Meteo: dopo le piogge di Pasqua che primavera sarà? La tendenza stagionale indica caldo e ancora siccità: intervista a Guido Guidi

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Le festività Pasquali sono sempre più vicine, e aumenta l’interesse per le previsioni del tempo per domenica e lunedì. Oggi pomeriggio forti temporali hanno colpito molte zone del nostro Paese, domani ci sarà un timido miglioramento ma da sabato inizierà un nuovo peggioramento più intenso che comprometterà, almeno parzialmente, le festività.
Ma dopo il maltempo di Pasqua, che aprile sarà? E la primavera? Queste piogge sono la svolta stagionale e apriranno una fase perturbata duratura, oppure tornerà il caldo con la siccità che ha caratterizzato il mese di marzo in tutto il centro/nord? Ed è possibile tracciare un bilancio ormai definitivo dell’inverno 2011/2012? Se sì, che inverno è stato? Con queste domande abbiamo intervistato il Tenente Colonnello del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare, Guido Guidi, che con grande disponibilità ci ha voluto rispondere minuziosamente, a partire dalle previsioni del tempo per Pasqua e Pasquetta:

Le prossime festività pasquali vedranno un episodio meteorologicamente molto interessante, almeno per la giornata di sabato. Il ramo del getto polare diretto verso sud andrà a mescolarsi con il ramo del getto occidentale derivato che scorre tra il nord-Africa e il Mediterraneo. Ci sono gli elementi perché questo ‘merging’ possa dar luogo a qualche evento più intenso sebbene molto veloce sul meridione tirrenico. La giornata di domenica poi dovrebbe vedere un netto miglioramento al nord, tempo più incerto al centro e una certa persistenza di instabilità sul meridione. Molto diverso il discorso per lunedì, quando un fresco nord-ovest a tutte le quote porterà un generale miglioramento, sebbene con qualche fenomeno da instabilità pomeridiana mista a contributo orografico sulle zone montuose del centro-sud”.

Quant’è grave l’emergenza-siccità in atto al centro/nord Italia?

 “In termini puramente meteorologici e nonidrologici, nel merito dei quali ovviamente non mi è possibile entrare, il deficit idrico degli ultimi mesi è decisamente serio. Forse anche più serio di quello dell’ultima fase siccitosa conosciuta dal nostro territorio negli anni 2006 e 2007. Mancano infatti all’appello percentuali molto elevate di precipitazioni rispetto alla norma stagionale. Le forti nevicate del mese di febbraio inoltre, oltre ad aver toccato molto poco le regioni settentrionali, hanno comunque caratterizzato un episodio unico e breve in termini precipitativi. Da questo punto di vista, i prossimi due mesi saranno dirimenti, ma non sembra che, almeno ad aprile, ci possa essere un recupero significativo“.

A proposito di aprile: che tempo ci aspetta dopo Pasqua?

Con riferimento all’evoluzione di lungo periodo, che riferendoci alla scala temporale meteorologica significa nelle prossime 3-4 settimane, sembra in effetti che si possa parlare di un parziale cambiamento del pattern atmosferico medio. Non è però un cambiamento che stravolge la situazione. In realtà, fatto salvo un temporaneo cedimento dell’anticiclone atlantico – che ha dominato la circolazione emisferica sul comparto europeo praticamente per tutto l’inverno – che vedremo intorno alla metà di questo mese, sarà comunque il promontorio atlantico a regolare il ritmo della circolazione, sebbene spostandosi a latitudini più elevate. Questo dovrebbe tenere il flusso perturbato principale piuttosto bloccato e alto di latitudine, lasciando le medie latitudini mediterranee sotto l’influenza del flusso secondario, piuttosto umido in quanto di provenienza meridionale, ma comunque con gradiente termico debole. Ciò significa che il prossimo periodo, sebbene più umido e piovoso, dovrebbe comunque vedere eventi precipitativi piuttosto deboli benché più frequenti. L’elemento dirimente sarà probabilmente la persistenza di una anomalia barica negativa tra la Penisola Iberica e il Marocco. Ne consegue che la massa d’aria che arriverà ad interessare il settore centrale del bacino del Mediterraneo sarà di provenienza sub-tropicale. L’alternanza di fasi di caratteristica più continentale o più marittima di questa massa d’aria, farà probabilmente da metronomo al passaggio dei transienti. In sostanza, comunque, è difficile che si possa parlare di eventi ‘risolutivi’ con riferimento al deficit idrico che ha caratterizzato l’ultimo periodo, specie sulle regioni centro-settentrionali. Al contempo, proprio le caratteristiche di questa massa d’aria, saranno con ottima approssimazione responsabili di una persistente anomalia termica positiva, cioè di temperature comunque miti ove non addirittura elevate. Qualcuno sarà forse sorpreso del fatto che abbia voluto attribuire una connotazione meteorologica e non climatica ad un periodo tutto sommato lungo, ma il fatto è che queste indicazioni scaturiscono dall’impiego di un modello prettamente meteorologico e non climatico, benché ovviamente accoppiato e con la temperatura di superficie del mare non più tenuta costante come diversamente accade per i modelli deterministici a breve-medio termine – il modello mensile dell’ECMWF“.

E a maggio e giugno che tempo ci aspetta? E’ possibile fare una tendenza stagionale sulla primavera?

Con riferimento al lungo periodo, entrando cioè nel merito di una proiezione trimestrale, pur con le dovute riserve che è necessario avere in merito all’attendibilità degli attuali sistemi di previsione appunto stagionale, si conferma una elevata probabilità di temperature sostanzialmente superiori alla media stagionale, e di un prolungamento del deficit delle precipitazioni, sempre per persistenza media di flussi meridionali. Per cui, se si tiene conto del fatto che nel mese in corso in realtà un po’ di pioggia arriverà, il segnale siccitoso va spostato in avanti, ai mesi di maggio e giugno. Non sono da escludere, inoltre, eventi di riscaldamento prolungati del resto tipici per questi due mesi“.

Bene; anzi: male! Speriamo che arrivi qualche elemento “nuovo” a modificare questa tendenza stagionale, altrimenti – in vista dell’estate – l’emergenza siccità diventerebbe un vero e proprio guaio. Ma non ci resta che aspettare per avere ulteriori indicazioni. Intanto possiamo ormai tracciare un bilancio dell’inverno 2011/2012? E, se sì, che inverno è stato?

Il bilancio dell’inverno è presto fatto. Dopo un novembre di eventi intensi, specie nella prima parte del mese, la persistenza del flusso meridiano ha generato una sostanziale persistenza di temperature poco inferiori alla norma e di tempo secco, sebbene con l’importante parentesi della prima quindicina di febbraio, che ha visto un evento di raffreddamento dei comparti europeo e mediterraneo come non se ne vedevano da quasi tre decadi. E’ interessante notare come questa fase molto fredda sia giunta in conseguenza di un importante temporaneo spostamento e indebolimento del vortice polare stratosferico, confermando una ormai consolidata teoria che vede le incursioni di aria artica alle medie latitudini sempre pilotate da variazioni repentine della circolazione ad alta quota. Cessato l’evento, e qui torniamo alla storia recente, l’anticilone atlantico ha ripreso il controllo, e nonostante la persistenza di flussi meridiani, le temperature sono salite velocemente per effetto del normale progresso della stagione, che ha visto naturalmente crescere le ore di luce e quindi di energia radiante disponibile. In sostanza, dove le poche nubi d’inverno hanno portato temperature un po’ più basse della norma, le poche nubi di marzo ne hanno portate di più calde, a conferma di quanto da situazioni in origine paragonabili, a seconda del periodo di occorrenza possano scaturire effetti di segno differente. Ma questo, chi legge lo sa, è il bello del nostro lavoro“!

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