Senza di lei, senza la sua passione, la sua determinazione, Sally Ride, Liu Yang, Helen Sharman, Claudie Deshays e tante altre ancora non avrebbero avuto il privilegio di guardare la Terra da 400 chilometri di distanza, dalle loro stazioni spaziali. A rompere il predominio maschile dei viaggi nel cosmo e’ stata, esattamente 50 anni fa, la russa Valentina Tereskova, prima donna astronauta nella lunga storia della conquista delle stelle. La sua missione, a bordo del Vostok 6, decollato dalla base di Bajkonur, e’ iniziata il 16 giugno del 1963, per concludersi tre giorni dopo al termine di 49 orbite attorno alla Terra. Erano gli anni della guerra fredda, dei due blocchi contrapposti, di una sfida che diventava pero’ rovente nella corsa allo spazio tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Un duello a colpi di navicelle e propulsori che sarebbe durato anche nei decenni successivi. Una battaglia che, almeno all’inizio, sembro’ appannaggio dei sovietici, che due anni prima avevano mandato in orbita il primo astronauta della storia, Yuri Gagarin.
Poi scesero in campo anche le donne. E Tereskova vinse la sua personalissima sfida ad un mondo fino a quel momento dominato dagli uomini. Nata sulle rive del Volga, ebbe un’infanzia difficile. Da giovane lavoro’ in una fabbrica di pneumatici, poi in un’azienda che produceva fili. Per sette anni lavoro’ come sarta e stiratrice, frequentando corsi serali per conseguire un diploma tecnico. Ma la sua passione, il suo sogno era volare nello spazio. Nel 1955 divento’ paracadutista. Grande ammiratrice del suo connazionale Gagarin frequento i corsi per aspiramnte cosmonauta. Nel 1962 partecipo’ all’esame per il primo gruppo di donne cosmonaute, superandolo con merito insieme ad altre quattro candidate. Dopo l’addestramento, fu scelta per la missione a bordo della navicella Vostok 6, a bordo della quale decollo’ il 16 giugno di 50 anni fa per volare nello spazio. ‘Il gabbiano’, come venne soprannominata Tereskova, giro’ attorno alla Terra per 49 volte, per tornare sul nostro pianeta tre giorni dopo il lancio dal cosmodromo di Bajokonur. Giustamente festeggiata in patria, Tereskova si pote’ fregiare del titolo di Pilota-cosmonauta dell’Unione Sovietica. Ce n’era abbastanza per diventare una celebrita’ e fare carriera nel partito: nel 1966, infatti, venne eletta nell’Alto Soviet e nel 1968 divento’ presidente del Comitato donne dell’Urss. Nel 1971 entro’ nel Comitato centrale del Pcus e dal 1974 fece parte del Soviet supremo. Solo dopo 44 anni, pero’, l’eroina sovietica dell spazio, ebbe il coraggio di dire in una intervista tutta la verita’ su quella che era stata una vera e propria odissea che per poco non si tramuto’ in tragedia. Il ritorno sulla Terra, ad esempio, fu talmente brusco tanto che si rese necessario fare nuovamente le riprese per i cinegiornali dopo breve un soggiorno di Tereskova in ospedale: agli occhi del mondo (e soprattutto degli americani) l’exploit di Valentina ‘doveva’ essere un successo come lo erano stati quelli di Gagarin due anni prima e della cagnetta Laika nel 1957. Il lancio era andato bene, fino all’ingresso nell’orbita terrestre. Ma dopo una trentina di giri intorno alla Terra, i tecnici si accorsero di un tragico errore: la navicella Vostok si stava allontanando dal pianeta, invece di avvicinarsi e presto sarebbe sfuggita all’attrazione terrestre per perdersi nello spazio. Dal centro di controllo furono impostate le necessarie correzioni. Ma i guai per Tereskova non finirono: la navicella era minuscola e l’astronauta resto’ legata con le cinture di sicurezza al sedile con la tuta e il casco addosso per tutte le 70 ore e 50 minuti del volo. L’assenza di peso la faceva star male, causandole nausea e vomito. Il secondo giorno inizio’ a farle male la gamba destra, al terzo il dolore si era fatto insopportabile. Il casco premeva su una spalla, un rilevatore sulla testa le causava un continuo prurito. Inoltre, le navicelle Vostok non erano in grado di assicurare la sopravvivenza dei cosmonauti al momento dell’impatto con la superficie terrestre. Cosi’, dopo il rientro, Valentina fu ‘sparata fuori’, come nei jet in caso di emergenza. Da quel 16 giugno 1963 e’ trascorso mezzo secolo. L’elenco di donne astronauta si e’ molto allungato; il loro ruolo a bordo di navicelle e Shuttle e’ diventato sempre piu’ importante, in condizioni di sicurezza migliorate in maniera esponenziale. Tra un anno anche l’italiana Samantha Cristoforetti volera’ nello spazio per una missione di 6 mesi dell’Esa per raggiungere la Stazione spaziale internazionale. Ma nella storia delle missioni spaziali, l’exploit di Valentina Tereskova avra’ sempre un posto d’onore.