L’asteroide di circa 17-20 metri entrato ad alta velocità nella nostra atmosfera nel mese di Febbraio non è un evento che si dimentica facilmente. Nonostante abbia tempi di ritorno di circa un secolo, l’evento ha smosso le agenzie spaziali di tutto il mondo, che si sono riunite al fine di sviluppare piani adeguati in merito. Degli oltre 600.000 asteroidi conosciuti nel nostro Sistema Solare, quasi 10.000 sono classificati come NEO, ossia corpi “potenzialmente pericolosi” che prima o poi potrebbero intersecare l’orbita della Terra. Lo scorso 15 Febbraio, qualora ce ne fosse stato il bisogno, si è avuta la dimostrazione che la Terra non è immune a questi corpi, che sin dalla formazione del nostro pianeta hanno “bombardato” gli oggetti del Sistema Solare. Secondo l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), nella persona di Detlef Koschny , “è necessario sviluppare stime sulla probabilità di impatto e valutare le possibili conseguenze di ogni asteroide potenzialmente pericoloso”. “Ancora più importante – continua Koschny – è considerare se e come possono essere prese precauzioni, interventi di mitigazione e azioni di deflessione”. E ciò è importante non solo per l’Europa, ma per tutto il pianeta. L’ESA si è prefissa lo scopo di realizzare un sistema integrato per la scansione del cielo notturno degli asteroidi ancora da scoprire, e sta inoltre studiando le misure da applicare ai NEO più piccoli, o come eventualmente deviare quelli più grandi. Dopo l’evento di Chelyabinsk si sono susseguiti molti meeting tra esperti per discutere di queste iniziative. La settimana scorsa, Deimos Space, ha invitato i migliori ricercatori provenienti da università, istituti di ricerca, agenzie spaziali nazionali in Europa e negli Stati Uniti per discutere il da farsi. L’incontro è in corso a Tres Cantos, nei pressi di Madrid. “Resta una gran mole di lavoro, a cominciare dalla modellazione degli effetti di un potenziale impatto”, spiega Gerhard Drolshagen, dell’Ufficio del programma SSA. Ma qualcosa finalmente si sta muovendo.