Sono saliti a 57,4 milioni di euro i danni stimati nel Reggiano, dove la gravita’ delle numerose situazioni di dissesto idrogeologico sulla base anche delle relazioni dell’assessore provinciale alle Infrastrutture Alfredo Gennari e’ stata illustrata dalla responsabile della Protezione civile Federica Manenti. Ammonta invece a 106 milioni il piano organico che punta sulla prevenzione e indica le priorita’ di intervento per la messa in sicurezza del territorio, elaborato per la prima volta dalla Provincia lo scorso novembre mettendo sul tavolo tutte le conoscenze in capo ai diversi enti competenti in materia di difesa del suolo: la Regione attraverso il Servizio tecnico di bacino (Stb, ex Genio civile), l’Agenzia interregionale per il Po (Aipo, ex Magistrato per il Po), Consorzio di bonifica. “Circa 150 milioni sembrano tanti, soprattutto di queste tempi – ha spiegato la presidente della Provincia di Reggio Emilia, Sonia Masini – ma in realta’ corrispondono a un paio di bilanci di Provincia e Comune capoluogo ed e’ una somma che non intendiamo ottenere solo con trasferimenti, quindi con risorse finanziarie fresche che ci rendiamo conto siano di difficile reperimento, ma con una serie di misure incrociate che, cosi’ come avvenuto per il dopo-terremoto, consentirebbero di mettere in sicurezza il nostro territorio, ma anche di dare lavoro alle tante piccole e medie imprese cosi’ duramente colpite dalla crisi”. Lungo e articolato e’ stato infatti l’elenco delle misure che la Provincia ha sottoposto oggi all’attenzione di parlamentari reggiani e consiglieri regionali nel corso di un incontro ad hoc, volto a illustrare su quali leve, fiscali e non, recuperare le risorse necessarie per la messa in sicurezza di un territorio gia’ alle prese con la crisi economica. Che la situazione sia grave, lo hanno confermato i diversi sindaci intervenuti per sottolineare, oltre all’importante ruolo di coordinamento svolto dalla Provincia, una situazione che peggiora di giorno in giorno e che, con lo scioglimento della neve, rischia di aggravarsi ulteriormente; denunciando la pericolosita’ di numerose strade specie per ciclisti e motociclisti che vengono da fuori comune, i danni alle coltivazioni e all’intero comparto agricolo, ma anche il tema di come le aziende delle utility eseguono i lavori di scavo sulle strade o di come la Statale 63, franata nel 2008, sia ancora distrutta, come 5 anni fa.