Michael Reynolds è il padre della Biotecture, una particolare tipologia di architettura che ruota attorno ad un concetto portante: quello di ecosostenibilità. Michael inizia il suo progetto ecosostenibile nel 1969, subito dopo essersi laureato in Architettura presso l’Università di Cincinnati, discutendo una tesi sulle costruzioni effettuate con materiali anticonvenzionali.
La Thumb House rappresenta uno dei suoi primi progetti in stile “Biotecture”, ultimato nel 1972, utilizzando bottiglie di birra, uno strato di malta e uno di intonaco overlay, dando origine al termine “Earthship Biotecture”, termine chiave per identificare le sue bellissime creazioni, fonte di ispirazione per molti artisti nel mondo. Ma Reynolds ha continuato a migliorare il suo progetto con i pannelli solari e il riscaldamento geotermico delle mura, fino a che, nel 1980, quando famosi attori americani gli commissionarono case, divenne noto come “Green Hero”, pubblicando 5 libri sull’architettura ecosostenibile , in particolare sullo stile “Earthship”. Le case “Earthship”, meglio note come “navi della terra”, consentono uno scambio continuo con la natura e l’ambiente circostante, sono realizzate con materie prime naturali, in terra, paglia, sabbia, legno, e con materiali riciclati di origine industriale , come lattine di alluminio, pneumatici e bottiglie in vetro. Sono autosufficienti e indipendenti, non necessitano di riscaldamento, che avviene al loro interno grazie all’energia solare, né di raffrescamento, che avviene tramite la traspirazione per mezzo della terra.
Le murature continue seminterrate sono fatte con pneumatici riempiti di sabbia, rivestiti con un intonaco di terra cruda, sono dotate di isolanti termici per proteggere le pareti più esposte, di vetri che formano serre solari per trattenere il calore quando colpiti dai raggi solari. I tetti delle abitazioni sono conformati in modo da convogliare l’acqua piovana nelle cisterne di accumulo, dalle quali viene riutilizzata per usi alimentari e sanitari, per irrigare le piante delle serre, dove avviene anche la fitodepurazione per l’accumulo in fossa settica o fogna esterna. Le Earthships si integrano perfettamente con l’uomo e con l’ambiente circostante. Ma i problemi non stentano ad arrivare e le lamentele arrivano proprio da chi ha deciso di vivere in questo tipo di case, che sostengono la non sicurezza e la non garanzia di un buon livello di confort. Il Consiglio di Stato degli architetti del New Messico, toglie la licenza a Reynolds che, tenace, dopo 17 anni riconquista il titolo e le licenze necessarie per costruire le sue Earthships.
Nel 2004 , lo Tsunami colpisce le coste dell’India e dell’Indonesia; su 35.000 abitanti, soli 7.000 sono i sopravvissuti. Michael e la sua squadra si mettono all’opera, insieme a tutta la popolazione, donne e bimbi compresi, per aiutarli a costruire nuove case: nasce Phoenix, un’abitazione al 100% ecosostenibile fatta con bambù, terra, cemento, bottiglie di vetro, plastica e pneumatici. Si tratta di case in grado di resistere ad un terremoto corrispondente al nono grado della scala Richter e alle devastanti onde dello Tsunami, abitazioni che accumulano il calore solare d’inverno e sono dotate di un ingegnoso sistema di ventilazione in estate; in l’acqua piovana viene raccolta, depurata e usata per le necessità dell’orto integrato all’abitazione, mentre le acque reflue sono gestite autonomamente da ogni famiglia, che le ricicla, sfruttandole per le piante, per lo sciacquone. Un concetto di casa, questo, potenzialmente rivoluzionario. Sono case “possibili”, ma anche auspicabili per azzerare l’impatto delle costruzioni sull’ambiente e per fronteggiare la scarsità delle risorse energetiche, ripensando il mondo di abitare, in linea con i diversi eventi naturali.