L’Italia meridionale è piena di reliquie e Santi portati in spalla per le vie delle città e, in proposito, quale miglior occasione della Festa di San Ciro per assaporare la bellezza dell’antico borgo pugliese di Grottaglie?! Il nome richiama l’elemento caratteristico della città, territorio in cui si aprono gravine e lame sui fianchi delle quali sono state scavate molte grotte; infatti Grottaglie, in dialetto “Li Vurtàgghij”, deriva dal latino “Cryptae aliae “( diverse, molte grotte). Il territorio grottagliese è stato abitato dall’uomo fin dalle epoche più remote: in alcune contrade (Bucito, Coluccio, Lonoce) sono stati rinvenuti strumenti in pietra rozzamente lavorati, schegge e residui di lavorazione, appartenenti al Paleolitico, cioè al periodo della Pietra Antica.
Tra le produzioni dell’artigianato pugliese primeggia, nei secoli, un po’ in tutta la Puglia, la lavorazione della terracotta, che a Grottaglie occupa un intero quartiere, il Quartiere delle Ceramiche (Camenn’ri), con oltre 50 botteghe, studi d’arte e due rassegne annuali di un certo interesse: la Mostra della Ceramica ad Agosto e la Mostra del Presepe a Dicembre. Il 30 e il 31 Gennaio a Grottaglie è Festa Grande: si festeggia San Ciro, Medico, Eremita e Martire, Compatrono della città stessa insieme al grottagliese S.Francesco De Geronimo e la popolazione si riunisce, legata da un forte spirito di devozione, da un’estrema gioia e da assoluta religiosità. S.Ciro nacque ad Alessandria d’Egitto, nel III secolo a.C., nella città in cui vi era la scuola di Medicina presso cui aveva studiato Galeno. S.Ciro, come racconta San Sofronio, era un medico valente, che gestiva una sorta di ambulatorio dove curava soprattutto i poveri. Per lui l’attività medica era un’occasione per avvicinare le persone, prendendosi cura dei mali fisici, entrando in dialogo profondo con gli uomini, diffondendo i contenuti della fede cristiana, ispirando ravvedimenti personali e conversioni. Nel 299 d.C., i medici di Alessandria, cui vennero mescolati i negromanti, vennero accusati di stregoneria e di cospirare contro l’imperatore romano Diocleziano e tutti i trattati di medicina esistenti all’epoca vennero dati alle fiamme.
S.Ciro fu costretto a lasciare la città, ritirandosi in Arabia, dedito alla vita eremitica di preghiera e penitenza, nella più completa solitudine. Il suo primo discepolo fu S.Giovanni di Edessa che, abbandonati gli onori della carriera militare, lo seguì nel deserto, restando con lui 4 anni. Nel 303 d.C, Diocleziano emanò un editto di persecuzione contro i Cristiani ed ebbe inizio un periodo rimasto tragicamente noto come l’Era dei Martiri. Ciro e Giovanni lasciarono l’eremo e si portarono a Canopo per confortare una madre, Atanasia, e le sue 3 figlie, Teatista, Teodota ed Eudosia, condannate al martirio per non aver voluto abiurare la fede cristiana, sacrificando agli dei. Ciro e Giovanni furono catturati e torturati davanti agli occhi inorriditi delle quattro donne, che vennero trucidate. Il 31 gennaio del 303 d.C. San Ciro, dopo indicibili torture, veniva messo a morte mediante decapitazione, dopo essere stato calato in una caldaia di pece bollente e con lui, il suo discepolo Giovanni. Il suo corpo, prima custodito a Roma, fu poi traslato al Gesù Nuovo di Napoli, città in cui il culto dei due martiri esisteva da tempo immemorabile.
A Grottaglie, il culto di S.Ciro è stato introdotto dal Santo concittadino Francesco De Geronimo nel 1707, quando questi tornò al Paese natio dopo una missione di 40 anni al Gesù Nuovo di Napoli e i Grottagliesi si innamorarono di questo martire egiziano che ancora oggi viene celebrato con commovente devozione, ricordandone il martirio il 30 gennaio, con l’accensione della pira, una grande catasta di legna detta in dialetto grottagliese “Foc’ra”; celebrandone il dies natalis il 31 gennaio, portando il simulacro del Santo in processione per le vie della città, sotto gli occhi di migliaia di fedeli accorsi alla festa di “Santu Ggiru”…un richiamo irresistibile per gli emigranti che li porta a tornare a casa da qualunque parte del mondo si trovino per questa data.
E’ la quattrocentesca Collegiata dedicata a Maria SS.ma Annunziata, la cosiddetta Chiesa Madre di Grottaglie, il fulcro della grande festa, è qui che il 31 gennaio il simulacro del Santo varca la soglia ed esce in una lunga processione con molti fedeli scalzi, è qui che la statua del Santo viene custodita per 15 giorni, prima di far ritorno ai Paolotti. S. Ciro è talmente caro ai grottagliesi, che essi si rivolgono a lui nelle infermità fisiche e mentali, nelle sventure, nelle calamità, è a lui che rivolgono voti e preghiere. Ma perché S.Ciro è così tanto amato? Perché tutti si commuovono al cospetto della sua statua lignea con gli occhi così espressivi rivolti al cielo, capaci di colpire dritti al cuore di ogni devoto? Perché egli è il prezioso dono d’affetto lasciato da S. Francesco De Geronimo ai suoi concittadini. Fra le reliquie che S. Francesco portò da Napoli, una è racchiusa nel busto di S. Ciro presso le Clarisse, nella Chiesa di Santa Chiara, un’altra è nella teca che viene portata in processione il giorno della festa e un’altra ancora Francesco la portava sempre con sé. Il Santo missionario Gesuita, noto per le sue infaticabili missioni popolari per tutto il Regno di Napoli, non poteva non far conoscere ai Grottagliesi il tanto grande eremita egiziano, invitandoli a porsi sotto la sua celeste protezione.