L’Arabia Saudita ha dislocato sul suo territorio 117 stazioni sismiche. Il progetto, costato 46 milioni di euro, non prevede però l’installazione di altri punti di rilevamento nei prossimi tre anni a causa di una mancanza di fondi. Hani Zahran, direttore del Centro Sismico Nazionale per i terremoti e vulcani (NSCEV) ha dichiarato che la provincia orientale non è un’area sismicamente attiva, al contrario di quella nord-occidentale, dove si potrebbe scatenare in qualsiasi momento un terremoto. Il recente sisma avvenuto in Iran che ha causato decine di vittime, di magnitudo 6.2/6.3 e seguito da 28 onde d’urto di vario grado, non è stato poi troppo lontano dal territorio di Jubail. I dati vengono aggiornati costantemente, e in caso di terremoto, vengono pubblicati in pochi minuti sul sito del servizio geologico nazionale. Circa il 95% del personale impiegato presso le stazioni di rilevamento sono sauditi. Essi sono coinvolti in lavori di manutenzione e costruzione, nonché nell’analisi dei dati sismici. L’Arabia Saudita ha registrato più di 9000 scosse durante lo scorso anno, con un picco di 6212 scosse registrate presso Harrat Al Shaqqah, seguita da Madinah, con 1140 tremori. La nazione non assiste ad alcuna attività vulcanica significativa, ma la rete è stata creata al fine di rilevare eventuali deformazioni della crosta terrestre a causa di eventuali gas sotterranei.