Sono passati 85 anni dalla tragedia del dirigibile Italia, l’impresa del generale Umberto Nobile al Polo Nord che venne funestata da un terribile incidente nel corso del viaggio di ritorno dalle regioni artiche. Dopo la spedizione polare del 1926 con il dirigibile “Norge”, il generale Umberto Nobile, convinto dell’importanza di continuare l’esplorazione delle zone artiche, prese in considerazione l’idea di una seconda missione polare a patto che fosse finanziata con fondi privati. Il Governo italiano, ricorda l’Aeronautica militare rievocando l’episodio in un approfondimento sul sito della forza armata, concesse l’uso del dirigibile “N.4”, gemello del “Norge”, che venne battezzato “Italia”. Dopo aver raggiunto il Polo Nord, durante il viaggio di ritorno verso la Baia del Re, l'”Italia” urto’ il pack, a poco piu’ di duecento miglia dalla terra di Nord-Est. La cabina di pilotaggio venne strappata dall’involucro del dirigibile e nove membri dell’equipaggio assieme a Nobile vennero scagliati violentemente sui ghiacci. Gli uomini caduti sul pack, feriti e storditi, videro l’involucro del dirigibile, alleggerito dal peso della cabina, rialzarsi in volo e sparire in cielo con il resto dell’equipaggio di cui, poi, non si ebbe piu’ traccia. ”Nella concorrenza di quegli anni tra i dirigibili e gli aeroplani, quel tragico episodio segno’ un punto decisivo a favore degli aerei, almeno per quanto riguarda l’utilizzo dei dirigibili a scopi militari. Da quel momento il dirigibile comincio’ ad essere considerato una macchina troppo pericolosa, oltre che lenta. La spedizione dell”Italia’ -dice all’Adnkronos il Maggiore Marco Bovesecco, Capo sezione espositiva del Museo Storico dell’Aeronautica militare di Vigna di Valle- fu in qualche modo ‘figlia’ del successo della missione di due anni prima del dirigibile ‘Norge”’. La spedizione di Umberto Nobile prese le mosse sotto gli auspici della Reale Societa’ Geografica Italiana e venne finanziata dal Comitato Milanese. All'”Italia”, rispetto al “Norge”, vennero apportate alcune migliorie e fu anche attrezzato per un atterraggio sul pack, in modo da poter condurre esperimenti e ricerche scientifiche sui ghiacci. Il 19 marzo del 1928, Umberto Nobile parti’ da Ciampino alla volta di Milano. A bordo del dirigibile, tra equipaggio e collaboratori di Nobile, c’erano in totale 17 persone, alcune delle quali avevano preso parte anche al volo transpolare del 1926. Partito da Milano il 15 aprile, il dirigibile “Italia” fece tappa dapprima a Stolp (Germania), vicino al Mar Baltico, prima di raggiungere la Baia del Re (Isole Svalbard) alle 12.45 del 6 maggio. Da li’, l'”Italia” effettuo’ tre voli di esplorazione sulla Calotta Artica. Il terzo volo, l’ultimo, ebbe inizio nel pomeriggio del 23 maggio. Dopo l’incidente del dirigibile Italia, gli uomini sbalzati sul ghiaccio videro l’involucro del dirigibile, alleggerito dal peso della cabina, rialzarsi in volo e sparire in cielo con il resto dell’equipaggio di cui, poi, non si ebbe piu’ traccia. Nobile aveva un braccio e una gamba fratturati, ma nonostante questo guido’ gli altri naufraghi ad organizzarsi per la sopravvivenza. Per prima cosa fu montata la tenda, la “Tenda Rossa”, che fu il loro ricovero per ben 48 giorni. Alle ricerche dei superstiti partecipo’ anche l’esploratore norvegese Roald Amundsen che pero’ spari’ tragicamente con il suo velivolo nel mar di Barents, in prossimita’ dell’Isola degli Orsi. Il 24 giugno Nobile venne portato via in volo, dal pilota svedese Lundborg, alla Base Aerea Svedese nella Baia di Virgo e da li’ alla Baia del Re. Il 12 luglio tutti i naufraghi della Tenda Rossa furono tratti in salvo dal rompighiaccio “Krasin” mettendo fine a quella terribile disavventura.