Anche la Groenlandia inizia a perdere “pezzi”. Dopo le eccezionali ondate di calore registratesi fra l’alta Russia europea, la Scandinavia, il territorio lappone, l’Artico norvegese (con i +11°C alle Svalbard), ora pare che sia giunto il turno della Groenlandia, finora risparmiata dalla favorevole congiuntura barica. Da diversi giorni l’intero territorio groenlandese è solcato da tiepide correnti dai quadranti meridionali, attivate dall’isolamento di una complessa circolazione depressionaria, caratterizzata da un minimo di geopotenziale in quota, che per più giorni ha stazionato sopra l’arcipelago artico canadese. La risalita delle più miti correnti meridionali, ben strutturate nei e bassi strati con l’isoterma di +5°C +6°C a 850 hpa sopraggiunta a ridosso delle coste sud-occidentali della Groenlandia, ha determinato una intensa scaldata che si è ripercorsa fino al Plateau interno, dove i tiepidi venti meridionali sono riusciti a scalfire lo strato d’inversione termina preesistente, incentivando il rapido aumento delle temperature anche sulle aree più interne e inducendo le masse d’aria gelide stagnanti sopra gli estesi ghiacciai dell’isola (spessi fino a 3 km) a rimescolarsi per essere in seguito sostituite da aria più mite ed umida proveniente dalle latitudini oceaniche.
Sul settore sud-occidentale le anomalie termiche positive registrate presentano scarti di ben +8°C +10°C rispetto alle medie del periodo. Una vera enormità. In molte località costiere groenlandesi le temperature massime si avvicinano alla soglia dei +22°C +23°C all’ombra. Per più di sei giorni consecutivi, a Sondre Stronfjord, nella Groenlandia centro-orientale, si sono archiviate temperature massime sopra i +18°C, con picchi prossimi ai +19°C. Ma il forte aumento termico è già in atto pure nel Plateau interno della Groenlandia, investito dal soffio delle miti correnti meridionali, provenienti dalle medio-basse latitudini oceaniche. Basta osservare l’andamento termico di alcune stazioni sinottiche, ubicate nel cuore del Plateau groenlandese, per capire la reale portata di questa intensa avvezione calda. Ai 2400 metri di Saddle, per esempio, la temperature si è drasticamente avvicinata allo zero termico, con un autentico sobbalzo termico. Anche ai 3200 metri della celebre stazione di Summit, centrata nella parte centrale del Plateau in uno dei punti più alti e centrali dell’isola di ghiaccio, si è segnata un incredibile massima di -1.4°C. In altre stazioni del Plateau l’intensa ventilazione meridionale, dopo aver frantumato lo strato d’inversione, ha fatto schizzare le temperature fino ad oltre i +0°C +1°C, ad oltre 1900-2000 metri sopra il livello del mare.
L’impennata dei valori termici, fin su valori largamente positivi anche nelle aree interne del Plateau, ove solitamente dovrebbero stazionare masse d’aria molto gelide e pesanti (effetto “Albedo”), ha causato la conseguente rapida fusione della neve a ridosso di tutta la costa, con circa tre settimane di anticipo sulla tradizionale tabella di marcia. Stando alle statistiche dell’ultimo trentennio si tratterebbe della fusione più prematura della storia climatica groenlandese. Sempre in questi giorni, in concomitanza con questa intensa ondata di calore che si è allungata fino alla Groenlandia centro-settentrionale, la fusione del manto nevoso si è definitivamente completata anche in molti altri villaggi dell’Artico canadese, come Iqualuit e nella capitale del Nunavut. Neve già sparita nel luogo abitato (permanente) più settentrionale del pianeta, Grise Fiord. Anche ad Amderma il manto nevoso presente sul terreno si è fuso con largo anticipo, dopo che nei giorni scorsi la colonnina di mercurio ha sfondato il muro dei +21°C +22°C sulla costa artica, come a Nyda. Non va meglio neppure sull’Artico russo, dove le forti anomalie termiche positive di questi giorni hanno portato al veloce scioglimento degli ultimi cumuli di neve.

La mappa delle anomalie termiche delle acque oceaniche mostra il forte divario fra l’Atlantico occidentale, più caldo del settore orientale, che mostra significative anomalie termiche negative
Nelle isole artiche di Vrangel, Stolb e Ajon, il manto nevoso è letteralmente sparito con grande anticipo (probabilmente il più prematuro della storia recente). Fusione della neve completa anche a Varandey, sulla costa artica russa, e anche nella freddissima Mys Shmidta, con largo anticipo (spesso qui gli ultimi mucchi di neve si sciolgono in Luglio), dopo le massime di oltre i +20°C registrate nei giorni scorsi. Solo a Mys Uelen, nevosissimo capo (Mys in russo significa capo “geografico”) che si avvicina alla costa dell’Alaska, ancora riesce a resistere un piccolo strato di neve vecchia, destinato pian piano a scomparire nei prossimi giorni. Su queste sempre più intense ondate di calore dirette verso la regione artica un ruolo significativo è garantito dalle anomalie termiche delle acque superficiali oceaniche. Da tempo, le acque superficiali più calde dell’Atlantico occidentale, che si contrappongono alle forti anomalie negative persistenti da mesi sul comparto più orientale (prossimo all’Europa), fra Isole Britanniche e coste marocchine, oltre ad incidere sull’andamento della “getto polare” in uscita dal continente nord-americano, supportando la genesi di importanti “forcing” nell’alta troposfera che stimolano lo sviluppo di ampie ondulazioni anticicloniche che depongono a favore di spinte meridiane dell’anticiclone delle Azzorre verso il sud della Groenlandia o persino i territori dell’Artico norvegese. Tali espansioni meridiane del promontorio anticiclonico oceanico, spanciato con il proprio baricentro principale in pieno Atlantico, contribuiscono a potenziare le avvezioni calde dirette verso le alte latitudini, spingendo verso nord masse d’aria sempre più calde che non vengono sufficientemente raffreddate dalle acque oceaniche. Il risultato è stato il rapido aumento termico che ha comportato la realizzazione di queste anomalie termiche positive che stanno interessando la Groenlandia, cosi come il resto delle aree dell’Artico canadese e norvegese.