Giappone: boom di attacchi di cuore dopo il terremoto e lo tsunami dell’11 marzo 2011, nuovo studio

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Lo tsunami dell'11 marzo 2011

Il terremoto dell’11 marzo 2011 a Fukushima non ha causato solo 15.861 morti, 3.018 dispersi e 388.783 case distrutte. Al bilancio della tragedia tsunami va aggiunto anche un boom di attacchi di cuore: nei 4 mesi successivi al sisma, rispetto allo stesso quadrimestre dei 3 anni precedenti, nella piccola prefettura di Miyagi (la piu’ danneggiata, vicina all’epicentro) sono piu’ o meno raddoppiate le corse delle ambulanze per soccorrere persone colpite da infarti, ictus, arresti cardiorespiratori, polmoniti e crisi da scompenso cardiaco. Dopo un paio di studi presentati nei giorni scorsi sull’aumento e il peggioramento dei malati di insufficienza cardiaca dopo la tragedia che ha colpito il Giappone un anno e mezzo fa, al Congresso 2012 della Societa’ europea di cardiologia (Esc) oggi e’ stata illustrata una nuova maxi-ricerca sul tema. Il lavoro esposto al meeting di Monaco di Baviera, che sara’ pubblicato sulla rivista dell’Esc ‘European Herart Journal’, e’ firmato dal team di Hiroaki Shimokawa della Tohoku Universirty Graduate School of Medicine di Sendai, che ha analizzato i 124.152 viaggi fatti dalle ambulanze dal 2008 al 2011 tra l’11 febbraio e il 30 giugno (cioe’ nel mese precedente l’11 marzo e nei 3 mesi successivi). Per tutte le tipologie di attacco cardiaco si sono registrati due picchi: uno particolarmente alto durante le 6 settimane successive alla prima scossa dell’11 marzo, quella di magnitudo 9.0 sulla scala Richter, e uno meno accentuato dopo la scossa del 7 aprile (intensita’ 7). Un dato interessante, sottolinea Shimokawa, e’ che classici fattori di rischio cardiovascolare come eta’ e sesso non hanno avuto un ruolo significativo negli attacchi cardiaci post-tsunami, come pure l’area di residenza. Con questo studio, continuano gli autori, sono stati valutati per la prima volta gli effetti cardiovascolari a medio termine di un disastro naturale come quello di Fukushima. Tra le possibili ragioni del record di sirene accese nella prefettura di Miyagi nei 4 mesi dopo il terremoto, Shimokawa elenca “il brusco aumento della pressione del sangue provocato dallo shock, una crescita degli episodi di tachicardia, infezioni e l’interruzione forzata della terapia con farmaci protettivi”.

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