Il territorio dell’Italia è situato interamente nella fascia climatica temperata, leggermente a sud della zona dove mediamente scorre quello che è stato definito fronte polare.
In questa fascia le perturbazioni sono principalmente di tipo frontale, dovute cioè al movimento lungo i paralleli delle masse d’aria le quali, avendo difficoltà a rimescolarsi, tendono a scorrere l’una sull’altra; la zona di demarcazione tra una massa d’aria e l’altra è detto fronte.
Naturalmente la fascia dove scorrono le perturbazioni non si trova sempre alla stessa latitudine; a parte gli spostamenti quotidiani che dipendono dall’andamento del tempo, il valor medio della traccia al suolo del fronte polare è diversa in estate e in inverno.
Ciò dipende dal fatto che mentre l’equatore geografico rimane fisso, la fascia terrestre che viene maggiormente riscaldata dal sole varia nei vari mesi dell’anno a causa della diversa inclinazione della terra nelle varie stagioni, rispetto ai raggi solari.
Durante il solstizio d’estate, che cade il 21 giugno, le regioni meridionali dell’Europa sono fortemente riscaldate, in quanto disposte quasi perpendicolari rispetto ai raggi solari. Il punto di perpendicolarità geografico è il tropico del cancro, che si trova a 23 gradi di latitudine nord, mentre le nostre regioni meridionali sono appena una quindicina di gradi più a nord (Lampedusa si trova a 35 gradi di latitudine nord).
Di conseguenza il fronte polare, che si trova al limite settentrionale di quella che abbiamo chiamato cellula di Ferrel, scorre molto più a nord, diciamo tra la Gran Bretagna e la Norvegia.
Al solstizio d’inverno invece (21 dicembre) i raggi solari sono perpendicolari alla superficie terrestre lungo la fascia del tropico del Capricorno, che si trova nell’emisfero sud; di conseguenza il fronte polare si trova ad una latitudine decisamente più bassa, passante mediamente sulle regioni centrali italiane.
In totale, in primavera ed in autunno il fronte polare si trova mediamente attorno alla latitudine di 50 ° nord, ovvero quella di Parigi (49° di latitudine nord) o Londra (52° nord). In estate lo troviamo circa 10 gradi più a nord, quindi attorno a 60 gradi ovvero la latitudine di Stoccolma, mentre in inverno lo troviamo 10 gradi più a sud, cioè attorno a 40 gradi di latitudine nord, che è la latitudine di Napoli. (Vedi figura).
Dall’analisi di questa figura potremmo trarre la conclusione che le precipitazioni, sul nostro territorio, debbano essere abbondanti in inverno e deboli o quasi assenti in estate.
In effetti occorre prendere in considerazione molti altri fattori che caratterizzano il clima d’Italia, analizziamo solamente i principali:
Un elemento dominante è senz’altro la catena delle Alpi, che si eleva mediamente fino a 2000 metri, riuscendo a deviare le perturbazioni più di quanto non facciano le altre catene montuose in Europa.
Un altro fattore è dato dalla presenza del bacino del Mediterraneo, il quale, introducendo una grande quantità di umidità nell’atmosfera, favorisce un aumento delle precipitazioni soprattutto nelle regioni settentrionali.
Occorre inoltre tenere presente che, negli scambi idrici con l’oceano Atlantico, il Mediterraneo è limitato dallo stretto di Gibilterra il quale, essendo poco profondo, permette il passaggio dell’acqua dall’Atlantico verso il Mediterraneo solo in superficie ed ostacola il movimento opposto. Poiché la temperatura dell’acqua superficiale del mare è più alta di quella degli strati profondi e lo stretto di Gibilterra si trova in un punto dove la corrente del golfo spinge l’acqua da ovest verso est, si ha che il mar Mediterraneo ha una temperatura leggermente più elevata rispetto all’oceano Atlantico, a parità di latitudine. Poiché l’acqua calda evapora più di quella fredda, le regioni attorno al Mediterraneo sono interessate da piogge più copiose rispetto alle altre regioni della stessa latitudine. In pratica nelle regioni settentrionali italiane si ottengono quantità di precipitazioni paragonabili a quelle dell’Europa nord occidentale, ma distribuite su un numero di giorni decisamente inferiore.
Un terzo fattore è la posizione del mare adriatico, il quale si estende tra la penisola italiana e i Balcani, rendendo quest’ultima regione una delle più piovose d’Europa e contribuendo alla umidificazione dell’aria in regioni che altrimenti sarebbero nettamente continentali come ad esempio la pianura padana.
Molti altri fattori sono responsabili di altrettante particolarità, come ad esempio il fenomeno della bora nella zona di Trieste; ne accenneremo brevemente nel capitolo in cui descriveremo il clima d’Italia nelle varie regioni.
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