Non c’e’ ancora emergenza, ma certo il rischio siccita’ si fa sempre piu’ concreto. In molte regioni, come il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna, le risorse idriche non sono sufficienti a coprire il fabbisogno d’acqua e le campagne sono le prime a subire gli effetti disastrosi di questo caldo torrido. Soprattutto il mais. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori. Il problema e’ che le coltivazioni in campo aperto sono gia’ state messe a dura prova nei mesi scorsi, segnati da scarse piogge primaverili che non hanno neppure consentito l’accumulo di risorse idriche -spiega la Cia- e ora che si trovano nella fase produttiva hanno bisogno di un ”surplus” di irrigazione aggravato dalle temperature ”africane”. La penuria d’acqua, infatti, incide negativamente sulle produzioni agricole -continua la Cia-. Nelle regioni del Nord il mais giovane, che si trova proprio nel periodo della fioritura, quindi delicato quanto a temperatura e apporto idrico, ha gia’ iniziato ad avvizzire e seccarsi. E c’e’ il serio pericolo, se continua a non piovere, di perdere tra il 15 e il 20 per cento della produzione. Ma anche l’ortofrutta sta subendo danni piu’ o meno gravi a causa di ”Scipione” prima e di ”Caronte” ora: dal colpo di calore, che dissecca porzioni della pianta provocando uno ”stress” con effetti sullo sviluppo, alle scottature che colpiscono colletti e fusti delle giovani colture, alla spaccatura dei frutti. Senza contare che -conclude la Cia- il caldo, accompagnato da un alto tasso di umidita’, aumenta il rischio di attacchi parassitari e cresce anche il costo della ”bolletta energetica” per mantenere i prodotti freschi nei magazzini di conservazione.