Per la gestione del rischio idrogeologico bisogna ripartire dal rapporto tra citta’ e campagna. E’ questa la ricetta proposta da Stefano Masini, responsabile Ambiente e Sicurezza della Coldiretti. Secondo Masini “la sicurezza del territorio rappresenta quella condizione essenziale per l’organizzazione dei lavori aziendali. Spesso ripetuti fenomeni di frane e alluvioni, 486mila eventi franosi censiti nel nostro territorio annualmente, mettono a rischio la vita degli operatori e le strutture. Compromettendo anche le possibilita’ di sviluppo futuro delle iniziative economiche”. Sulla soluzione Masini sottolinea il ritardo culturale e normativo a partire dal consumo di suolo agricolo. In particolare, “la perdita di 100 ettari al giorno di superficie agricola utilizzabile significa ridurre la funzione di presidio dell’agricoltura nell’erogazione dei servizi a beneficio della collettivita’ e dell’illegalita’ diffusa” perche’ “attraverso 4 condoni in 30 anni e’ stato consolidato un patrimonio abitativo costruito in aree a rischio idrogeologico moltiplicando i danni”. Si tratta dunque “di ripensare al rapporto tra citta’ e campagna modificiando le regole urbanistiche. Dobbiamo tornare a costruire sul costruito, vale a dire incentivando pratiche edilizie che recuperano edifici, opifici, vani abitativi, spazi commerciali tassando invece l’uso di suolo agricolo”. Quest’anno, aggiunge Masini, “l’Istat ha censito 266mila metri cubi di cemento, calcestruzzo, asfalto e vetro. Un dato preoccupante. Occorre invece garantire piu’ spazio all’agricoltura e relizzare queste politiche di prevenzione”. Di certo servono piu’ risorse “che si traducono pero’ in investimenti. In Italia abbiamo allestito l’industria della riparazione del danno affidata alla protezione civile ma dobbiamo invertire questa tendenza. Investiamo invece in una programmazione di opere diffuse, di manutenzione nell’agricoltura, risparmiando quelle risorse che spendiamo per risanare i disastri”, conclude il responsabile Ambiente e sicurezza della Coldiretti.