Clima, nuovo studio dimostra che quando l’inverno è siccitoso, più facilmente d’estate ci sarà molto caldo

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Il riscaldamento globale e la diminuzione delle piogge sarebbero la causa delle lunghe ed estese ondate di calore sopra la media in molte zone dell’emisfero settentrionale, e soprattutto in Europa. E’ quanto emerge da un nuovo modello previsionale elaborato dai ricercatori del Politecnico Federale di Zurigo, pubblicato sulla rivista dell’Accademia di Scienza degli Stati Uniti (Pnas), che permette per la prima volta di prevedere su grande scala i fenomeni di caldo estremo legati al cambiamento climatico. Analizzando un’ampia serie di parametri legati principalmente a temperature, umidita’ del terreno e precipitazioni, registrati in tutto il mondo in un arco di circa 30 anni mediante strutture di terra e da satellite, i ricercatori svizzeri hanno potuto osservare una correlazione diretta tra i periodi di siccita’ e i picchi di caldo nei periodi estivi successivi.
Prendendo in considerazioni i dati relativi ai tre mesi precedenti le ondate di caldo eccezionale la ricerca ha permesso di verificare che quando si hanno precipitazioni inferiori alla media in Sud America, penisola Iberica e Australia orientale la probabilita’ di un numero superiore alla media dei giorni caldi aumenta al 70%. La relazione e’ leggermente meno marcata per quanto riguarda Europa Orientale e Meridionale (tra cui l’Italia) e gran parte del Nord America dove i deficit delle precipitazioni aumentano la probabilita’ di estati torride del 60%, una correlazione comunque molto forte.
Come spiegano gli stessi ricercatori, questi risultati mostrano chiaramente che i deficit di umidita’ del terreno rappresentano un fattore rilevante per la previsione di periodi estremamente caldi in molte aree del mondo. Cio’ suggerisce che la possibilita’ di prevedere, anche con diverse settimane d’anticipo, giornate estremamente calde potrebbe essere sostanzialmente migliorata e consentirebbe lo sviluppo di sistemi di preallarme e di misure preventive. A differenza di molti altri studi sui cambiamenti climatici, il lavoro dei ricercatori svizzeri ha analizzato e ricercato per la prima volta correlazioni tra parametri di temperatura e umidita’ distribuiti a livello globale e considerando periodi anche molto lunghi, fino a 9 mesi prima, sull’accoppiamento dei dati presenti e ‘futuri’. La spiegazione di questa correlazione andrebbe comunque associata alla ridotta capacita’ di raffreddamento dell’atmosfera, causata dalla scarsa umidita’ del terreno nei periodi di siccita’.

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