Se l’Artico piange, per il raggiungimento del nuovo minimo assoluto d’estensione del ghiacci marini sul mar Glaciale Artico, non si può certo dire la stessa cosa dell’Antartide, che al contrario ha raggiunto una delle massime estensioni mai registrate da quando sono in uso le rilevazioni satellitari. A differenza delle previsioni i ghiacci marini che circondano il Polo Sud hanno mostrato un ottima salute dopo il lungo e gelido inverno antartico, appena cessato. Proprio lo scorso 22 Settembre 2012, sul finire del lungo inverno australe, l’estensione dei ghiacci marini che circondano il continente antartico ha battuto ogni precedente record storico. I dati satellitari sono disponibili da circa 40 anni, dato che le misurazioni ufficiali sono iniziate tra il 1970 e il 1975, e in questi ultimi 40 anni mai, lungo i mari antartici, c’era stato tanto ghiaccio quanto in questo 2012. Un annata storica da quando esistono le rilevazioni. A tal proposito bisogna anche considerare che ben 11 sulle 15 massime estensioni giornaliere del ghiaccio Antartico, sono di questo 2012. Inoltre i picchi annui con più ghiaccio al Polo Sud sono di 2012 e 2007, le due stagioni che invece hanno visto, al contrario, i record di minima estensione dei ghiacci dell’Artide. Nella giornata di ieri è arrivata anche la conferma della NASA. Il prestigioso ente spaziale statunitense ha ufficializzato che l’Antartide ha battuto il proprio record di massima estensione dei ghiacci, appena due settimane dopo il nuovo record di minimo per i ghiacci del Polo Nord. Il record assoluto, di massima espansione del ghiaccio marino, sarebbe stato misurato il 26 Settembre 2012, con un’estensione del ghiaccio marino di ben 19.440 milioni di chilometri quadrati.
Il record precedente era di 19.390 milioni di chilometri quadrati, e risaliva al 2006. Un grafico elaborato da alcuni scienziati della NASA mostra la misura massima per il mese di Settembre di ogni anno dal 1979 ad oggi, da quando cioè esistono i dati satellitari ufficiali. La tendenza indica una crescita dello 0,9% per ogni decennio del livello medio dei ghiacci marini antartici. Secondo un recente studio condotto dagli scienziati del Goddard Space Flight Center della NASA, Claire Parkinson e Donald Cavalieri, il ghiaccio marino dell’Antartide sta aumentando soprattutto in alcune zone intorno al grande continente australe, in base ai cambiamenti della circolazione atmosferica. L’elemento saliente che sta stupendo sempre più scienziati e ricercatori di tutto il mondo è che anche questo 2012 continua sulla scia dei forti contrasti tra l’andamento dei due poli del nostro pianeta, con una netta diminuzione dei ghiacci artici a fronte di un aumento sostanziale di quelli antartici. Entrambi gli emisferi hanno una notevole variabilità inter-annuale, ma con una chiara tendenza a lungo termine.
Nel Polo Nord il ghiaccio sta diminuendo, specie a seguito dei gravi minimi del 2007 e del 2011 che avrebbero spianato la strada per il grande minimo assoluto dell’estate 2012, che ha definitivamente dimezzato i ghiacci marini del mar Glaciale Artico. In Antartide il ghiaccio sta aumentando, specie nelle aree costiere, dopo il lungo e gelido inverno australe che quest’anno ha presentato una particolare rigidità in diverse aree del Polo Sud, a dispetto di altre che hanno goduto di maggiori anomalie termiche positive (per frequenti avvezioni calde oceaniche). Ma l’aspetto poco rassicurante riguarda l’entità della perdita di ghiaccio nell’Artico che è molto più significativa rispetto a quella dell’aumento di ghiaccio nell’Antartide. Questo dato dovrebbe fare riflettere gli scienziati, ma non solo, visto che non esiste una reale proporzionalità fra gli opposti fenomeni che negli ultimi anni sono andati sempre più ad estremizzarsi fra i due Poli. Per quel che concerne l’Antartide si può anche dire che, in minima parte, la notevole espansione del “pack” è stata favorita dal soffio dei fortissimi e gelidi venti “Catabatici” antartici, per svariati giorni nelle medesime aree.
I possenti venti “Catabatici” dell’Antartide si originano semplicemente per i notevolissimi divari di densità, e quindi di pressione atmosferica, delle gelide masse d’aria che stazionano sopra il Plateau Antartico, dove si ha un potente anticiclone permanente (massimi barici di oltre i 1040-1050 hpa) tutto l’anno, con l’aria un pò più mite (o meno fredda) presente sui mari che bagnano il Polo Sud, dove invece prevalgono profondi sistemi depressioni, con minimi che possono sprofondare sotto i 940 hpa, che sfrecciano per i mari del sud, portando continue tempeste, tanto da rendere questi bacini tra i più tempestosi del pianeta visto la totale assenza di terre emerse (per questo i forti venti e le ondate gigantesche da essi prodotte possono attraversare i settori meridionali dei tre oceani). Da un punto di vista dinamico il fenomeno può essere spiegato anche dal fatto che l’aria gelidissima del Plateau Antartico, molto densa e pesante, tende a scivolare sulle coste dell’Antartide, incanalandosi con forza nell’area del pendio, favorendo l’attivazione di queste impetuose correnti d’aria in discesa dai ghiacciai del Polo Sud. In questo caso anche l’orografia gioca un ruolo determinante nel far “canalizzare” o deviare le furiosi correnti gelide che fuoriescono dal continente più gelido del pianeta. Spesso lungo le coste i venti “Catabatici”, in discesa dal Plateau ghiacciato, possono raggiungere valori di 100-150 km/h, con raffiche fino a 180-200 km/h. Ma in determinate situazioni, specie durante l’autunno o l’inverno australe, quando sui mari sub-antartici si sviluppano quelle profondissime “depressioni-uragano” (minimo al suolo anche al di sotto dei 940-935 hpa) e si vengono a determinare incredibili “gradienti barici” con il Plateau, dominato dall’anticiclone permanente sopra i 1040 hpa, si riescono a sollevare degli uragani di vento di potenza straordinaria, capaci di ridurre la visibilità orizzontale a pochi metri per l’immenso “scaccianeve” sollevato sui ghiacciai. Tali venti molto forti, che spirano dal Plateau interno verso le coste, molto spesso, possono facilitare una notevole estensione dei blocchi di ghiaccio sui mari che circondano l’Antartide, rappresentando cosi uno dei tanti elementi (andamento delle temperature medie, correnti oceaniche, intensità degli scambi di calore tra le aree oceaniche e il Plateau interno) che hanno contribuito al raggiungimento del nuovo massimo di estensione della “banchisa” antartica. Ma per capire la reale evoluzione di questi processi climatici in futuro occorrerà approfondire nuovi studi dettagliati sulle pecularietà meteo/climatiche di Antartide e Artide.