Sono circa 260mila le vittime dell’inquinamento in Cina nel 2011, secondo uno studio condotto da un pool di esperti per Greenpeace. In base ai risultati degli esperti, lo smog ha provocato disturbi anche a 320mila bambini e 61mila adulti, che hanno sofferto di asma. Tra gli altri danni alla salute provocati dall’inquinamento ci sono anche 36mila bambini nati sotto peso nel corso del 2011 e un totale di 340mila visite ospedaliere e 141 milioni di giorni di malattia in tutto il Paese. Lo studio condotto per Greenpeace arriva durante un periodo particolarmente critico per l’inquinamento atmosferico, con la citta’ di Shanghai coperta da giorni da una coltre di smog persistente che ha gia’ generato i primi allarmi tra gli abitanti. Il carbone e le emissioni inquinanti di CO2 in Cina sono uno dei temi ambientali che hanno forte risonanza internazionale. Il governo cinese sta da
tempo mettendo a punto misure per la riduzione dell’inquinamento atmosferico, a cominciare dal piano anti-inquinamento di settembre scorso, che prevede per la prima volta una riduzione dell’uso del carbone per produrre energia a livello nazionale entro il 2017. L’industria del carbone cinese si e’ trovata nel 2013 a un punto di svolta, come scriveva alcuni giorni fa il sito web China Dialogue, che si occupa di ambiente in Cina: il settore minerario e’ stretto tra il crollo del prezzo del carbone, di oltre il 20%, e le linee di riduzione della dipendenza da questa risorsa messe in atto dal governo centrale, a favore del gas naturale. Molti gruppi minerari nel 2013 hanno cominciato a operare in perdita, soprattutto nel nord-est, con punte allarmanti nella provincia dello Shandong dove, secondo i calcoli delle autorita’ locali, le perdite nell’industria mineraria nel 2013 ammontavano a oltre il 40% delle perdite nel settore industriale. Il mondo del carbone sta andando incontro a profonde trasformazioni in tema di anti-inquinamento, anche se non sempre con risultati soddisfacenti. La Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme, l’agenzia governativa cinese di pianificazione economica, ha approvato piu’ di dieci progetti coal-to-chemicals e sette coal-to-natural gas da realizzare entro il 2015. Questo tipo di progetti richiede pero’ massicci investimenti per la loro realizzazione e la perdita di potenziale energetico nella trasformazione del combustibile. Nel caso del coal-to-gas l’energia prodotta dal gas ricavato dal carbone sarebbe solo il 30% di quella che si ricaverebbe direttamente dal carbone per produrre elettricita’. Nonostante gli impegni presi dalla politica, e’ difficile, secondo gli esperti, intravedere un cambiamento significativo nell’uso del carbone. Il piano di riduzione del consumo al 2017 viene giudicato insufficiente per creare una differenza visibile nel breve-medio periodo, e nonostante il consumo di carbone sia oggi in diminuzione, nei prossimi anni -secondo Andrew Gray, uno degli studiosi che hanno curato il rapporto commissionato da Greenpeace- saranno 570 i nuovi stabilimenti a carbone che vedranno la luce o di cui sara’ pianificata la realizzazione. E una volta a pieno regime potrebbero essere responsabili per altre 32mila morti ogni anno.