Varrebbe almeno 30 miliardi di euro il business delle bonifiche in Italia. Ben 100 mila ettari di territorio inquinato (39 Siti di interesse nazionale chiamati anche Sin), aspettano una riqualificazione ambientale, oltre a 6 mila aree contaminate di interesse regionale. Questa la fotografia scattata da Legambiente nel rapporto “Bonifiche dei siti inquinati: chimera o realtà?”, presentato alla Camera oggi.
La storia raccontata dall’associazione parla di “ritardi, inchieste giudiziarie e commissariamenti”, tanto che “il risanamento in Italia sembra fermo a 10 anni fa, nonostante i drammatici effetti sulla salute” che in diverse zone mettono in pericolo la popolazione, “da Taranto a Crotone, da Gela e Priolo a Marghera, passando per la Terra dei fuochi”.
Legambiente ha presentato una decina di proposte come, per esempio, “garantire maggiore trasparenza sul Programma nazionale di bonifica, stabilizzare la normativa italiana, istituire un Fondo nazionale per le bonifiche dei siti, sostenere l’epidemiologia ambientale per una reale prevenzione, stop ai commissariamenti, potenziare i controlli ambientali pubblici, introdurre il reato ambientale nel codice penale, applicare il principio ‘chi inquina paga’ per il mondo industriale, ridimensionare il ruolo della Sogesid (società pubblica attiva sulla gran parte dei Sin) affinché il ministero e gli altri enti di supporto riprendano appieno le loro competenze”.
“Le bonifiche sono una priorità”, su cui molto si è fatto “in questi mesi” e su cui ”si sta accelerando” ha detto il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando che ha toccato tutte le questioni più importanti relative ai Siti di interesse nazionale (Sin), “da Porto Marghera a Priolo”, fino alla Terra dei fuochi, evocando il “recupero di una forte regia pubblica” per “il rafforzamento della struttura” in modo tale che “faccia fino in fondo il suo ruolo”.
In molti casi le bonifiche restano al palo per anni, con effetti sull’ambiente evidenti, ma anche sull’occupazione, perché lasciano nell’immobolismo tanti tecnici che potrebbero lavorare nel settore, dai geologi ai biologi, passando per altre categorie.