Sono passati esattamente 45 giorni da quel fatidico 18 novembre 2013, quando mezza Sardegna fu devastata dalla terribile alluvione che tutti abbiamo imparato a conoscere. Il nostro inviato sull’isola, il geologo Giampiero Petrucci, ha intervistato Davide Boneddu, il Presidente Regionale dei Geologi, sulla situazione attuale dei danni e dei progetti da realizzare per la messa in sicurezza di territorio e cittadini.
Presidente Boneddu, a 45 giorni dalla catastrofe quale è la situazione generale del territorio alluvionato?
“Ancora problematica, in particolare per due aspetti. Il primo, le attività produttive, soprattutto aziende agricole ma anche piccole industrie ed artigiani. Il secondo, le infrastrutture, in particolare strade e ponti. Per il ritorno alla normalità si prevedono tempi medio-lunghi, stimabili in almeno due anni soprattutto per la viabilità. Proprio per questo, per accelerare i tempi della ricostruzione e ridurre i costi, si dovrebbe operare, come già richiesto, fuori dal patto di stabilità non solo per i finanziamenti dell’emergenza diretta ma anche per quelli della ricostruzione i quali attualmente ricadono invece al di fuori del patto stesso”

Il ponte di Oloè, sulla strada che collega Oliena a Dorgali, dove ha perso la vita il poliziotto Luca Tanzi durante l’alluvione del 18 novembre 2013. L’acqua ha divelto la gabbionata sulla sponda sinistra dell’alveo, provocando il cedimento del manto stradale. A 45 giorni dal tragico evento, i lavori di ripristino non sono ancora iniziati, con gravi conseguenze sui trasporti e l’economia locali (foto di G. Petrucci)
In concreto quale è allora la priorità?
“Partire subito con la ricostruzione della rete viaria e delle infrastrutture in genere. Non dobbiamo dimenticare che sull’isola la stagione turistica inizierà fra tre mesi, già intorno a Pasqua. Si devono immediatamente scegliere le opere prioritarie da ricostruire per favorire economia e turismo”
E dal punto di vista dell’informazione ai cittadini cosa si può fare?
“Sono assolutamente convinto che la migliore azione di Protezione Civile sia partire dalla scuole, utilizzandole come perni su cui impostare una campagna tesa a rendere consapevoli i cittadini su cosa si deve fare e, soprattutto, non fare in caso di calamità naturali. Il cittadino deve sapere come comportarsi perché altrimenti, come già accaduto in diversi casi, corre il rischio di intralciare i soccorsi o addirittura inficiare la programmazione ed i piani di emergenza. In questo senso il nostro Ordine Regionale ha già operato attivamente, istituendo il premio “Gianluca Panetto”, intitolato ad un nostro Vice Presidente prematuramente scomparso, nelle Scuole Medie di Isili e Nurallao. Questi Comuni hanno visto svilupparsi negli ultimi anni incendi di grandi dimensioni i quali hanno aumentato il dissesto idrogeologico, anche potenziale, di queste aree. L’obiettivo di questo premio pone al centro proprio il territorio, immaginato dagli alunni totalmente ripristinato, secondo i loro desideri, in un modo consapevole e responsabile”

La forza del fiume Cedrino, nei pressi di Oliena, in località Sa Trave, ha completamente distrutto un’antica passerella in cemento che collegava le sponde. Numerosi detriti, anche metallici e di grosse dimensioni, sono ancora presenti nell’alveo. La mancata pulizia degli alvei, complici alcune norme restrittive che vietano perfino il taglio delle canne e l’ingombro provocato da questi detriti, potrebbero generare ulteriori danni in caso di nuove piene (foto di G. Petrucci)
Un’iniziativa lodevole. Anche perché il territorio sardo non versa in buone condizioni
“Certo che no. Noi abbiamo più volte denunciato la situazione. Ma non lo diciamo noi, lo dicono i dati e le mappe del PAI (Piano di Assetto Idrogeologico, ndr). In ben 300 Comuni sardi, circa gli 8/10 del territorio, si ritrovano aree ad elevato rischio idrogeologico. 280 kmq è la superficie a rischio esondazione e 150 kmq ricadono nel cosiddetto campo HI4 ovvero sono a massima pericolosità. Non finisce qui: 128 aree urbane si trovano all’interno di zone a pertinenza fluviale e dunque risultano maggiormente vulnerabili”
Numeri che parlano da soli. Quali dovrebbero essere allora gli auspici e le priorità per il nuovo anno?
“Dobbiamo concretizzare l’iniziativa dei geologi volontari di cui MeteoWeb ha già più volte parlato. I nostri geologi stanno operando sul territorio in maniera del tutto volontaria e gratuita, a supporto della Protezione Civile. Siamo convinti che dalle risultanze del lavoro sul campo possano emergere elementi utili ed imprescindibili per la salvaguardia del territorio ed una migliore pianificazione urbanistica. I primi dati sono incoraggianti e questo fa ben sperare. Stiamo ipotizzando, in accordo con l’Ordine Nazionale dei Geologi ed il Presidente Graziano, di trasferire questa iniziativa, la prima in assoluto nel nostro paese, al resto d’Italia: il nostro lavoro può diventare un progetto-pilota, una specie di road-map in più punti, il cui obiettivo finale può essere certamente rappresentato da un più efficace controllo del territorio in caso di forti precipitazioni. Non è facile ma ci proveremo con tutte le nostre forze, sperando che finalmente le istituzioni rispondano, come noi, alla chiamata”.