Forti piogge e temporali nei giorni scorsi hanno colpito duramente varie aree del sud America, dall’umido bacino amazzonico fino alla Bolivia e al vicino Paraguay. I temporali sono tornati ad interessare anche l’arida regione semi-desertica del Chaco, dopo l’ ennesima ondata di calore dei giorni scorsi, che ha fatto schizzare i termometri sopra il muro dei +40°C +42°C all’ombra. Alcuni di questi temporali sono divenuti particolarmente intensi, al punto da essere accompagnati da una forte attività elettrica, intensi colpi di vento, legati ai “downbursts” delle singole “Celle”, e forti rovesci di pioggia. Purtroppo proprio durante uno di questi temporali è precipitato l’elicottero di uno dei candidati alle presidenziali del Paraguay, l’ ex generale Lino Oviendo. Secondo i media locali i resti del velivolo sono stati trovati in una zona rurale alla periferia della capitale Assuncion. All’interno sono stati rinvenuti i corpi carbonizzati degli occupanti. Oviedo era partito a bordo dell’elicottero con un collaboratore da Conception, dopo un comizio. Ma una intensa attività convettiva si è registrata anche lungo la cordigliera andina, dalla Bolivia fino al Peru, con la fioritura di diverse “Cellule temporalesche” e veri e propri sistemi temporaleschi “Multicellulari” che hanno dato la stura a forti rovesci di pioggia e temporali molto intensi nella regioni montuose peruviane.
Alcune di queste “Cellule temporalesche” presentavano dei top davvero notevoli, segno della presenza di “updrafts” molto forti, ben alimentati dalla risalita verso l’alto di masse d’aria molto calde e umide, che hanno spinto le sommità dei cumulonembi fino al limite della troposfera. Tale attività convettiva si è sviluppata a seguito dell’afflusso di masse d’aria più fresche e più umide che si sono frapposte alle masse d’aria molto calde e secche preesistenti sopra l’arida regione del Chaco. I notevoli divari termici che si sono originati, con l’aria più fredda in risalita dalla Pampa argentina che si è incuneata al di sotto delle masse d’aria più calde presenti nei bassi strati, hanno prodotto i forti moti convettivi (correnti ascensionali) responsabili della nascita dei forti temporali. Alcuni di questi sistemi temporaleschi che sono andati a svilupparsi lungo la cordigliera andina peruviana, ancor prima di dissiparsi in un agglomerato di nubi medio-alte e cirri filamentosi in alta quota, sotto la spinta delle intense correnti orientali in scorrimento in alta quota, sono riusciti ad oltrepassare i crinali delle Ande per arrivare sulle coste del Peru meridionale, interessando il tratto di costa compreso fra San Juan e Ilo. Proprio in questo tratto di costa, come nelle aree del più vicino retroterra montuoso, si sono verificate delle piogge e persino dei rovesci molto localizzati. Pioggia che è caduta anche su Nazca, come su altre località e villaggi delle Ande peruviane. Certo nulla di strano se non fosse che le coste peruviane risentono, in modo anche pesante, del passaggio del ramo principale della fredda “corrente marina di Humboldt”, che scorre dai mari sub-antartici verso nord-ovest fino alle Galapagos, rendendo il mare peruviano ricco di plancton ed alghe (non è un caso se è uno dei mari più pescosi del mondo).
La stessa però inibisce la formazione dei moti convettivi e dell’annessa nuvolosità, visto che le acque fredde (temperature sui +17°C +18°C, anche meno durante gli anni di “Nina“) raffreddano lo strato d’aria sovrastante (negli strati più bassi, prossimi alla superficie oceanica), generando una permanente inversione termica (quindi una situazione proibitiva per la nascita dei moti convettivi) che rende le coste peruviane e cilene, incluse le aree montuose del vicino retroterra, fra i luoghi più aridi del mondo. Basti pensare al deserto di Atacama, uno dei luoghi più secchi del pianeta, dove solo negli anni del “Nino”, quando le acque oceaniche subiscono un maggiore riscaldamento indotto da un forte indebolimento dell’Aliseo di SE e una conseguente proliferazione della calda “contro corrente equatoriale sul Pacifico sud-orientale”, verso le coste ecuadoriane e peruviane, si possono verificare delle precipitazioni, anche a carattere di rovescio, in grado di far fiorire il deserto con la caduta di pochi millimetri d’acqua.
La stessa costa peruviana e la città di Lima (la capitale del Peru) hanno un clima estremamente secco (in alcune località cadono meno di 40-50 mm l’anno) e fresco per merito della “corrente di Humboldt” e le uniche precipitazioni che si registrano, quando non c’è “El Niño”, sono derivate dalle sottilissime precipitazioni nebulizzate prodotte dalla “Garua”, una tipica nebbia d’avvezione che spesso si forma lungo le coste del Cile settentrionale e della costa peruviana, quando un flusso d’aria umida e calda, di origine oceanica, transita sopra le fredde acque dove scorre la “corrente di Humboldt”. L’umidità contenuta in seno alla massa d’aria si raffredda sensibilmente raggiungendo cosi il punto di condensazione che poi origina i densi banchi nebbiosi nei bassi strati che vengono spinti in direzione delle aree costiere dai venti dominanti, che spirano sempre da Sud o S-SO, quasi in parallelo con l’orientamento della fascia costiera.
Molto più a sud invece, tra l’estrema punta meridionale del Cile e sulla Terra del Fuoco, il grande protagonista è stato il fortissimo vento da O-SO e SO, che fra domenica 3 e lunedì 4 Febbraio ha sferzato le terre più meridionali del sud America, con raffiche che hanno toccato pure i 110-120 km/h, con picchi superiori ai 130 km/h nell’area di Capo Horn, uno dei punti più tempestosi della Terra. Ad Ushuia, la città più meridionale del pianeta, le forti raffiche da SO hanno toccato un picco di ben 118 km/h. Durante le bufere notevole l’intensità del vento medio sostenuto ha superato i 70-80 km/h per alcune ore. Le tempeste di vento che hanno investito la Terra del Fuoco sono state associate al passaggio di una profonda circolazione depressionaria attestata a ridosso delle coste della penisola Antartica, con un minimo barico sceso sotto i 955 hpa. Depressione che si è rapidamente alontanata verso l’Atlantico meridionale, convogliando verso il mare di Drake e l’omonimo Stretto impetuosi venti da O-SO e SO che hanno raggiunto l’intensità di tempesta, con raffiche fino a 120-130 km/h.