L’enigma relativo all’esistenza del “bosone di Higgs”, il “Santo Graal” della fisica delle particelle elementari, potrebbe essere oramai vicino alla soluzione: la conferenza stampa in programma domani al Cern potrebbe dissipare gli ultimi dubbi. Rimane infatti da vedere se le prove scientifiche – ovvero tutta la massa dei dati ottenuti negli ultimi due anni – saranno sufficienti per un annuncio ufficiale: 400mila miliardi di collisioni effettuate nel Large Hadron Collider (Lhc) del Cern alle quali vanno aggiunti i dati raccolti dal Tevatron del Fermilab, chiuso però definitivamente l’anno scorso. Al momento in ricercatori sono riusciti a delimitare le caratteristiche della particella, grazie alle esperienze condotte nei mesi passati dai team europeo e statunitense. I due esperimenti del Fermilab (denominati “Cdf e DZero”) hanno utilizzato dei metodi differenti rispetto a quelli europei (“Atlas” e “Cms”), ma sono giunti alle medesime conclusioni: la massa del bosone bva ricercata nell’intervallo fra i 115 e i 127 GeV, identico a quello predetto dal Cern; tuttavia il margine di fluttuazione statistica non è ancora sufficientemente basso (meno di uno su 3,5 milioni) da poter confermare con certezza l’esistenza dellaparticella. Per quel che riguarda i risultati del Cern, “Atlas” esclude al 95% la presenza della particella nell’intervallo di energie compreso fra i 131 e 453 GeV mentre rileva un possibile picco a 126 GeV (un livello di energia che corrisponde a poco più di cento volte la massa del protone), mentre il “Cms” conferma alcuni eventi “interessanti” nell’intervallo tra 120 e 131 GeV, con un picco sotto i 130 GeV. Obiettivo a lungo termine dei ricercatori è quello di verificare – grazie soprattutto all’Lhc, il “Large Hadron Collider” – l’esistenza delle particelle supersimmetriche e delle dimensioni nascoste previste dalla teoria delle stringhe, oltre a comprendere meglio l’esatta natura della materia ed energia “oscure” che costituiscono gran parte della massa dell’Universo; il “bosone di Higgs” però rimane l’ultima particella prevista dal modello standard della fisica quantistica ancora da scoprire. Teorizzata nel 1964 dal fisico scozzese Peter Higgs e ribattezzata “particella di Dio” (leggenda vuole perché un pio editore cambiò il titolo “Goddam particle” – “particella maledetta” – in “God’s particle”), il bosone (o meglio il “campo di Higgs” di cui è prodotto) è all’origine della manifestazione della massa e la conferma della sua esistenza potrebbe far compiere passi avanti nelle Teorie di Unificazione, verificate per le forze nucleari ed elettromagnetiche ma dalle quali la gravità rimane ancora esclusa.