Era simile al Trasimeno e alcuni laghi asiatici: il rover Curiosity rivela che il bacino di Gale su Marte era una struttura non profonda e con acque praticamente immobili. A spiegarlo in un’intervista all’Ansa e’ il geologo planetario Gian Gabriele Ori, direttore dela Scuola Internazionale di Scienze Planetarie (Irsps) dell’universita’ di Pescara, secondo cui molte caratteristiche dell’ex lago rimangono ancora misteriose. “Esistono molti analoghi sulla Terra – ha spiegato Ori – di quello che era il lago di Gale. Servirebbero ancora molte altre informazioni per identificarlo pienamente, dipende dal tipo di rocce che Curiosity trovera’ lungo il percorso, ma si trattava comunque di un bacino non profondo, analogo al Trasimeno o a molti laghi asiatici, e con acque quasi immobili“. Gli aspetti ancora da comprendere sono molti, come quelli relativi all’origine, probabilmente a causa di un impatto, l’eventuale presenza di fonti idrotermali dal sottosuolo e il ‘mistero’ del picco centrale.
“Il lavoro di Curiosity – ha aggiunto Ori – e’ prima di tutto geologico, come mai nessun rover prima di lui. Fa esattamente quello che farebbe un geologo sul campo, quindi un lavoro lento, che sara’ ancora molto lungo e dai cui ci aspettiamo ancora nuove importanti scoperte“. Il grande rover-laboratorio della Nasa e’ infatti dotato con i principali ‘attrezzi’ del mestiere del geologo, molto piu’ che del biologo in cerca di vita, e il suo obiettivo era proprio quello di atterrare su depositi lacustri. “Una conferma che dimostra che abbiamo raggiunto un ottimo livello di interpretazione geologica dai satelliti“, ha spiegato il planetologo, e aggiunto: “abbiamo potuto fare cosi’ la prima datazione in situ dei depositi sedimentari, un punto fermo da usare per confrontare tutti gli altri dati“. “Curiosity – ha concluso Ori – e’ un esploratore che sta facendo un ottimo lavoro, risulterebbe difficile per lui trovare prove dell’esistenza passata di vita, non ha gli strumenti adatti. Il rover ha usato un piccolo trapano per prendere campioni del suolo e a breve con ExoMars porteremo una trivella di 2 metri, uno strumento italiano che potra’ darci molte informazioni in piu’. L’importante era non fare il passo piu’ lungo della gamba, ad esempio portare un rover super complesso ma in un posto dove non c’e’ nulla da osservare o disperdere energie in troppi strumenti a scapito della mobilita‘”.