Per affrontare l’emergenza arsenico nel Lazio ”servono scelte, finanziamenti e capacita’ industriale e gestionale” tenendo conto del fatto che ”ci progetti per 5 miliardi di euro bloccati nei cassetti delle aziende”. Lo afferma in una nota Federutility – la federazione nazionale delle aziende che gestiscono l’acqua e l’energia – commentando i dati dell’Istituto superiore di Sanita’ che hanno rivelato presenza maggiore di arsenico sulla popolazione del Lazio. ”Nelle zone vulcaniche l’arsenico nell’acqua c’e’ da sempre, e’ la natura. Al contrario degli antichi romani pero’, grazie ai progressi tecnologici ed industriali, oggi siamo in grado di misurarne le quantita’, di stabilire quali siano i parametri di rischio e anche di intervenire per eliminare del tutto o in parte l’arsenico”, afferma Adolfo Spaziani, direttore generale di Federutility. ”Il problema – aggiunge – e’ che servono scelte, finanziamenti e capacita’ industriale e gestionale. A volte non sembra che il nostro paese vada in questa direzione. Perche’, poi, il Lazio sia in ritardo sul resto d’Italia, e’ sicuramente da accertare”. Nella lettura di Spaziani nel Lazio ”c’e’ la dimostrazione chiara che, laddove ci sono progetti, finanziamenti e volonta’, si puo’ realizzare il dearsenificatore, come a Latina nei mesi scorsi. Altrove ci si concentra sui dibattiti o si viene bloccati dalla mancanza di risorse economiche”. Il direttore di Federutility sottolinea, inoltre, come ”le questioni idriche e idrogeologiche, vengono prese in considerazione solo quando esplode un’emergenza. Che si tratti di alluvioni, siccita’ o arsenico, si agisce solo dopo l’allarme. Lo stato, il governo e gli enti locali scelgano finalmente in che posizione debba essere l’acqua nella loro lunga lista di priorita”’. ”L’Istituto superiore di sanita’ – conclude Spaziani – ha detto chiaramente che non c’e’ pericolo imminente. Allora non si pensi a tamponare l’emergenza, ma si ragioni a lungo termine. Ci sono progetti per 5 miliardi di euro bloccati nei cassetti delle aziende. I finanziamenti pubblici coprono poco piu’ del 10% e i possibili finanziatori non investono in un settore che viene considerato incerto ed instabile”.
Arsenico nell’acqua, Federutility: “progetti ci sono ma mancano scelte e soldi”
