In media, sono almeno 50 i tornado che ogni anno si abbattono sull’Oklahoma, e spesso nell’arco di una decina di giorni. I meteorologi del ‘National Weather Center’ di Norman, ad una quarantina di chilometri da Oklahoma City, sono abituati a studiarli e a prevederli: ma quello di lunedi’ che a Moore ha causato la morte di 24 persone e distruzioni per almeno due miliardi di dollari, in un certo senso ha sorpreso anche loro. Soprattutto ha stupito il fatto che un evento del genere si sia abbattuto di nuovo sulla cittadina di Moore, gia’ duramente colpita da un tornado nel 1999, che fece una quarantina di morti, e da un altro analogo sempre a maggio, nel 2003. ”E’ stata un’incredibile sfortuna”, dice Herald Brooks, ricercatore meteorologo del National Severe Storm Laboratory del centro. ”Non c’e’ un motivo specifico per ritenere che potesse succedere di nuovo. Moore non aveva piu’ possibilita’ di essere colpita di un altro luogo della regione”. Ma la sorpresa finisce qui, perche’ per il resto, che si andavano creando le condizioni climatiche per una tempesta al centro lo sapevano gia’ da mercoledi’, cinque giorni prima. ”Il livello di attenzione era stato poi elevato venerdi”’, racconta Brooks, davanti alla sala operativa che si occupa delle previsioni, un centro di controllo al primo piano di un edificio modernissimo, dotato di maxischermi che indicano le condizioni meteo attuali e computer che elaborano costantemente i modelli delle previsioni per tutto il territorio degli Stati Uniti. Ma la vera allerta e’ arrivata lunedi’ mattina, verso le 11.00. A quel punto era chiaro che stava arrivando un tornado, potente, con forte capacita’ distruttiva. ”Immediatamente abbiamo comunicato alla popolazione, attraverso le autorita’ locali, le televisioni e le radio e i social media la necessita’ di rimanere in ascolto per l’eventuale definitivo allarme, che vuol dire cercarsi un rifugio”. E quell’allarme e’ poi arrivato, alle 15:01. Il tornado, potentissimo, si era formato, ed era chiaro che si dirigeva verso Moore. Le autorita’ hanno ricevuto l’input dal Centro e hanno fatto suonare le sirene. Sedici minuti dopo, sulla cittadina si e’ scatenato l’inferno. Ma poteva andare molto peggio, se solo l’allarme avesse tardato. ”Non e’ facile, quando sei nella sala operativa schiacciare il pulsante dell’allarme Numero Uno. Lo usiamo raramente. Deve trattarsi di un tornado davvero violento, che si dirige su una area densamente popolata”, dice Brooks, che al tempo stesso ci tiene a sottolineare la grande calma e concentrazione che in momenti del genere regna nella sala operativa. Molti giornali hanno scritto che quell’allarme giunto 16 minuti prima dell’arrivo del tornado ha salvato molte vite a Moore, una cittadina di 55 mila abitanti. Brooks pero’ ritiene che il Centro abbia fatto solo il suo lavoro, che abbia consegnato ”un prodotto”, che pero’ si deve migliorare. ”Ci sono stati 24 morti – sottolinea -. Quindi e’ evidente che bisogna fare di piu’. Forse per migliorare la comunicazione. E’ necessario fare di piu”’.