Taranto ha voglia di vivere, di cancellare il marchio impresso a fuoco di città dei tumori, dovuto alla barbarica industrializzazione dell’Ilva… un registro di morti che si espande sempre più, così come le nubi nere che salgono funestamente nel cielo e il rosso dell’amianto lungo il guardrail. Le origini di Taranto si perdono nella notte dei tempi. La tradizione vuole che, 12 secoli prima della nascita di Roma, Taras, figlio di Nettuno, abbia costruito la città, che prese il suo nome. Pochi decenni dopo la fondazione di Roma, intorno al 706 a.C. , presso Taras sbarcò una colonia di Spartani, provenienti dalla Laconia che, sotto il comando del valoroso Falanto, presero d’assalto la città e la conquistarono. Falanto, signore di Taranto, la governò saggiamente, facendola ingrandire e fortificandola.
Dopo la sua morte, i Tarantini consolidarono i primati raggiunti, stringendo alleanze con i popoli vicini, rafforzando le industrie e i commerci, non trascurando le arti. In meno di due secoli, Taranto divenne grandissima e potente. Nel V secolo a.C. aveva esteso il suo dominio su tutta la Lucania. Ricostruita dopo una disastrosa guerra contro Messapi e Iapigi, l’ordinamento fu trasformato da oligarchico in democratico. La prima guerra contro Roma scoppiò quando un gruppo di Tarantini affondò alcune navi romane che, violando i trattati, si aggiravano nel golfo. I Tarantini chiamarono in aiuto Pirro che, dall’Epiro, accorse col suo enorme esercito costituito da 23.000 fanti, 4.000 cavalli e 50 elefanti; ma purtroppo, dopo un inizio vittorioso, Pirro fu costretto a ritirarsi e i Romani imposero la loro alleanza e un presidio nella Rocca. La seconda guerra contro Roma fu combattuta ai tempi di Annibale, con cui i Tarantini si allearono e, dopo un’aspra lotta sul mare, Taranto ottenne un successo effimero. Nel 202 a.C., assediata da Quinto Fabio Massimo, la città cadde definitivamente. Durante l’epoca romana, Taranto trascorse un periodo tranquillo, diventando la città-rifugio di molti romani che, stanchi delle lotte civili e della vita dell’Urbe, cercavano riposo e serenità; mentre, con la caduta di Roma e l’avvento del Cristianesimo, Taranto divenne una delle prime città ad abbracciare la nuova fede e vi predicarono San Pietro e San Marco, in viaggio per Roma.
Basta camminare per la città, per scoprire l’immensa bellezza di una delle colonie che i Greci iniziarono a fondare a partire dall’VIII sec. a.C., che si estendevano lungo le coste dell’Italia meridionale, dalla Puglia fino alla Campania, con qualche centro in Sicilia: oltre a Taranto, Cuma, Metaponto, Sibari, Crotone, Reggio, Paestum e Napoli erano i principali centri di questa grande area colonizzata. In queste colonie, definitivamente sottomesse dai Romani, fiorirono commerci, agricoltura e artigianato. La filosofia, la letteratura, l’arte del mondo greco influenzarono in maniera evidente le attività artistiche e culturali di queste colonie, che diedero vita ad espressioni raffinate: fiorente era la produzione di ceramiche e della bronzistica e la raffinatezza dell’architettura locale. Taranto, nel periodo di massimo splendore dell’oreficeria della Magna Grecia, divenne il principale centro di produzione orafa e noi conosciamo l’oreficeria ellenistica attraverso i ritrovamenti archeologici effettuati nelle tombe della città. Si tratta di corredi funebri estremamente ricchi ed anche nelle tombe più modeste si trovavano un gran numero di orecchini, accompagnati, nelle tombe più sontuose, da diademi, corone, collane, uno o due anelli. Taranto è una città intorno a cui aleggiano tante leggende: le sirene appollaiate sul lungo mare, realizzate dallo scultore Francesco Trani in cemento marino, per sfidare l’azione corrosiva dell’acqua e della salsedine, non solo seducevano i naviganti con canti e guizzi di pinna, ma sono le protagoniste della tormentata storia d’amore di una giovane coppia di sposi: lei, bellissima, corteggiata da un benestante tarantino che, approfittando dell’assenza lavorativa del marito della fanciulla, un aitante pescatore, riesce un bel giorno a sedurla,. Il marito, tradito, la spinge in alto mare per vendicarsi e solo il tempestivo intervento delle sirene, riesce a sottrarre la giovane da morte certa. Le sirene, per via della sua incommensurabile bellezza, la incoronano regina col nome di Skuma (Schiuma), in quanto è stata portata dalle onde.
Taranto va assaporata tutta, fino in fondo. Arroccata su un’isola che si riallaccia alla città nuova tramite il maestoso Ponte Girevole, simbolo della città, si trova Taranto Vecchia che, guardata dal mare, soprattutto di sera, ha un fascino particolare, che diviene sempre più forte addentrandosi nel cuore antico, tra vicoli strettissimi e luminose piazzette. Come simbolo di un passato lontano e glorioso: due colonne doriche, situate di fronte al Castello Aragonese…i pochi resti che testimoniano l’esistenza di un antico tempio greco a Taranto. Si trattava di un tempio dorico, accanto all’attuale Palazzo del Comune, che è stato di sicuro il tempio più antico della Magna Grecia ed è purtroppo l’unico luogo di culto greco ancora visibile dal borgo antico della città. Verso la fine dell’800’, l’archeologo Luigi Viola, studiò i resti del tempio, che ritenne essere dedicato al culto di Poseidone; mentre, secondo altri studiosi, era dedicato ad una divinità femminile come Artemide, Persefone o Hera. Alcuni studi fanno supporre che il tempio avesse il fronte rivolto verso il Canale Navigabile e che fosse costituito da 6 colonne sui lati corti e da 13 sui lati lunghi. Nel X secolo, i resti del tempio furono utilizzati come luogo di culto dai Cristiani, mentre nel XIV secolo, l’area venne occupata da piccole attività produttive legate alla lavorazione dell’argilla.
Oggi, queste colonne in carparo locale si erigono ancora maestose per ricordare l’importanza e la storia millenaria della città di Taranto; una storia raccontata attraverso le raccolte del Museo Nazionale Archeologico della città. Attraverso vasi, statue, ritratti, mosaici, gioielli e terracotte, iscrizioni e monete, frammenti di affreschi e resti di architetture, viene descritto un lungo periodo di tempo che va dal V millennio a.C., passando per la polis greca anche nei suoi rapporti con il mondo indigeno, fino ad approdare alla città romana e poi a quella bizantina e altomedievale. Taranto, definita “la città dei due mari”, in quanto bagnata dal Mar Grande e dal Mar Piccolo, ha un’importanza strategica dal punto di vista commerciale e militare, basti pensare ai suoi porti che hanno sempre ospitato le navi della Marina Militare e di quella Mercantile; Taranto incanta i suoi visitatori con la Cattedrale di origine romanica dedicata a S.Cataldo, il Duomo, la Chiesa di San Cataldo, la Villa Peripato, il Castello Aragonese; lascia a bocca aperta i turisti con i suoi vicoli, archi, logge, scalinate con pittoreschi scenari marini. Taranto è la città pugliese che più subì l’influsso della Magna Grecia, in cui più di tutte fiorirono con prodigioso rigoglio arte, scienza, architettura e filosofia. Per tutti questi motivi e per molteplici ancora, Taranto, oggi più che mai, ha voglia di vivere!