La scienza e l’anti-scienza tra teorie del complotto, bufale e suggestioni

MeteoWeb

Il riscaldamento del mare che in alcuni anni avviene nella fascia dell’Oceano Pacifico, davanti alle coste dell’ Ecuador, noto con il nome di “El Niño”, è un fenomeno che interessa milioni di persone nell’America del sud e, forse, in tutto il mondo. Esso provoca una drastica diminuzione della pescosità in quella che è considerata la zona più pescosa del mondo e quindi una grave carestia per le persone che vivono di pesca.

Il nome El Niño deriva dalla lingua spagnola e significa “il bimbo”. Già due secoli fa, i pescatori peruviani avevano notato che a volte il mare era meno pescoso, soprattutto nel periodo di Natale, per cui il fenomeno veniva collegato alla nascita di Gesù bambino, quasi una invocazione a risparmiare ai pescatori questa disgrazia. Inoltre avevano notato che in tutti questi episodi di bassa pescosità, il mare era notevolmente più caldo del solito. Gli abitanti di quelle regioni parlavano anche di un fenomeno opposto, meno intenso ma con la stessa ricorrenza, che per analogia viene detto “La Niña”, che significa “la bimba”. In queste occasioni la pescosità del mare aumentava.

Fino agli inizi del ‘900, il fenomeno era considerato solamente una drastica diminuzione della pescosità del mare, legato forse alle correnti marine, ma non si pensava che la sua origine risiedesse nell’atmosfera. Il Niño quindi era visto esclusivamente come un fenomeno economico e sociale.

Grazie agli studi di insigni meteorologi, è stata scoperta la causa della sua formazione e si è messo in risalto che, dal punto di vista scientifico, esso non riguarda solamente il mare, ma è un fenomeno globale, che coinvolge la coppia “oceano e atmosfera”.

Più precisamente la parte del fenomeno riguardante l’oceano è chiamato El Niño, ed è una variazione periodica della temperatura dell’Oceano Pacifico orientale.

La parte del fenomeno riguardante l’atmosfera è invece chiamata Oscillazione Meridionale. Tale nome è dovuto alle oscillazioni, che si possono notare facendo delle medie mensili o stagionali, della differenza tra la pressione atmosferica misurata su delle stazioni poste ai bordi opposti dell’Oceano.

Nel 1923, Sir Gilbert Thomas Walker, cominciò a fare degli studi sulle misure della pressione rilevate a Tahiti (Oceania), che si trova nella parte centrale dell’Oceano Pacifico  e quelle rilevate a Darwin (Australia), nella zona occidentale dello stesso Oceano. Inizialmente Walker notò solamente che tali oscillazioni erano fortemente correlate con le variazioni annuali di piovosità nelle colonie inglesi dell’India e del Pacifico.

Successivamente egli elaborò anche un modello matematico che rendeva conto del fenomeno fisico da lui scoperto e che in suo onore  prese il nome di “circolazione di Walker”. Poiché a periodi di alta pressione corrisponde in media una minore piovosità e viceversa, l’ Oscillazione Meridionale può essere la causa dei periodi di siccità  o delle alluvioni che periodicamente si verificano in America Centrale e in Indonesia.

Fu solo nel 1969 che Jacob Bjerknes, allora Capo del Dipartimento di Meteorologia dell’Università della California a Los Angeles (UCLA), propose una teoria che interpretava il Niño come un fenomeno globale, mettendolo in relazione all’Oscillazione Meridionale (in Inglese Southern Oscillation. SO).

Da allora, il termine scientifico più corretto per descrivere il fenomeno nel suo insieme è dunque ENSO, combinazione di El Niño e Southern Oscillation, anche se oggi ENSO e El Niño sono utilizzati indifferentemente come sinonimi anche all’interno della comunità scientifica.

Fin qui la spiegazione scientifica, data soprattutto dai meteorologi, tratta dal libro “L’Anno del Niño”, di Alfio Giuffrida: un romanzo ideato per diffondere la meteorologia nella casa di tutti gli italiani. Esso è congeniato in modo da avere una trama avvincente, in cui due coppie di fidanzati vivono momenti drammatici in uno scenario da favola quale può essere la foresta amazzonica. In tale conteso è inserita la spiegazione scientifica del fenomeno, scritta in forma semplice, alla portata di tutti.

Ma a fianco alla spiegazione scientifica, nel mondo ne circola un’altra, non accettata dalle persone di scienza, ma ideata da un gruppo di giornalisti che aveva fatto l’ipotesi che il fenomeno del Niño potesse essere collegato alla “teoria del complotto”, un insieme di ipotesi secondo le quali i maggiori eventi che si verificavano sulla Terra potevano essere provocati “ad hoc” dalle maggiori potenze con lo scopo di recare gravi danni alla parte avversaria.

Pur non avendo alcun fondamento scientifico, tale teoria aveva avuto molti seguaci nei primi anni ’70. In quel periodo tutti si sentivano esperti sugli argomenti più complessi, forti delle discussioni che si facevano a scuola durante le occupazioni dell’istituto, quando i più facinorosi, millantandosi “intellettuali”, si inventavano le ipotesi più strane, ne parlavano nelle “assemblee degli studenti” atteggiandosi a professoroni, e tutti li ascoltavano, credevano alle loro belle parole e ne sfornavano versioni sempre più sofisticate e colorite, sentendosi a loro volta dei professori. Erano i postumi del ’68, gli anni che gran parte dei ragazzi dell’epoca ricordano come i più belli della loro vita, forse perché si dicevano le cose spensieratamente, senza verificarle o ragionarci sopra. Così, in quel periodo, era andata in voga la teoria del complotto (o della cospirazione), ovvero una teoria che attribuisce la causa ultima di un evento o di una catena di eventi (in genere politici, sociali o naturali) ad un complotto o cospirazione.

Il termine include un’ampia classe di teorie, dall’avvistamento degli UFO, ai segreti della crocifissione, alle collusioni tra i politici di tutto il mondo. Una enorme sequenza di teorie, con un’ampia gamma di plausibilità, alcune riconosciute attendibili e dimostratesi fondate, altre estreme ed altamente improbabili.

Secondo un gruppo di giornalisti, il 4 febbraio del 1983 sarebbe stato registrato un forte flusso di “onde a bassissima frequenza”, inviate dagli americani, che sarebbero entrate in contatto con “onde stazionarie” emesse dai sovietici. Ciò avrebbe provocato il Niño del 1982-833, che portò forte siccità nel Sahel e in Australia e piogge diluviali in Perù. Il tutto, secondo loro faceva parte di una strategia iniziata al tempo di Lenin, che aveva lo scopo di riscaldare il clima della Siberia per svilupparvi delle coltivazioni.

Anche questo brano è tratto dal libro “L’Anno del Niño”, di Alfio Giuffrida.

Il fenomeno del Niño si presenta in modo ricorrente, pressappoco ogni cinque anni, tuttavia gli episodi precedenti e successivi a quello del 1982-83, non hanno avuto analoghe spiegazioni tra i sostenitori della teoria del complotto, inoltre la pagina di Wikipedia da cui erano state tratte le notizie relative alla teoria del complotto nel 2010, oggi risulta modificata e non riporta più tali informazioni.

Altre notizie di carattere scientifico si possono trovare sul blog http://alfiogiuffrida.blogspot.com/

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