“La situazione nella valle della Bekaa e’ terribile. Molte persone stanno morendo a causa di questo clima eccezionalmente rigido. I profughi hanno solo tende e baracche per ripararsi dal gelo e dalla neve”. Lo afferma all’agenzia AsiaNews monsignor Simon Faddoul, presidente di Caritas Lebanon, che sottolinea la drammatica situazione degli oltre 800mila rifugiati siriani accampati nelle aree al confine con la Siria colpite dall’intensa tempesta di neve causata dal ciclone Alexa, che in questi giorni ha provocato alluvioni e tormente in tutto il Medio Oriente. “Insieme ad altre organizzazioni non governative e all’Onu – continua monsignor Faddoul – la Caritas tenta di soccorrere i rifugiati. In queste settimane abbiamo distribuito migliaia di coperte, materassi, stufe a kerosene, vestiti invernali, teloni di plastica e buoni carburante, nella speranza di scongiurare il peggio, ma i nostri sforzi non sono
sufficienti. L’esodo e’ quotidiano, il numero delle persone che varcano ogni giorni i confini e’ ormai incalcolabile”. Il sacerdote lancia un appello ai Paesi occidentali e a tutti i cristiani invitandoli a inviare aiuti e denaro per la popolazione siriana. Nella sola valle della Bekaa vi sono circa 430 insediamenti improvvisati. Le famiglie piu’ “attrezzate” hanno costruito i loro ripari con tavole di legno, sacchi di iuta e lamiere, divenuti ormai un bene di lusso. Gli ultimi arrivati tentano di trovare rifugio nei ripari di altri gruppi familiari, ma le baracche sono piccole e le famiglie numerose. Per molte persone l’unica alternativa e’ dormire in tende realizzate con teloni di plastica e costruite alla meno peggio con cartone, copertoni e altri rifiuti. Per monsignor Faddoul l’inverno di quest’anno ha trasformato la gia’ grave situazione umanitaria dei rifugiati in una catastrofe: “Molte madri tentano di scaldare i propri figli accendendo
dei falo’ all’interno delle baracche, con un alto rischio di incendi. L’ultimo e’ avvenuto proprio nella notte in un campo situato nel sud del Libano. Il rogo causato da un piccolo falo’ si e’ propagato per tutto l’insediamento uccidendo un bambino di un anno e facendo diversi di feriti. Tali incidenti possono accadere ogni giorno”. Il sacerdote sottolinea che a una “emergenza del genere si puo’ rispondere solo con la carita’, donando aiuti e ricordando, soprattutto nel periodo natalizio, il destino di centinaia di migliaia di persone che in questi tre anni hanno perso i loro familiari, la loro casa e ora rischiano di morire per il freddo e la fame”. Nonostante la grave situazione molte famiglie di profughi, cristiani e musulmani, preparano al Natale. Nei prossimi giorni la Caritas organizzera’ alcune iniziative per i bambini residenti nei campi profughi. “Stiamo preparando con i nostri volontari – spiega monsignor Faddoul – dei giochi e canti natalizi per portare un po’ di speranza e gioia, almeno fra i piu’ piccoli”.