“La procura di Taranto ha fatto il suo dovere. Con il sequestro dell’Ilva si sancisce la sconfitta della politica e delle istituzioni perche’ a Taranto si e’ conclamato in questi anni il disastro piu’ grande della storia della Repubblica italiana”. Cosi’ il leader dei Verdi, Angelo Bonelli commenta l’iniziativa della magistratura costretta a disporre il sequestro di alcune aree dell’Ilva a corollario degli arresti domiciliari disposti per otto persone (tra gli altri l’ex presidente dell’azienda oltre che l’ex direttore dello stabilimento) a cui sono contestati una serie di reati gravissimi, tra cui quello di disastro ambientale. Il provvedimento comporta il blocco, a quanto si apprende senza facolta’ d’uso, dei parchi minerali, le cokerie, l’area agglomerazione, l’area altiforni, le acciaierie e quella di gestione dei materiali ferrosi. Intanto sale la tensione a Taranto dove gli operai, alla notizia dell’imminente sequestro da parte dei carabinieri, hanno lasciato il posto di lavoro e sono usciti all’esterno dello stabilimento Ilva. “Non ci saremmo trovati in questa contraddizione, con gli ospedali pieni di bambini malati e gli operai sulle barricate, se la politica non avesse taciuto per tutti questi anni: a Taranto si sarebbe dovuto fare come in altri Paesi del mondo dove si e’ stati capaci di riconversioni ecocompatibili che hanno prodotto un’occupazione doppia o tripla rispetto al passato” dice Bonelli. L’inchiesta e’ stata avviata nel 2008 e da allora la procura ha avviato una sorta di moral suasion nei confronti delle istituzioni locali e nazionali responsabili delle politiche di prevenzione dell’inquinamento. I reati contestati sono infatti, oltre a quello di disastro ambientale, avvelenamento di sostanze destinate all’alimentazione, violazione delle norme a tutela dei lavoratori, oltre ai normali reati in materia di inquinamento atmosferico e ambientale, nonche’ danneggiamento aggravato di beni pubblici. Nonostante le contestazioni l’impianto ha continuato a funzionare e anzi ha ricevuto nel 2011 anche l’autorizzazione integrata ambientale dal ministero dell’Ambiente. Autorizzazione poi sottoposta a revisione dopo la lettera inviata dal capo della procura di Taranto Franco Sebastio, al neo ministro Corrado Clini che ha disposto la revisione del procedimento. Intanto il ministro Clini ha annullato la sua partecipazione a un incontro in programma domani a Lecce. Intanto oggi e’ stato dato il via all’accordo di programma per la riqualificazione ambientale di Taranto. Il protocollo finalizzato al ministero dell’Ambiente prevede un quadro complessivo di interventi per 336,6 milioni di euro, di cui euro 329,4 di parte pubblica e 7,2 di parte privata. La durata del protocollo e’ stabilita in anni 5. La maggior parte degli investimenti pari a 187 milioni sara’ destinata alle opere portuali: in particolare alla realizzazione della nuova diga foranea di protezione del porto fuori rada di Taranto (15 mln), la riqualificazione ambientale delle aree ricadenti del SIN di Taranto e contestuale sviluppo infrastrutturale prioritario dell’area portuale (79 mln di cui 62,3 gia’ finanziati), la riconfigurazione ai fini dell’adeguamento della banchina del molo polisettoriale per consentire i dragaggi fino a – 16,50 metri, comprensivi di distribuzione elettrica e superamento interferenze (51 milioni), riqualificazione e ammodernamento della banchina e dei piazzali in radice del molo polisettoriale (23,5 milioni) Alle bonifiche verranno destinati complessivamente 119 milioni destinati tra l’altro alla messa in sicurezza permanente dei sedimi contaminati da PCB nel Mar Piccolo (21 mln), delle Aree PIP del Comune di Statte (40 milioni)e della falda superficiale del SIN di Taranto (50 mln). Trenta milioni saranno dedicati al rilancio e alla riqualificazione industriale, in particolare per il sostegno alla realizzazione di investimenti produttivi – sia per l’insediamento di nuove attivita’, sia per l’innovazione dei processi produttivi di attivita’ esistenti – caratterizzati da un elevato livello tecnologico e di sostenibilita’ ambientale. Le fonti di finanziamento di parte pubblica destinate alle attivita’ previste nel Protocollo sono il protocollo d’intesa del 2009 per 62,3 mln. Si conta di reperire 113 mln dal Fondo Sviluppo e coesione della Regione Puglia (in corso di istruttoria per la presentazione al prossimo CIPE), mentre il Minambiente ci mettera’ 8 milioni e l’autorita’ portuale ulteriori 52 milioni di risorse proprie. “Nel sito di Taranto – si legge nelle premesse del protocollo – sono presenti poli industriali di rilevanti dimensioni, con grandi insediamenti produttivi e differenti tipologie di attivita’, quali industrie siderurgiche, raffinerie, industrie cementiere che rendono necessari interventi di riqualificazione industriale degli impianti e di risanamento ambientale secondo i canoni ed i principi dello sviluppo sostenibile, per il definitivo superamento delle criticita’ sanitarie e di inquinamento delle matrici ambientali che storicamente hanno interessato il sito”. Commentando i provvedimenti della magistratura il ministro Clini ha detto che chiedera’ che il provvedimento di riesame avvenga con “la massima urgenza”. L’intenzione del Governo, ha poi aggiunto, e’ di sostenere la continuazione delle attivita’ produttive nel sito industriale. “Chiedero’ che il riesame dei provvedimenti giudiziari avvenga nel minor tempo possibile, possibilmente entro giorni e non mesi, perche’ non possiamo sostenere il probabile clima di tensione economica e sociale”. Da parte sua il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha osservato che il sequestro dell’area a caldo e del parco minerali “non significa automaticamente lo ‘spegnimento’ della fabbrica. Tutti stanno lavorando per far continuare la fabbrica, mantenendo tutela del lavoro e protezione dell’ambiente”. Le famiglie a rischio con lo stop all’impianto secondo il governatore sarebbero 20 mila.