blocchi e uniformi a forma lobata, tutte avvenute nelle stesse posizioni. Il segreto potrebbe essere nel ghiaccio; il satellite presenta una bassa densità che indica che è per gran parte composto proprio di ghiaccio e per una restante parte (20%) di materiali rocciosi. Se il ghiaccio si scaldasse quel tanto che basta a divenire scivoloso e a ridurre l’attrito, la coesione del cratere o del bacino della parete, potrebbe essere l’indiziato numero uno per una spiegazione plausibile del fenomeno, e a quanto pare le energie su Giapeto sembrano essere favorevoli. Questo genere di frane è molto simile alla lava o alle colate di fango fluido. Giapeto ha una rotazione molto lenta, a cui inevitabilmente è associato un ciclo di temperatura giornaliera molto lungo – così a lungo che la parte oscura è in grado di assorbire il calore del sole e riscaldarsi. Naturalmente la parte in ombra di Giapeto assorbe più calore rispetto al materiale ghiacciato, brillante, quindi secondo McKinnon tutto questo è piuttosto enigmatico. Naturalmente il termine “riscaldarsi” è un’esagerazione. In queste aree in ombra la temperatura può “salire” sino a -143°C, mentre nella zona luminosa raggiungere i -173°C. Forse è la prima volta che si assiste ad una temperatura maggiore dove è assente la luce diretta della nostra stella.