E’ vero che ancora rimane aperta la finestra di Febbraio per l’avvento di significative ondate di freddo, sia d’estrazione artico marittima che di stampo più continentale. Un po’ di aria fredda nei prossimi giorni verrà finalmente a farci visita, riportando i termometri su valori decisamente più consoni per il mese di Gennaio. Ma finora l’inverno 2013/2014 è stato abbasta monotono e deludenti per gli appassionati del freddo e della neve a bassa quota. Dati alla mano possiamo dire che l’inverno, giunto al suo primo giro di boa, ha già “bucato” i giorni tradizionalmente più freddi dell’anno per le medie termiche nazionali. Difatti, analizzando i dati statistici sulle temperature medie nazionali, il periodo compreso fra il 6 e il 20 di Gennaio risulta tradizionalmente quello più freddo dell’anno, in cui, con maggiore facilità, si raggiungono i cosiddetti “picchi di freddo”. Ma quest’anno l’appuntamento è stato mancato, eppure di netto, visto che da Novembre, l’andamento del campo termico sull’Italia presenta marcate anomalie positive, frutto delle frequenti avvezioni calde, di aria sub-tropicale, che a più riprese hanno investito la penisola, facendo schizzare i termometri su valori di oltre i +5°C +6°C rispetto alle tradizionali medie del periodo.
La grande anomalia ha riguardato le precipitazioni, che sono risultate davvero molto consistenti sulle regioni centro-settentrionali, nel periodo compreso fra Dicembre e la seconda decade di Gennaio, con ingenti surplus pluviometrici in diverse aree di Piemonte, Liguria e alta Toscana. Lo possiamo definire un inverno mite, ma molto piovoso. Certo, ancora è del tutto prematuro parlare di un inverno eccezionalmente mite, con valori termici del tutto anomali per una stagione invernale che non è mai riuscita a decollare nella fascia mediterranea. Ma il quadro barico che nelle prossime settimane si presenterà sull’area euro-atlantica purtroppo lascia presagire che, almeno fino alla prima decade di Febbraio, l’aria gelida proveniente dalle latitudini polari difficilmente riuscirà a versarsi sul bacino centrale del Mediterraneo, dando luogo alle intense ondate di freddo che caratterizzano questo periodo dell’anno, con tempo instabile, frequenti nevicate fino a bassa quota, se non addirittura al piano nel caso di invasioni di masse d’aria molto gelide e pesanti, in sfondamento da NE o E-NE (con le cosiddette “retrogressioni” gelide di matrice scandinava o russa).
Pertanto, nelle prossime settimane, dovremo ancora fare i conti con un flusso perturbato piuttosto intenso, che scorrerà a gran velocità sull’area atlantica, intorno al 50° parallelo nord, con ondulazioni (“onde di Rossby”) a tratti marcate, ma che verranno prontamente tagliate dai poderosi “Jet Streaks” (massimi di velocità del “getto polare”, veri e propri fiumi d’aria che scorrono ad altissima velocità nell’alta troposfera) che si attiveranno fra il Pacifico settentrionale, il nord America e l’Atlantico settentrionale, a seguito dell’inasprimento del “gradiente di geopotenziale” e del “gradiente termico” tra le latitudini artiche e l’area temperata. In particolare sull’Asia orientale, cosi come sul Canada centro-orientale, nei prossimi giorni, a causa del frazionamento del vortice polare in due grandi “lobi” secondari (con elevata vorticità positiva in quota) posizionati fra la Siberia orientale e l’Arcipelago Artico canadese, s’instaureranno delle vaste aree con valori di geopotenziali in quota estremamente bassi, in grado di produrre dei formidabili “gradienti di geopotenziale” che alimenteranno ulteriormente il ramo principale del “getto polare”, imprimendogli forza e velocità. Questo forte “gradiente di geopotenziale” in quota, che si verrà ad innescare fra i territori della Siberia orientale e la Cina centrale, produrrà possenti “Jet Streaks” che dal Pacifico occidentale, con massimi di velocità di oltre i 290-300 km/h alla quota di 250 hpa, si spingeranno molto velocemente sopra i cieli del Canada e degli USA settentrionali, prima di versarsi sull’Atlantico occidentale, inibendo le spinte meridiane dell’anticiclone delle Azzorre.
In sostanza, la presenza di un “getto polare” molto forte, rinvigorito da questi “gradienti di geopotenziale” attivi fra l’Asia orientale ed il nord America, con intensi “Jet Streaks” che si distribuiranno fra il Pacifico settentrionale e l’Atlantico orientale, fino alle porte dell’Europa occidentale, inibirà lo sviluppo di onde troposferiche vigorose e ben strutturate, capaci di ergersi fino alle latitudini artiche, intaccando dall’interno la figura del vortice polare troposferico, favorendo uno “split” completo di quest’ultimo. In tale contesto di elevata zonalita le masse d’aria molto gelide, d’estrazione artica, rimarranno confinate fra l’altopiano della Siberia orientale (Jacuzia), dove rimarrà attivo un invasivo “lobo” siberiano del vortice polare, e l’area canadese, dove insisterà il “lobo” canadese, che presenterà un profondo minimo di geopotenziale alla quota di 500 hpa, responsabile del netto rinvigorimento del ramo principale del “getto polare” che esce dal continente nord americano. Fin quando persisterà questa anomalia di geopotenziali estremamente bassi sull’area canadese sull’Atlantico il flusso perturbato principale scorrerà assumendo una marcata componente zonale che penetrerà fin sull’Europa orientale, dove le umide e miti correnti oceaniche scorreranno al di sopra della masse d’aria gelide appena depositate nei bassi strati dalla recente avvezione fredda scivolata fra l’Ucraina e le Repubbliche Baltiche. La porta delle umide e piovose perturbazioni atlantiche rimarrà spalancata per svariate settimane, tanto che l’Italia, più che a neve e freddo, dovrà prepararsi ad affrontare nuovi fase perturbate, con intense precipitazioni sulle regioni settentrionali e i settori tirrenici, accompagnate da venti burrascosi e da un clima sostanzialmente mite per il periodo.