La prima irruzione di aria fredda, di lontane origine artiche, ha raggiunto il bacino centrale del Mediterraneo, traboccando con impetuosi venti di “mistral” (oltre i 100 km/h di raffica) dalla valle del Rodano, ed in misura minore dagli intagli naturali delle Alpi Dinariche, con l’attivazione di forti e fredde raffiche di bora sul golfo di Trieste. La discesa di questo blocco di aria fredda, partito direttamente dalle latitudine artiche del mar di Barents, ha alimentato e approfondito una latente area depressionaria, che per più giorni ha sostato con il proprio perno nel tratto di oceano antistante le coste portoghesi, spostandosi gradualmente in direzione della Spagna, per poi penetrare sul mar Mediterraneo, sotto forma di una vecchia circolazione depressionaria, strutturata nella media troposfera (vortice depressionario intorno i 5100 metri).

I resti dell'ex uragano "Rafael" nella giornata di venerdi erano attestati sulla Spagna, come evidenzia l'analisi sinottica
Come avevamo previsto nell’articolo del meteo-weekend, questa circolazione depressionaria, figlia dei resti dell’ex uragano “Rafael” (nei pressi delle Bermuda), poi declassato a tempesta tropicale, agganciata in quota dall’intenso flusso occidentale, rianimato dal notevole “gradiente di geopotenziale” fra Mediterraneo e penisola Scandinava, si è diretta verso il golfo del Leone e le coste della Provenza, per poi avvicinarsi nella mattinata di sabato 27 Ottobre a ridosso delle coste della Riviera di Ponente, con un minimo barico al suolo che si è approfondito notevolmente, fino a toccare un valore di 986-985 hpa nella tarda mattinata. Fatto alquanto inusuale, visto che difficilmente l’Italia e il Mediterraneo centrale finiscono nel mirino dei resti degli ex uragani atlantici, ormai trasformati in profondi sistemi ciclonici extratropicali, con tanto di settore caldo pre-frontale e freddo post-frontale.
Durante l’evoluzione verso levante, la struttura depressionaria è stata rivitalizzata dai primi refoli di aria fredda che fuoriuscivano dalla vallata del Rodano, tramite intense raffiche di “mistral”, rafforzate ulteriormente dal nettissimo divario barico instaurato fra l’Italia, sede depressionaria, e la penisola Iberica, ove invece si è ubicata la propaggine più meridionale dell’ampio blocco anticiclonico disteso in Atlantico. E’ stata proprio questa area depressionaria a dare inizio all’intensa fase di maltempo che nel weekend ha fortemente penalizzato quasi tutte le regioni italiane e la Sardegna, con le prime importanti nevicate a bassa quota sulle Alpi, in particolare il basso Piemonte, e l’Appennino settentrionale, e le prime intense burrasche sui mari che circondano la penisola e le isole maggiori.
Difatti non si è trattato della solita ciclogenesi secondaria orografica sul golfo ligure, che si sviluppa a seguito dell’attivazione dei cosiddetti “venti di rimbalzo”. Quest’ultimi si producono allorquando i forti venti di “mistral”, che escono a ventaglio dalla valle del Rodano, per il forte “gradiente termico” e “barico” che si innesca tra il versante settentrionale alpino e quello meridionale, tendono a diramarsi in più direzione, propagandosi verso il mar di Corsica, mar di Sardegna fino alle Bocche di Bonifacio. Una parte dell’intenso flusso in uscita dal Rodano tenderà a spingersi verso est, urtando con i monti della Corsica nord-occidentale e piegano verso nord-est, risalendo la costa del levante ligure come sostenuti venti di Libeccio e Ostro che bordando i rilievi dell’immediato entroterra raggiungeranno il golfo di Genova, mascherandosi come correnti di Scirocco e Levante (E-SE) sul capoluogo ligure.

I resti di "Rafael" vengono identificati con il profondo vortice ciclonico extratropicale attestati poco a largo delle coste francesi sud-orientali
Una volta chiusa la circolazione appena descritta avviene la formazione del minimo barico orografico secondario attorno il golfo di Genova, noto anche come “Genoa low“. In questo caso l’area depressionaria era già presente nei medi e bassi strati, seppur in fase di graduale colmamento, prima di essere investita dal flusso di aria fredda, di lontane origine artiche, che usciva dal Rodano, andando a rivitalizzare il ciclone extratropicale. Qui l’area depressionaria ha potuto usufruire dei forti contrasti termici, fra le masse d’aria calde e molto umide, d’estrazione afro-mediterranee sub-tropicali marittime, che da Gibilterra e dal mar di Alboran si sono propagate in direzione dei bacini italiani sotto forma di sostenuti, a tratti intensi, venti di libeccio, con l’aria più fredda, di lontane origini artiche, in sfondamento dal Rodano, tramite il “mistral”.
L’interazione fra le differenti tipologie di masse d’aria ha risaltato l’instabilità “baroclina”, costruendo una frontogenesi nei bassi strati (sviluppo di un sistema frontale associato al minimo barico sul ponente ligure), responsabile delle diffuse piogge e dei rovesci sulle nostre regioni, e accompagnando il notevole approfondimento del vortice depressionario, supportato alle quote superiori da aria sempre più fredda in discesa dalle latitudini artiche, lungo il ramo discendente (quello destro dove scivola il ramo principale del “getto polare”) dell’ampia saccatura artica, che dalla Scandinavia affonda i propri tentacoli fino al cuore del bacino centro-occidentale del mar Mediterraneo.