Meteo Didattica: le perturbazioni che interessano l’Italia in Autunno

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Analizziamo adesso il passaggio delle perturbazioni nelle varie stagioni dell’anno.

In autunno il fronte polare scorre pressappoco alla stessa latitudine dell’Italia, vale a dire attorno ai 50° di latitudine nord. In questo modo le perturbazioni attraversano la Francia e colpiscono l’arco alpino, spezzandosi in due parti, di cui quella settentrionale passa a nord del sistema montuoso e arriva sui Balcani dove tende a ruotare e dirigersi verso sud ovest. La parte meridionale si incunea tra l’arco alpino e i Pirenei, presentandosi sul golfo di Genova come zona di bassa pressione che ben presto si trasforma in una nuova linea frontale.

Dopo circa un giorno di permanenza nella zona di formazione, la perturbazione si mette in movimento nella stessa direzione dei venti in quota e si sosta sulla pianura padana oppure sulle regioni adriatiche o infine sul Lazio.

Dopo un paio di giorni la perturbazione che è passata a nord delle Alpi tende a ricongiungersi con la parte meridionale che abbiamo appena descritta e continuare il suo movimento verso est.

La formazione del minimo sul golfo di Genova in autunno è molto ricorrente. In effetti lo è anche in primavera, tuttavia in quella stagione la superficie del mare è ancora fredda a causa della passata stagione invernale e, pur se in fase di riscaldamento, è in grado di immettere nell’atmosfera una quantità di umidità piuttosto limitata.

In autunno invece, nonostante il soleggiamento cominci a diminuire, il mare è ancora caldo per la passata stagione estiva e la quantità di umidità immessa nell’atmosfera è decisamente superiore. Di conseguenza le perturbazioni autunnali sono notevolmente più intense di quelle primaverili.

Il fronte polare scorre all’altezza dell’arco alpino, le perturbazioni tuttavia subiscono una deformazione ancor prima di giungere sul nostro territorio.

A causa della catena montuosa dei Pirenei, del Massiccio centrale e della parte occidentale dell’arco alpino, le perturbazioni si dividono in due rami, uno attraverso la valle tra i Pirenei ed il Massiccio centrale e l’altro lungo la valle del Rodano. Le due masse d’aria si incontrano sul golfo di Genova dove incrementano la loro vorticità e generano un minimo abbastanza profondo, che convoglia aria umida ed instabile nei bassi strati e genera precipitazioni abbondanti su tutto il litorale ligure e sull’alta Toscana.

Le precipitazioni che avvengono in questa prima fase sono generalmente intense ed a carattere temporalesco, soprattutto in autunno quando il mare è più caldo e quindi l’evaporazione è maggiore.

La formazione dei temporali è favorita dai rilievi orografici della Liguria che costringono la massa d’aria ad un sollevamento forzato, favorendo la formazione della pioggia e dei temporali,

In autunno questo tipo di perturbazione si verifica con una frequenza molto elevata e le precipitazioni che avvengono in Liguria sono spesso a carattere alluvionale.

La massima quantità di precipitazioni caduta in 24 ore in Italia è avvenuta a Genova il giorno 8 Ottobre 1970 quando nell’arco della giornata sono caduti  530 millimetri di pioggia.

Il minimo sul golfo di Genova non si esaurisce nel luogo di formazione, nell’arco di una giornata esso si sposta, spinto dai venti in quota, secondo tre direttive principali: verso la pianura padana, o verso la Toscana e le Marche, oppure verso il Lazio e le regioni meridionali. Nel frattempo che la parte meridionale del fronte originario ha seguito le trasformazioni che abbiamo appena descritto, la parte settentrionale passa a nord delle Alpi e si presenta sui Balcani molto deformata. Dopo circa due giorni, le due masse d’aria tendono a ricongiungersi innescando una nuova perturbazione che colpisce il litorale adriatico.

Un caso particolare dei perturbazione si ha quando i venti in quota sulla Francia sono molto intensi e provengono da nord; in questo caso essi spingono tutta la perturbazione all’interno del Mediterraneo e si viene a posizionare sul mar Tirreno. Inizialmente la zona di minimo rimane inattiva fino a quando non viene messa in movimento dal ramo ascendente della corrente a getto che attraversa la penisola italiana, a questo punto i fenomeni cominciano ad essere attivi, intensi e persistenti.

Questa configurazione, fortunatamente non molto frequente,  a causa della lentezza con cui attraversa il nostro territorio, è detta “situazione di blocco”  e provoca delle precipitazioni molto abbondanti, essa si verifica soprattutto nel mese di novembre e spesso è causa di alluvioni sul nostro territorio.

In autunno a volte si ha un ramo discendente del getto sulla Francia che attraversa la Spagna e si inoltra nell’Africa settentrionale; contemporaneamente un ramo ascendente del getto dall’Africa si dirige verso la catena degli Appennini.

Se le correnti sono forti il movimento lungo i paralleli delle perturbazioni viene molto rallentato ed a volte una perturbazione rimane per parecchi giorni nella stessa posizione, questa viene detta “situazione di blocco” ed è caratterizzata da un flusso di aria umida che investe per alcuni giorni il versante tirrenico della catena degli Appennini.

In questi casi, fortunatamente poco frequenti avvengono precipitazioni intense e persistenti. Le maggiori alluvioni sulla parte peninsulare del nostro territorio sono dovute proprio a questo tipo di perturbazione (Firenze 4 novemre 1966).

Altre informazioni di carattere scientifico e meteorologico si possono trovare sul sito: http://alfiogiuffrida.blogspot.com/

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