Archeologia: scoperte statue di epoca greco-romana nell’oasi del Fayyum, a Dime es-Seba in Egitto

MeteoWeb

Il deserto egiziano ha restituito due monumentali statue di epoca greco-romana raffiguranti leoni. La scoperta e’ avvenuta durante la recente campagna organizzata dal Centro Studi Papirologici dell’Universita’ di Lecce sotto la direzione di Mario Capasso (cattedra di papirologia) e Paola Davoli (cattedra di egittologia) nell’oasi del Fayyum nel sito di Dime es-Seba, a nord del lago Qarun. In epoca antica la localita’ si chiamava Soknopaiou Nesos, ovvero ‘isola del dio Soknopaios’, probabilmente a causa della particolare conformazione dell’insediamento che si erge su un pianoro rialzato. La notizia della scoperta e’ stata pubblicata dalla rivista ”Archeologia Viva”. Le ultime ricerche si sono concentrate nell’area esterna di un tempio, gia’ posto interamente in luce dall’equipe italiana, e hanno portato al rinvenimento di due statue architettoniche quasi completamente integre in calcare locale (conchiglifero), raffiguranti la parte anteriore di leoni. Le due fiere presentano dimensioni e lineamenti diversi, probabilmente perche’ realizzati da maestranze differenti. In un caso la rappresentazione e’ piu’ naturalistica mentre nell’altro e’ piu’ stilizzata. Le parti posteriori sono state lasciate grezze poiche’ le statue dovevano essere inserite nel muro del tempio. Esse infatti decoravano la parte esterna aggettante di due grondaie, in modo analogo a quanto avviene nel piu’ noto tempio di Dendera, in Alto Egitto, dedicato ad Hathor, dove la gronda si trova pero’ tra le zampe del leone e non sotto come in questo caso. Il ritrovamento dei leoni, oltre ai numerosi ‘ostraka’ (frammenti di calcare o terracotta iscritti) e papiri, conferma l’importanza dell’antica Soknopaiou Nesos. Il tempio, in epoca romana catalogato “di primo rango”, era stato costruito con accuratezza e senso di monumentalita’ da maestranze altamente esperte. Lo testimonia proprio l’abilita’ con cui vennero resi i musi dei due leoni-grondaia. La zona scavata dagli archeologi italiani, abitata dal Neolitico fino all’epoca tardoantica, ha ospitato per millenni il culto del coccodrillo Sobek, la divinita’ principale del Fayyum, di cui Soknopaios era una variante. L’insediamento di Soknopaiou Nesos, fondato agli inizi dell’epoca tolemaica (fine IV secolo a.C.) e abbandonato alla meta’ del III secolo d.C., ha forma allungata, diviso in due parti da una via processionale lunga quattrocento metri che conduceva al ‘temenos’, un grande recinto sacro che ospitava il santuario di Soknopaios. Questo venne costruito in due fasi distinte: il primo tempio, realizzato in epoca tolemaica, fu allargato con l’aggiunta di un secondo terminato in epoca romana; i due edifici, uniti da un cortile, divennero parte di un unico complesso.

Condividi