Aumenta la richiesta di interventi chirurgici per cambiare sesso, tanto da far registrare a livello nazionale un trend del +25% negli ultimi cinque anni. A puntare i riflettori sul fenomeno, finora considerato in vari casi un ‘argomento tabu”, e’ il direttore generale dell’Ospedale San Camilo-Forlanini di Roma, Aldo Morrone, e l’occasione e’ un convengo per celebrare proprio i 20 anni d’impegno dell’Azienda Ospedaliera – una delle poche in Italia specializzata in questo tipo di interventi – a favore delle persone transessuali e intersessuali, ovvero i cui cromosomi sessuali non sono definibili come esclusivamente maschili o femminili. In aumento, spiega Morrone, e’ anche la richiesto di questo tipo di intervento nei bambini affetti da disturbi della differenziazione sessuale, che si presentano sin dall’eta’ neonatale con attribuzione incerta del sesso. La ragione di questo ‘boom’ di richieste, secondo l’esperto, e’ da ricercarsi innanzitutto nella ”maggiore consapevolezza che oggi le persone hanno del proprio problema: piu’ che nel passato – afferma – oggi queste persone sanno che e’ possibile dare una soluzione alla loro situazione di disagio e sofferenza”.
Negli ultimi 5 anni sono stati oltre 350 gli interventi chirurgici per la definizione dell’identita’ sessuale eseguiti su bambini con ‘sesso incerto’, tutti entro i sei anni di eta’. E rispetto al passato, nell’ultimo quinquennio la richiesta di intervento su questi piccoli e’ aumentata di circa il 50%, grazie anche ad una ”maggiore consapevolezza” dei genitori. Il dato e’ relativo all’attivita’ dell’Ospedale San Camillo-Forlanini di Roma, come afferma il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Aldo Morrone. ”Si tratta di piccoli – spiega l’esperto – affetti da disturbi della differenziazione sessuale che si presentano sin dall’eta’ neonatale, con attribuzione incerta del sesso e difetti dello sviluppo sessuale”. In questi neonati, chiarisce, gli organi genitali non sono sviluppati ed il sesso viene stabilito grazie ad indagini cromosomiche. Successivamente, si fanno delle analisi ormonali per stabilire quale sia la ‘componente sessuale’ predominate nel piccolo soggetto”. Quindi, entro i 5-6 anni di eta’, ”si interviene con l’operazione chirurgica. L’attesa di alcuni anni – chiarisce Morrone – e’ prevista dalle linee guida internazionali proprio per monitorare l’attivita’ ormonale di questi piccoli”. Tali disturbi colpiscono circa 1 neonato su 4-5mila.