La relazione tra uomo e tempo è sempre stata molto stretta, prova ne è la serie infinita di credenze mitologiche dell’antichità, fra le quali, ad esempio, ancora oggi ritroviamo, vivo nell’immaginario, il dio vichingo del tuono e del lampo, Thor.
Ancora una volta i fenomeni più diffusi e paurosi venivano fatti risalire a volontà superiori. C’è di più: il termine inglese thunder, tuono, pare sia derivato proprio dal nome del dio Thor. Come in altre mitologie, si tentava di spiegare con complesse e fantasiose vicende l’alternarsi di periodi freddi ad altri favorevoli alla vita, ricorrendo a difficoltà in cui sarebbero incorsi gli stessi dei: una trasposizione del bene e del male, in cui il bene trionfava, aiutato da riti che gli uomini stessi compivano a favore dei loro dei. Era un modo per poter ammettere che avvenissero fatti negativi e al contempo per escludere da questi la responsabilità della loro divinità, a sua volta umanizzata nelle difficoltà che incontrava.
Il popolo azteco, oggi “alla ribalta” per via della conoscenza del cielo e dei suoi cicli, credeva in alcuni dei che erano profondamente connessi a fenomeni meteorologici: Tonatiuh, dio del Sole, Tlàloc, dio della pioggia e della fertilità, la cui “collera” veniva placata con terribili sacrifici umani.
Da ricordare anche Quetzalcoatl (letteralmente “prezioso serpente piumato”), creatore della vita e regolatore dei venti apportatori di pioggia.
Non si può, infine, non ricordare il legame profondo dei nativi americani con gli elementi della natura ed i famosi riti propiziatori ancora in uso, quali la danza della pioggia. Noto è inoltre il ruolo dei sacerdoti-sciamani nella comunità dei nativi americani, come anche lo studio degli astri, che ha a volte raggiunto livelli di eccellenza.
Proprio l’osservazione della ciclicità delle stagioni e del mutare della posizione degli astri nel cielo nei vari periodi dell’anno ha indotto la convinzione, in diverse civiltà, che vi fosse un legame fra le stelle e il tempo. Da qui una infinità di previsioni basate sulla posizione delle stelle e della Luna, e una commistione tra astronomia, meteorologia e astrologia, che di certo non ha fatto bene alla scienza, e ancora oggi è difficile da sradicare.
Non è un caso che quello che oggi chiameremmo meteorologo era rappresentato da una figura che si occupava anche di astrologia ed astronomia. Ad esso veniva chiesto di mettersi in contatto con gli dei per poter conoscere il futuro. E’ sufficiente questo per spiegare quanta fosse la confusione e la commistione fra mito e realtà.
Ma, se ci riflettiamo, tutti abbiamo sottomano la più antica previsione meteorologica giunta fino a noi: si tratta del libro della Genesi, in ci si annunciavano sette anni di abbondanza e, successivamente, sette di carestia.
Ancora più nota è la profezia sul diluvio universale, che è realmente avvenuto (in termini magari non universali ma storicamente accertati). In questo caso fu Dio ad avvertire Noé di costruire la famosa arca per salvarsi.
Ma ci sono anche, nella Bibbia, altri esempi di previsione meteorologica ed indicazioni sul ciclo dell’acqua, sui venti e sui mari, con precisione tale che non fu più uguagliata fino a qualche secolo fa.