L’agricoltura italiana continua a fare la conta dei danni per colpa della siccita’. Lo rileva la Cia-Confederazione italiana agricoltori che segnala una situazione che si fa sempre piu’ critica per molte colture di pregio del Paese. La siccita’ avanza, e dopo il nord sta colpendo fortemente anche il centro Italia, in particolare l’Umbria. Le risorse idriche, infatti, non sono sufficienti a coprire il fabbisogno d’acqua e le campagne sono le prime ad essere colpite dagli effetti disastrosi di questo caldo torrido -precisa la Cia- dove a subire le conseguenze peggiori sono soprattutto il mais, oltre ad altre coltivazioni estensive come soia, girasole e, anche se in misura minore, sorgo da granella. Problemi importanti si stanno registrando, inoltre, anche sulle orticole, in questo caso per effetto combinato alle elevate temperature di queste ultime settimane. Il mais, che proprio in questo periodo e’ nella fase di fioritura -quindi molto sensibile ad alte temperature e alla mancanza di acqua- ha gia’ iniziato ad avvizzire e seccarsi. C’e’ il concreto pericolo, visto anche il susseguirsi di anticicloni di matrice africana, di perdere tra il 30 e il 60 per cento della produzione. Quindi, decine e decine di milioni di euro stanno “evaporando”. Anche l’ortofrutta sta subendo danni piu’ o meno gravi a causa di “Scipione” e “Caronte” prima, di “Minosse” ora: dal colpo di calore, che provoca un forte “stress” con effetti sullo sviluppo delle drupe e delle bacche (e’ il caso di albicocche, pesche, nettarine e pomodoro) alle scottature che provocano danni e deprezzamento un po’ su tutte le specie ortofrutticole, pere e mele comprese. Questo quadro dimostra senza ombra di dubbio come, considerati gli evidenti cambiamenti climatici in atto, sia necessario dare priorita’ alla rivisitazione e al potenziamento dei piani irrigui in essere. Sia che si tratti di invasi collinari per conservare le acque in eccesso del periodo invernale, sia che si ragioni di opere di adduzione e distribuzione in pianura.