Prendono sempre più forza i due cicloni tropicali sull’oceano Indiano meridionale, “Bruce” diventa un mostro di 4^ categoria con venti oltre i 200 km/h

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Il ciclone tropicale "Bruce" in fase di approfondimento sopra l'oceano Indiano meridionale
Il ciclone tropicale “Bruce” in fase di approfondimento sopra l’oceano Indiano meridionale

Fa sempre più paura il ciclone tropicale “Bruce”, che nei giorni scorsi si è sviluppato sopra le calde acque superficiali dell’oceano Indiano meridionale, acquisendo molto forza. La tempesta, continuando a migrare verso ovest-sud/ovest, sopra un tratto di acque particolarmente calde, con valori prossimi ai +29,5°C +30°C, tenderà a rafforzarsi ulteriormente, trasformandosi in un pericoloso ciclone tropicale di 4^ categoria, sulla scala Saffir-Simpson, capace di sfornare venti medi sostenuti veramente violenti, oltre i 200-220 km/h nell’area attorno l’occhio centrale. Questa ingente quantità di calore latente, fornita dalla superficie oceanica, alimenterà la già intensa attività convettiva, presente attorno il nucleo centrale della tempesta, avviando al contempo il cosiddetto processo di “autoalimentazione” che viene a sua volta innescato dall’aumento della condensazione che instabilizza l’intera colonna d’aria presente dentro la circolazione ciclonica. L’incremento sensibile della condensazione libera del calore latente farà sprofondare ulteriormente la pressione centrale, all’interno della circolazione depressionaria tropicale, comportando una notevole intensificazione dei venti medi sostenuti attorno la potente circolazione ciclonica. L’energia liberata dalla condensazione del vapore nelle correnti ascendenti causa un ciclo di “autoalimentazione“ continuo che costruisce enormi bande nuvolose spiraliformi, pronte a dare la stura a piogge torrenziali. Muovendosi su un’area con debole “Wind Shear”, sopra acque superficiali particolarmente calde e profonde, “Bruce” ha tutte le potenzialità per evolvere in un insidioso ciclone tropicale di 4^ categoria sulla scala Saffir-Simpson, presentando al proprio interno venti medi sostenuti veramente violenti, capaci di oltrepassare la soglia dei 200-220 km/h.

gl_sst_mmNell’area perturbata, dove agiranno i violenti “venti di sbarramento” del ciclone, il moto ondoso, sollevato dai violenti venti vorticosi prodotti da “Bruce”, solleveranno onde di “mare vivo” veramente imponenti, che raggiungeranno i 7-8 metri di altezza in mezzo all‘oceano Indiano, ma con “Run-Up” localmente superiori. Una parte di queste ondate, molto alte, usciranno dall’area perturbata, spingendosi al di fuori di questa sotto forma di imponenti onde lunghe, alte anche più di 5-6 metri, che si propagheranno in gran parte dell’oceano Indiano meridionale, creando parecchio fastidio alla navigazione marittima. Per fortuna, pur rischiando di divenire un mostro di 4^ categoria, mantenendo questo tipo di traiettoria, continuerà a rimanere relegato in pieno oceano, lontano dalle terre emerse o da arcipelaghi abitati. L’enorme forza centrifuga che lo accompagna sta favorendo lo sviluppo di un occhio centrale perfettamente definito dal cielo sereno, circondato da imponenti nubi torreggianti che si elevano fino all’alta troposfera, sforando oltre i 14-15 km di altezza. Si tratta di bande nuvolose spiraliformi particolarmente compatte e unite fra loro, caratteristica tipica dei cicloni tropicali di 3^ e 4^ categoria della Saffir-Simpson, che danno la stura a precipitazioni di carattere torrenziale, rese orizzontali dai fortissimi venti ciclonici, che superano ormai la soglia dei 190-200 km/h nell’area ristretta attorno l’occhio centrale, dove è presente un minimo barico al suolo da capogiro, stimato al di sotto dei 930 hpa (un valore profondissimo che innesca un “gradiente barico orizzontale“ davvero impressionante ma molto ristretto).

Bruce_Dec_19_2013_0330ZCiò spiega la violenza dei “venti di sbarramento” che raggiungono la massima potenza nell’area distante 50-60 km dall’occhio centrale. Solo ad inizio della prossima settimana il ciclone tornerà a migrare verso latitudini più meridionali, aggirando il bordo orientale dell’anticiclone permanente delle isole Mascarene (l‘alta pressione dinamica dell‘oceano Indiano meridionale), cominciando a transitare sopra acque superficiali molto più fredde che inibiranno l’attività convettiva, indebolendo in modo abbastanza repentino l’intera struttura ciclonica, pronta ad essere declassata in una intensa tempesta tropicale che andrà alla deriva sotto i 35° di latitudine sud, prima di essere agganciata in quota e dissipata dal flusso delle “Westerlies“ australi. Quest’ultime, fra la Vigilia e il giorno di Natale, eroderanno rapidamente il sistema tropicale che verrà prontamente assorbito dentro il flusso perturbato principale delle medie latitudini. Una fine analoga la farà anche “Amara”, l’altro ciclone tropicale in azione sull’oceano Indiano meridionale, Seppure più piccola e meno potente di “Bruce”, il ciclone tropicale “Amara”, muovendosi nel tratto di oceano a nord-est del Madagascar, si è gradualmente intensificata, fino a raggiungere la 3^ categoria della Saffir-Simpson. Al momento “Amara”, pur avendo una struttura vorticosa particolarmente ristretta, presenta venti medi sostenuti davvero violenti, ad oltre i 180-190 km/h. onde capaci di superare i 6-7 metri, ma con “Run-Up” fino a più di 8 metri, all’interno dell’area perturbata, che rimane parecchio ristretta attorno all’occhio centrale del ciclone. La tempesta rimarrà relegata in pieno oceano, a debita distanza dalle terre emerse o da arcipelaghi ad alto tasso abitativo.

Il ciclone tropicale "Amara" durante la fase della sua formazione in mezzo alle acque dell'oceano Indiano meridionale
Il ciclone tropicale “Amara” durante la fase della sua formazione in mezzo alle acque dell’oceano Indiano meridionale

Fra domani e lunedì “Amara” potrà avvicinarsi agli atolli a est del Madagascar, passando con il suo nucleo centrale nel tratto di oceano ad est dell’isola di Mauritius, dove inizierà la sua parabola discendente verso l’oceano Indiano meridionale che lo spingerà sopra acque superficiali sempre più fredde, pronte ad inibire l’attività convettiva, determinando un consistente indebolimento del ciclone tropicale a tempesta tropicale. L’isola di Mauritius verrà fortunatamente risparmiata dalla tempesta che si muoverà in pieno oceano, senza interessarla da vicino. “Amara” dovrebbe dissiparsi sopra le fredde acque superficiali dell’oceano Indiano meridionale prima della giornata di martedì 24, Vigilia di Natale, allorquando i resti della tropical storm verranno agganciati in quota dalle impetuose “Westerlies” delle latitudini temperate, attive sotto i 30° di latitudine sud.

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