I resti della tempesta “San Giuda” puntano la Russia: dati e riepilogo delle massime raffiche registrate in Europa

MeteoWeb

2xeu_wsSono davvero ingenti, e purtroppo anche le vittime, almeno 11 accertate, cagionate in Europa, in seguito del passaggio della tempesta atlantica, ribattezzata “San Giuda” dai meteorologi del “Met-Office”, la prestigiosa agenzia meteorologica britannica. Eppure è stata solo la prima vera tempesta di questo autunno europeo, partito a suon di nuovi eventi meteorologici estremi. Del resto, come avevamo preannunciato nei giorni scorsi, trovandoci in una condizione di “NAO” e “AO” positive era immancabile lo sviluppo di tempeste extratropicali cosi potenti sull’Atlantico settentrionale. Il consistente raffreddamento dell’Artico ed il ricompattamento del vortice polare troposferico hanno determinato un notevole inspessimento del “gradiente di geopotenziale” e del “gradiente termico” fra le latitudini artiche e la fascia temperata, con una conseguente netta accelerata dell’umido flusso zonale in uscita dal nord America e una notevole intensificazione del “getto polare” sopra tutto l’Atlantico settentrionale. Se a ciò si aggiunge la presenza di un solido promontorio anticiclonico sub-tropicale, con massimi barici sopra i 1028-1030 hpa, rintanato con il proprio baricentro principale fra le medie latitudini atlantiche ed il mar Mediterraneo, il notevolissimo divario barico che si viene a creare lungo il bordo più settentrionale di questo promontorio anticiclonico può produrre dei “gradienti barici orizzontale” molto esplosivi, in grado di scatenare furibonde bufere di vento, generalmente dai quadranti occidentali, capaci di provocare enormi danni e tanti disagi a molte nazioni del continente.

St Jude storm approaching coastMa nel caso di “San Giuda” i venti sono risultati più intensi rispetto all’intensità del “gradiente barico orizzontale” che caratterizza l’ampia circolazione ciclonica, proveniente dall’Atlantico settentrionale. In sostanza, in casi analoghi a questo, la legge di Buys Ballot, che serve ad indicarci la forza e la direzione del vento “Geostrofico” in base ad un determinato “gradiente barico orizzontale” diventa inapplicabile. Questo perché oltre al noto vento di “Gradiente”, al vento “Termico” (come le brezze) e al conosciuto vento “Geostrofico”, che si ottiene con l’azione congiunta della forza di “gradiente” e di quella “deviante” (effetto Coriolis), esiste un altro tipo di vento, meglio conosciuto con il termine di vento “Isallobarico”. Rispetto al comune vento di “gradiente” il vento “Isallobarico” agisce come una sorta di grande onda atmosferica che permette alle masse d’aria di spostarsi il più rapidamente possibile da un’area di alta pressione a un’altra di bassa pressione limitrofa. Di solito il vento “Isallobarico” è associato alle potenti tempeste che si formano in mezzo all’oceano (sia sull’Atlantico che sul Pacifico) e che seguono il passaggio dei grandi cicloni extratropicali, note anche come “depressioni-uragano”, con minimo barici al suolo pronti a scendere sotto i 950-940 hpa.

20131028Quando i cambiamenti del campo barico su una determinata regione diventano repentini , con brusche cadute di pressione subito seguite da rialzi barici altrettanto bruschi ed estesi (dell’ordine anche di 20-30 hpa in poche) si una vasta area geografica, allora ci troviamo dinnanzi alle condizioni ideali per l’insorgenza del potente e temuto vento “Isallobarico”. Di solito delle variazioni cosi brusche e repentine del campo barico su una determinata regione non possono che essere associate al rapido passaggio di una profondissima area ciclonica extratropicale che si muove con una velocità di spostamento largamente superiore a quella dei cicloni tradizionali se inserita in un letto di fortissime correnti occidentali o mediamente occidentali nella media troposfera (500 hpa). In simili situazioni su un’area piuttosto vasta, anche di oltre 500-1000 km, il campo barico può variare molto velocemente, costringendo cosi le masse d’aria a spostarsi il più rapidamente possibile dalle zone in cui la pressione aumenta repentinamente verso quelle zone dove la pressione scende altrettanto repentinamente. Tale squilibrio del campo barico genera delle forti corrente che si sommano ai già esistenti venti di “gradiente”, muovendosi in parallelo con quest’ultimi. Queste correnti sommandosi al flusso di “gradiente” possono originare dei venti veramente violenti e turbolenti capaci di apportare notevoli danni in presenza di “gradienti barici” particolarmente forti con annessi profondi minimi depressionari in rapido spostamento. La particolarità di queste correnti è quella che possono percorrere centinaia di chilometri, mantenendo le caratteristiche tempestose fin quando non si va a colmare l’importante squilibrio barico che le ha generate inizialmente.

322946_3059025Raffiche prossime ai 160 km/h si sono registrate in prossimità del Canale della Manica, picchi di oltre i 120-130 km/h sulle piattaforme nel mar del Nord

Proprio come nelle attese, durante il passaggio della tempesta, le raffiche di vento più violente si sono registrato nel mezzo del Canale della Manica, braccio di mare aperto agli impetuosi venti da SO e O-SO che provengono dall’Atlantico e accompagnano il passaggio delle imponenti “depressioni-uragano” (minimi al suolo sotto i 950-945 hpa) sfornate dall’Atlantico settentrionale. Nella fase di massima intensità della tempesta, in una boa localizzata in mezzo al Canale della Manica, è stata registrata una raffica di picco massima di ben 169 km/h, mentre nell’isola di Wight è stata misurata una raffica di oltre 159 km/h. Nella Francia settentrionale un picco di oltre i 107 km/h è stato registrato a Brest, mentre a Caen la raffica più forte è stata di 103 km/h. Punte di oltre i 110-120 km/h sono state archiviate anche in diverse piattaforme petrolifere, sul mar del Nord, con l’irruzione di venti molto forti, da S-SO, SO, subito poi ruotati più da O-SO e Ovest nel corso della serata successiva, non appena il profondo minimo barico al suolo, legato al profondo ciclone extratropicale oceanico, si è spinto sul settore più settentrionale del mar del Nord, spingendo l’impetuoso flusso sud-occidentale, presente lungo il lato ascendente della profonda depressione atlantica, su Danimarca e Svezia meridionale, dove sono state misurate raffiche sugli 80-90 km/h.

1383642_10201833871282061_531670699_nSi tratta di venti intensi, che hanno raggiunto a tratti l’intensità di un uragano di 1^ categoria sulla scala Saffir-Simpson. Ma nonostante questo la tempesta “San Giuda” non può essere catalogata nella Top Ten delle mega tempeste atlantiche che hanno messo a ferro e fuoco l’Europa, fra l’Ottobre del 1987 (oltre 18 morti solo in Inghilterra) e il terribile uragano di vento del 26 Dicembre del 1999, che sferzo la Francia, il sud dell’Inghilterra ed il Belgio. Allora i venti toccarono velocità a dir poco impressionanti, ad oltre i 200 km/h, con picchi anche di 250 km/h. Ora i forti venti da SO, legati a quel che resta di “San Giuda”, stanno investendo lo Skagerrak, il Canale che separa le coste meridionali norvegesi con la punta settentrionale della Danimarca. Seppur smorzate, dato l’indebolimento della circolazione depressionaria che si muoverà in direzione della Svezia centro-meridionale (l’attrito con i rilievi scandinavi inibirà la circolazione ciclonica nei bassi strati), le burrasche da SO e O-SO, ora hanno da poco raggiunto le coste di Lettonia, Lituania ed Estonia, con raffiche veramente intense, ad oltre i 70-80 km/h. L’intensa ventilazione sud-occidentale solleverà anche un consistente moto ondoso lungo il mar Baltico e dentro il golfo di Finlandia, con onde alte anche più di 3 metri che attiveranno delle mareggiate sulle esposte coste occidentali di Lettonia, Lituania ed Estonia. Entro domani, la profonda circolazione ciclonica che ha attivato la tempesta verrà completamente assorbita da un profondo vortice ciclonico, legato al vortice polare troposferico, presente con un profondo minimo barico sul mar di Barents, il quale continuerà a spingere gli intensi venti da SO fino alla Carelia e alla pianure della Russia europea, dove l’aria tiepida di vecchia origine atlantica genererà un consistente aumento termico che si ripercuoterà su buona parte del bassopiano Sarmatico occidentale.

09

Condividi