Salute: mettiamo a nudo le emorroidi, malattia imbarazzante

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EMORROIDIAnche se il disturbo e’ comunemente conosciuto come “emorroidi“, e’ più corretto parlare di malattia emorroidaria, in quanto le emorroidi, in realtà, sono presenti in qualunque organismo sano:  sono piccoli cuscinetti di tessuto spugnoso ed estremamente vascolarizzato, posizionati nel canale anale,  il cui compito è permettere e favorire una evacuazione fisiologica e un’adeguata continenza a feci e gas.
La malattia emorroidaria si presenta invece quando a causa di fenomeni degenerativi dei tessuti e dei mezzi di sostegno naturale degli stessi il tessuto prolassa progressivamente verso l’esterno.
Si stima che ne soffra almeno il 50% delle persone in età adulta, più frequentemente tra i 45 ed i 65 anni, con una simile distribuzione tra popolazione maschile e femminile.
EMORROIDI INTERNENelle donne esiste un picco d’incidenza legato alla gravidanza: durante questo  periodo, diversi fattori possono influenzare la comparsa o l’aggravamento di questa patologia (in particolare le alterazioni ormonali, l’effetto meccanico dovuto all’ingombro del feto che cresce, l’aumento della pressione intraddominale durante il parto).

Sono piuttosto comuni le cosiddette “emorroidi post partum”, che compaiono a seguito di spinte particolarmente intense durante il parto naturale. Sono il frutto di  un fenomeno meccanico, tecnicamente piu’ un prolasso che vere e proprie emorroidi, che nella quasi totalità dei casi regredisce spontaneamente entro qualche mese.
A seconda della loro localizzazione, possiamo classificare le emorroidi in interne ed esterne.

  • Le emorroidi interne  si sviluppano all’interno del canale anale (ovvero negli ultimi tre centimetri del canale alimentare,dopo il retto) e sono spesso asintomatiche (il sintomo piu’ comune in questo caso e’ il sanguinamento).
  • Le emorroidi  esterne, viceversa, sono evidenti all’ esternodell’ ano con il prolasso e si presentano come protuberanze dure e a volte dolenti.

EMORROIDI ESTERNE

Quando le emorroidi sono giunte all’ultimo stadio e sono, dunque, definitivamente prolassate, possono sorgere piu’ comunemente complicanze, come la formazione di coaguli di sangue al loro interno: si parla, in questo caso, di trombosi emorroidaria, che può portare anche alla rottura del gavocciolo emorroidario interessato, causando un sanguinamento significativo.
Alla malattia emorroidaria si puo’ associare (tanto che talvolta i sintomi si confondono) anche la presenza di ragadi anali, che sono piccole ferite della mucosa che tuttavia non hanno nulla in comune con le emorroidi tranne la sede e che dipendono da un meccanismo completamente diverso, possono essere estremamente dolorose ma non si tratta di lesioni che hanno la tendenza ad evolvere in tumori, anche se difficilmente regrediscono spontaneamente.
In presenza di una patologia cronica e di sanguinamenti importanti, poi, potrebbe intervenire un’anemia classificabile come sideropenica microcitica, vale a dire da una carenza di ferro (sideremia), con globuli rossi più piccoli del normale.
Quanto ai sintomi, il più frequente e facilmente individuabile, sia in caso di emorroidi esterne che interne, è il sanguinamento, caratterizzato da perdite ematiche di colore rosso vivo, che in genere si presentano dopo un’evacuazione e sono visibili nelle feci, sulla carta igienica o, finanche, sugli indumenti. Durante il passaggio delle feci, si possono avvertire anche bruciore, un intenso prurito e disagio nello stare seduti. A volte, si avverte la sensazione di non riuscire a defecare del tutto, continuando ad avvertire la presenza di un corpo estraneo all’interno del retto.
In taluni casi è possibile osservare perdite di muco, che si evidenziano come addensamenti biancastri visibili nelle feci. Anche quando la malattia era prima asintomatica può esordire con una complicanza ovvero la trombosi e manifestarsi con la comparsa di rigonfiamenti duri e dolorosi.

psicofarmaciLa diagnosi delle emorroidi viene effettuata, in primo luogo, attraverso un’accurata anamnesi e ad un attento esame obiettivo, seguito da un esame digitale, che si esegue con il paziente in posizione laterale sinistra (detta Sims) ovvero in posizione prona (detta di  “Jack-knife”),o in posizione ginecologica, per valutare l’aspetto della cute perianale, la presenza di cute infiammata o di esiti di pregressa trombosi, eventuali ragadi, fistole, segni di infezione o ascessi in atto, e la presenza di prolasso mucoemorroidario.
In secondo luogo, il medico effettuerà in genere una proctoscopia per una valutazione visiva diretta del canale anale e a volte programmera’ una colonscopia, utile ad escludere la presenza di un altre patologie rettali o coliche. Altro esame, da alcuni utilizzato a completamento, è la videoproctoscopia digitale, che tuttavia non appare fornire informazioni significativamente piu’ adeguate rispetto ad una proctoscopia tradizionale.

Una volta effettuata una corretta diagnosi, la malattia emorroidaria va trattata in primo luogo correggendo lo stile di vita se scorretto e, quando indicato, associando all’adozione di abitudini alimentari più sane un trattamento farmacologico. Solo le emorroidi la cui sintomatologia persiste dopo aver adottato tutte queste misure possono richiedere l’intervento del chirurgo.
Nello specifico, è di fondamentale importanza adottare una dieta equilibrata e praticare una regolare attività fisica: in questo modo sarà più facile tenere sotto controllo il peso e la regolarità intestinale.
Nei casi più ostinati dove la stipsi costitutisce un problema può essere utile aumentare l’assunzione di fibra tramite il consumo di cibi integrali, frutta, verdura e legumi ed eliminare dalla dieta i cibi con potere irritante come il cioccolato, i fritti, le spezie. E” importante anche bere molta acqua e consumare i pasti ad orari regolari e con tranquillità. Se tutto ciò non fosse sufficiente, e’ consigliabile assumere un integratore di fibra.

dieta-vegetariana
Quanto alle abitudini di vita, è sempre bene evitare di restare seduti sul water a lungo, di trascorrere molte ore nella medesima posizione seduta od eretta e di sollevare oggetti molto pesanti o sottoporsi a sforzi troppo intensi (un carico eccessivo può agevolare la comparsa o il peggioramento del disturbo).
Molto importanti sono anche l’igiene intima, da curare in modo particolare, e la scelta dell’abbigliamento (e’ bene indossare biancheria in fibre naturali, che non trattengano calore ed umidità). E’ bene, altresì, evitare di fare il bagno con acqua eccessivamente calda.
Il prurito tipico di questo disturbo può essere alleviato con lavaggi (semicupi), effettuati con un sapone neutro disciolto in acqua tiepida, oppure, se si cerca un rimedio naturale, con decotto di malva o camomilla (erbe dalle proprieta’ emollienti), avendo sempre cura di asciugare bene la parte trattata, tamponandola delicatamente senza sfregare.
Se i lavaggi non dovessero bastare, in commercio si trovano ottimi prodotti a base di cortisonici (creme, pomate, unguenti, schiume e supposte), da applicare localmente per lenire l’infiammazione, il prurito e l’edema; tali preparati hanno anche in alcuni casi un farmaco associato con proprietà blandamente anestetiche. L’uso di questi farmaci topici, in ogni caso, deve essere limitato ad un breve periodo di tempo, trascorso il quale senza aver notato miglioramenti significativi, sarà necessario rivolgersi al medico per effettuare un’analisi più approfondita.
Per chi desidera affidarsi all‘omeopatia, si trovano in commercio vari preparati in pomata (per esempio la ratanhia, l’aesculus compose, il lachesis diluizione 5 e il berberis diluizione 9).
Se anche i farmaci da banco non dovessero risolvere il problema, potrebbe essere necessario ricorrere ad un trattamento diverso.

Non è ancora stata raggiunta la certezza scientifica riguardo alle cause della malattia emorroidaria: esistono, piuttosto, diverse teorie sulla sua genesi; tra quelle più accreditate si annoverano la teoria dell’origine vascolare (iperplasia vascolare), che considera le emorroidi alla stregua di varicosità venose, e quella dell’origine meccanica, secondo la quale lo scivolamento della mucosa ano-rettale sarebbe la conseguenza di un graduale indebolimento del tessuto sottomucoso che circonda le emorroidi e conseguente prolasso.
Ciò che è certo è che, alla base dell’insorgenza della patologia emorroidaria, vi sono diversi fattori predisponenti quali la familiarita’, uno stile di vita scorretto ed abitudini alimentari disordinate, il fumo, l’eccessivo consumo di alcool, l’obesita’, l’età (sono più frequenti in età più avanzata).
L’abitudine di trattenere lo stimolo a defecare è considerata deleteria e, alla lunga, puo’ diventare un fattore scatenante della malattia, così come una scarsa igiene anale (è consigliabile lavarsi accuratamente dopo aver defecato e, se si è fuori casa, utilizzare le apposite salviette) e l‘abuso di clisteri e lassativi possono esacerbare la sintomatologia.
Un ruolo fondamentale nell’insorgenza di questo disturbo e’ sicuramente ricoperto dalla stipsi o dalla diarrea cronica, che sono annoverabili tra i fattori di rischio più significativi, a causa della prolungata stimolazione ed irritazione sul perineo che esse comportano.
Vi sono, poi, alcune patologie, come alcune malattie epatiche quali la cirrosi, che si associano alla comparsa delle emorroidi in conseguenza dell’ ipertensione portale.

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