Uno studio senza precedenti realizzato da oltre 200 ricercatori di ogni parte del globo e pubblicato su Nature, afferma che molte aree di foresta tropicale poste sotto tutela stanno fallendo loro compito di proteggere la biodiversità. Tra i partecipanti anche il Museo delle Scienze di Trento, che da oltre 10 anni condice attività di ricerca e conservazione nelle foreste tropicali dell’Africa orientale, specie in Tanzania. ”Le aree protette sono vere e proprie arche per la biodiversità. Molte di quelle studiate, però, stanno per ‘affondare’, pur costituendo la nostra ultima speranza di mantenere in vita le foreste tropicali e la loro straordinaria biodiversita”, afferma William Laurance, coordinatore dello studio (James Cook University – Cairns, Australia e Smithsonian Tropical Research Institute – Panama). Le aree protette prese in considerazione sono 60, tra cui il Parco Nazionale dei Monti Udzungwa in Tanzania, dove opera il Museo di Trento: ”La nostra presenza duratura nell’area – afferma Francesco Rovero, curatore della Sezione di biodiversità tropicale del museo – e i molteplici studi sulla biodiversità condotti in questi anni sono stati fondamentali per contribuire allo studio.” La ricerca del Professor Laurence e del team di colleghi ha preso in considerazione oltre 30 gruppi biologici – dalle piante alle farfalle, dai primati ai grandi predatori – all’interno di aree protette di foresta tropicale in America, Africa e Asia. I ricercatori hanno stimato la variazione numerica, nelle ultime 2-3 decadi, di questi gruppi, e quali cambiamenti ambientali hanno agito sulle aree protette. Le conclusioni dello studio rivelano che, nel complesso, le riserve contribuiscono validamente a proteggere le loro foreste, ma circa la metà non riescono a garantire la protezione dell’intero spettro della diversità ecologica che contengono. ”Ciò che è peggio – spiega Carolina Useche, dell’Humboldt Institute, in Colombia – è che non sono solo alcuni gruppi ad essere in difficoltà, ma una gamma molto ampia di specie”. Tra queste, i grandi predatori e altri mammiferi di grande taglia, molti primati, alberi di foresta primaria, pesci di acqua dolce e anfibi. I risultati mostrano come le riserve maggiormente in pericolo siano quelle meno protette, e quindi con maggior incidenza di caccia e disboscamento illegali.