Come abbiamo già avuto modo di rimarcare, in un articolo precedente, in gran parte del territorio siberiano si sta sperimentando un inizio d’inverno eccezionalmente mite, senza traccia di gelo e nemmeno del tanto invocato anticiclone termico “russo-siberiano”, che da questo viene creato. In quasi tutto il bassopiano della Siberia occidentale e sull’altopiano della Siberia centrale il clima risulta molto mite, con temperature che scendono appena sotto i -8°C -10°C, a fronte di medie annue vicine ai -25°C -30°C (lo scorso anno di questi tempi si sfondavano i -40°C). In quasi tutto il territorio siberiano, dagli Urali fino alla penisola dell’Anadyr, che si affaccia sul Pacifico nord-occidentale, le temperature risultano di circa +8°C +9°C superiori alle medie stagionali, con scarti termici positivi a dir poco impressionanti nel sud nel sud della Siberia, dove i valori termico scendono appena sotto la soglia dei +0°C. L’aria molto mite ha anche impedito alle acque del lago Bajkal, il più profondo specchio lacustre della Terra, di ghiacciarsi. Ad oggi il vastissimo specchio lacustre della Siberia meridionale risulta ancora completamente libero dal ghiaccio, e per questo navigabile tranquillamente su entrambi le sponde. Ed in alcune aree della Siberia meridionale si attende ancora la caduta della prima neve al suolo, indispensabile per la creazione del famoso “cuscinetto d’aria gelida” presso il suolo che origina il noto anticiclone termico “russo-siberiano”, una figura barica costante degli inverni dell’Eurasia.
Fino ad ora il vero gelo siberiano riesce a resistere solo nei territori della Repubblica di Jacuzia, tradizionalmente considerati il “polo del grande freddo” nell’emisfero boreale, dove i termometri, malgrado le varie avvezioni d’aria calda che si succedono e le invasioni delle “Westerlies”, che si fiondano fino al cuore della Siberia centrale (rompendo lo strato d’inversione che produce l’aria gelida e pesante che stagna sopra i terreni innevati), continuano a scivolare sotto il muro dei -45°C -47°C, toccando picchi prossimi ai -49°C -50°C. I più bassi raggiunti sull’emisfero boreale, a bassa quota. Proprio nella giornata di ieri il villaggio jacuziano di Ojmjakon, considerato come uno dei luoghi più gelidi dell’emisfero boreale, ha fatto registrare una temperatura minima di ben -51.5°C, uno dei valori più bassi registrati a bassa quota sull’emisfero boreale, dall’inizio della stagione invernale, riuscendo a battere anche le località dell’Artico canadese, che settimane detenevano lo scettro di luoghi più freddi del pianeta, con termometri sprofondati sotto i -45°C. Inoltre, la mitica Ojmjakon, per la prima volta dall’inizio dell’inverno, è riuscita a scendere, seppur di solo -1°C, sotto la media mensile delle minime. Qui l’aria gelida che si è depositata nei bassi strati, al di sopra dei suoli coperti da uno spesso strato di neve ghiacciata, finora sta resistendo bene alle incursioni delle “Westerlies” che stanno spazzando gran parte della Siberia centro-occidentale, penetrando fino alla regione del Bajkal e all’altopiano della Siberia centrale.

L’aria gelida confinata nella Repubblica di Jacuzia, dove ieri è stato sfondato il muro dei primi -50°C
Ma i -51.5°C di minima di Ojmjakon non ci devono sorprendere più di tanto. Perché è vero che il polo del gelo siberiano, per la prima volta dall’inizio dell’inverno, è sceso di appena un grado sotto la media mensile. Ma è anche vero che siamo nella terza decade di Dicembre, periodo in cui statisticamente si raggiungono i grandi minimi termici annui sulle vaste distese continentali dell’Eurasia (effetto del minimo di soleggiamento che si raggiunge proprio in Dicembre). Mai come in questo periodo dell’anno è cosi facile sfondare il muro dei -60°C nel cuore più gelido della Siberia orientale. Non è un caso se Ojmjakon, proprio nella mattinata di ieri, ha sfondato la soglia dei -50°C. Attualmente, questo anomalo inverno cosi insolitamente mite sul comparto russo-siberiano, è da ricondurre al particolare pattern atmosferico, condizionato dagli indici “AO” e “NAO” positivi (contraddistinti da una netta contrapposizione barica fra il vortice polare e l’alta pressione delle Azzorre) che hanno dominato per gran parte del periodo autunnale lungo tutto l’emisfero boreale, sfornando svariate tempeste e profondissimi cicloni extratropicali sul nord Atlantico. Questo pattern, con “AO” e “NAO” positivi, con contributo di una “QBO” passata su terreno positivo, hanno contribuito a mantenere un vortice polare troposferico piuttosto solido e compatto sopra il mar Glaciale. La presenza di un profondo vortice polare sull’Artico ha agevolato il sensibile rinforzo delle correnti occidentali, rinvigorendo il flusso zonale alle medie e alte latitudini che ha ruotato attorno tutto l’emisfero settentrionale, con velocità piuttosto elevate.
Queste correnti occidentali, prevalentemente da O-SO e da SO, a tratti anche intense e burrascose nel sud della Siberia, penetrando ad est degli Urali hanno scacciato l’aria molto e fredda e pesante, che in questo periodo dell’anno si isola sopra i vasti territori della Siberia centrale (“raffreddamento pellicolare”), verso nord, favorendo un ricambio di aria temperata continentale nei bassi strati che ha fatto schizzare i termometri oltre il muro dei -5°C +0°C. Si tratta di valori ampiamente superiori rispetto le tradizionali medie di stagione. Da Irkutsk, a Kirensk, da Perm a Krasnoyarsk, da giorni, per merito della mite ventilazione occidentale, le temperature si sono spinte su cifre positive, sfondando, seppur di poco, il muro dei +0°C in pieno giorno. Un cambiamento si potrà vedere a partire dalla prima decade di Gennaio, quando aria decisamente fredda, d’estrazione artica, si catapulterà verso l’area siberiana occidentale e gli Urali. Ma avverrà ormai troppo tardi per raddrizzare una stagione invernale già compromessa dalla partenza.