21 dicembre 2012: le 10 cause della fine del mondo secondo National Geographic Channel

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Dalle calamita’ naturali ai disastri nucleari fino a guerre e cambi climatici. Il 21 dicembre si avvicina e tutti, chi per scherzo chi seriamente, parlano solo di questo: la fine del mondo, la profezia dei Maya, l’Apocalisse. Per questo motivo domenica prossima con il documentario “10 modi per estinguersi”, National Geographic Channel illustrera’ le dieci possibili cause – ‘reali’ – di estinzione dell’umanita’. Un inquietante viaggio tra i drammatici eventi che potrebbero colpire il nostro pianeta. A fare da guida non un gruppo di superstiziosi, ma scienziati di rilievo mondiale, come Nick Bostrom, filosofo dell’universita’ di Oxford, Michio Kaku, fisico teorico del City College of New York, Michael Rampino, geologo della New York University e molti altri. Prima possibile causa della scomparsa dell’uomo e’ un’esplosione di raggi gamma dovuta al collasso di una stella gigante. Pericolose radiazioni ultraviolette e piogge acide potrebbero cosi’ investire il nostro pianeta, lo strato di ozono si ridurrebbe improvvisamente causando la distruzione delle coltivazioni. Altrimenti l’eruzione di un super vulcano. Sorvegliato speciale e’ quello di Yellowstone. Una sua eruzione catastrofica potrebbe causare l’emissione di migliaia di chilometri cubi di magma e di gas. Le temperature cosi’ si abbasserebbero per lunghi anni e l’umanita’ non riuscirebbe a trovare scorte alimentari per superare questo periodo. Tra le possibili cause annoverate dal National Geographic non mancano gli evergreen, come un attacco extraterrestre o l’impatto con un asteroide. Se la prima ipotesi incuriosisce soprattutto il pubblico dei film di fantascienza, per i quali non si puo’ mai escludere la presenza di altre forme di vita nell’universo violente e aggressive, la seconda solletica di piu’ le corde degli appassionati di astronomia. Un corpo celeste dal diametro di circa 10 chilometri, come quello che 65 milioni di anni fa cancello’ dalla faccia della Terra il 75% degli esseri viventi, inclusi i dinosauri, potrebbe infatti far parecchi danni. Ma c’e’ anche il rischio di una pandemia globale: una simulazione ha dimostrato che se un uomo, contagiato da un virus in Asia, prendesse un volo per la Svezia, in meno di otto settimane il virus colpirebbe 100mila persone, e alla nona sarebbero 300mila mila i contagiati. Da quel momento il virus si propagherebbe velocemente e colpirebbe il 70% della popolazione mondiale. Oppure l’estinzione dell’uomo potrebbe essere provocata da esperimenti fisici fatti dall’uomo stesso, nel tentativo di domare le forze della natura. Ancora, la creazione in laboratorio dal nulla di un nuovo tipo virus: la biologia sintetica ha infatti dimostrato che in scienza e’ possibile creare nuovi e mortali virus che potrebbero distruggere l’umanita’. Un’altra causa potrebbe essere una catastrofe climatica. Secondo Stephen Schneider, biologo ambientale di Stanford, se le emissioni di anidride carbonica continueranno a crescere alla velocita’ di oggi, alla fine del secolo ci sara’ un aumento delle temperature pari ad oltre 4 gradi. Questo significherebbe il disgelo di gran parte della Groenlandia, un innalzamento del livello del mare di 5-10 metri, un incremento degli uragani e degli incendi. Ma l’uomo puo’ essere causa del suo male anche in altri modi, come il dar vita a una guerra apocalittica. Se la seconda guerra mondiale ci ha dato la bomba atomica, un terzo conflitto di quella portata potrebbe portare alla fine della razza umana. Tra le cause c’e’ poi quella di una super intelligenza artificiale superiore a quella umana. Un esercito di robot sfuggito al nostro controllo e in grado di auto implementarsi potrebbe eliminare ogni traccia di essere vivente. Per fortuna, tutte quelle elencate dal National Geographic sono solo ipotesi molto suggestive. Gli esseri umani possono stare tranquilli e pensare ad altro, nel frattempo. Ai Maya, per esempio.

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